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martedì 2 luglio 2013
martedì 11 giugno 2013
Emozioni a Terra del Sole (ebook)
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Da Wikipedia. Una città con un preciso atto di nascita[modifica | modifica wikitesto]
« Ilustrissimo et Eccellentissimo Signor Principe avevamo fatto quanto volevamo fare circa al disegno della terra daffarsi e così commandai uno schizzo di tutto e alli 8 di dicembre che fu venerdì e fu il giorno della Madonna disegno con zappa e pala atorno alli bordi ... per tutto el sito della detta terra con solenne processione cò tutto il clero soldati delle bande Compagnia di battuti e missa cantata con guastar d'archibusi così etanto come dal provveditor sarà avvisato più particolarmente et così fu cosa bella sicondo loppenione del vulgo ... »
(Missiva di Giovanni Camerini; Castrocaro, 20 dicembre.)
L'8 dicembre 1564, giorno dell'Immacolata Concezione, nel territorio “ultimo“ del Granducato di Toscana in Romagna, venne celebrato un importante rituale liturgico con lo scopo di accompagnare e benedire la fondazione della città fortezza di Terra del Sole: sarebbe sorta in un luogo che per natura pareva ostile ad un insediamento urbano (qui il fiume Montone creava frequenti alluvioni) e di difficile gestione amministrativa (qui vigeva la legge del banditismo). La prima pietra fu posata da Antonio Giannotti, vescovo diForlì.[1]
« Ricordo come alli 8 di dicembre 1564 si cominciò a fabricare la nova Terra del Sole con processione et messa solenne in detto loco, sendo Comissario Geri Resaliti... »
(Relazione del Patrizio fiorentino Corbizio Corbizi.)
« Ilustrissimo et Eccellentissimo Signor Principe ... per la mattina della Concezione a hore 18 ci partiamo di Castrocaro con la processione di preti, frati et Compagnie et il Comessario et il Capitano Marcantonio con la banda di questo loco in ordinanza e con loro marraiolj comandati di questa comunità di Castrocaro tutti con buono ordine et arrivamo al sito … alla nuova fabrica del Castello del Sole et cominciando da Porta fiorentina ... et si andò baluardo per baluardo facendovi la prevista cerimonia e di poi si celebra missa solenne col Spirito santo a honor di Dio, di Maria Vergine e di tutta la celeste corte e della santissima Misericordia et noi videmmo dar signo di allagrezza sino al tempo quando il giorno avanti a quel dì medesimo fu nebbia grandissima e in quel punto quando arrivammo in sul luogo si allegrò il tempo così il sole va diffondere il suo lume quanto sin tanto che fu celebrata la messa e poi tornò la nebbia in suo ristar, e detta la messa il Sig.re Comissario in nomine di V. (vostra) I. (illustrissima) E. (eminenza) misse la prima fitta di vanga ... »
(Provveditore Lorenzo Perini, 1564.)
Durante il rito si manifesta un avvenimento meteorologico particolare: dopo giorni di nebbia fittissima, mentre si celebra la messa il cielo si apre ed il sole illumina il luogo in cui si sarebbe costruita la città, per richiudersi a cerimonia conclusa.
Questo episodio fu interpretato come segno di augurio e contribuì grandemente ad avvolgere la nascita di Terra del Sole in un'aura di leggenda ed a rafforzare l'identificazione tra la figura di Cosimo I de' Medici e la simbologia del sole, segno di quell'ordine e di quella razionalità che l'etimo del nome proprio del Duca intendeva celebrare.
« La fondazione della piccola città riassume, già nel nome, le principali tematiche urbanistiche e simboliche legate a riti e tradizioni millenaristiche. Anche senza bisogno di sottolineare le ascendenze bibliche ed egizie, questi significati erano stati concretamente riproposti, all'inizio del quattrocento, dalla Città del Sole degli Ussiti, e saranno poi ulteriormente esaltati nella celebre opera diTommaso Campanella. »
(E. Giudoni; vedi bibliografia.)
Cosimo I de' Medici, autore della città fortezza[modifica | modifica wikitesto]
Terra del Sole fu voluta da Cosimo I de' Medici, primo Granduca di Toscana (1519-1574), figlio del Capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere, nato da Caterina Sforza, Signora di Forlì, sposata in terze nozze con Giovanni de' Medici detto "Il Popolano". Fu lo stesso Granduca, recatosi in questi estremi confini del suo Stato, a "designare" il luogo della nuova città fortezza e ad assegnarle il nome. Già in data 1º febbraio 1564 si preoccupava di far misurare e stimare i terreni "interpresi nella nuova fabbrica della Terra del Sole". Il computo, in misure romagnole, fu di "tornature 44, pertiche 2, piedi 7". In una memoria olografa del Capitano di Castrocaro Corbizio II Corbizi si trova registrato un preciso atto di nascita della nuova città fortezza: "Ricordo come alli 8 di decembre 1564 si cominciò a fabbricare la nova Terra del Sole con processione e messa solenne in detto loco sendo Comissario Geri Resaliti"
La decisione di costruire ex novo una città fortificata nell'enclave romagnola rientrava in una precisa politica di difesa dei confini del Granducato di Toscana.
Terra del Sole, secondo le intenzioni di Cosimo I sarebbe dovuta diventare la nuova sede prestigiosa degli “uffizi” medicei nella Romagna Toscana, una struttura urbana che doveva assolvere a funzioni amministrative, giudiziarie, militari, religiose e commerciali.
Cosimo I de' Medici nell'ideare la costruzione del nuovo insediamento romagnolo si avvalse della sua esperienza di soldato e di principe. Cosimo I conosceva la storia dell'ingegneria militare, sapeva del castrum romano ed apprezzava i modelli di fortezza bastionata, distingueva le strutture belliche studiate per le balestre e l'arma bianca da quelle dove la difesa e l'offesa si fondavano sull'artiglieria. Per questo, Baldassarre Lanci, Giovanni Camerini, Bernardo Buontalenti e Simone Genga, artisti e architetti di fiducia della Corte di Cosimo I, eseguirono gli ordini del Principe.
Una fortificazione al passo coi tempi[modifica | modifica wikitesto]
Il castello mediceo
"Terra del Sole può essere considerata con Palmanova come la più compiuta espressione della nuova modellistica urbana che si impone in Italia nel cinquecento, per diretta influenza delle teorizzazioni e delle concrete esperienze degli ingegneri militari"[2]
A Terra del Sole le fortificazioni furono adeguate ai tempi e alle nuove tecniche militari. Così come per le altre fortezze (San Piero a Sieve,Empoli, Cortona, Montecarlo ai confini della Repubblica di Lucca; Portoferraio nell'Isola d'Elba e Sasso di Simone nel Montefeltro) volute da Cosimo I de' Medici, invece di lunghe cortine e torri, negli angoli si costruirono quattro bastioni muniti di orecchioni per proteggere, con le bocche da fuoco poste nelle cannoniere, le scarpe delle cortine costruite in terra battuta armata con palificate e rivestite di laterizio. Le porte di Terra del Sole, quella «fiorentina» e quella «romana», furono fortificate in maniera analoga a quanto era stato realizzato nelle «terre nuove» del XIV secolo.
Nel mese di giugno del 1579, benché restassero da compiere non pochi lavori di rifinitura, la città era quasi terminata nelle sue parti principali: nelle mura munite dei quattro baluardi, nei Castelli sopra le due porte, nel Palazzo del Provveditore e nel Palazzo dei Commissari con il suo imponente e differenziato insieme di carceri e segrete.
Nel 1579 la nuova «terra» di Cosimo I fu eletta capitale della Provincia della Romagna Fiorentina e il primo Commissario di Terra del Sole, Antonio Dazzi, fece trasferire il Bargello, il Giudice e la Corte civile e criminale, il Cancelliere e il maestro di scuola dalla vicina Castrocaro.
Terra del Sole diventerà sede di mercato per esercitare una vera e propria forma di controllo sulla copiosa produzione agricola del territorio romagnolo. Oltre all'approvvigionamento di grano il mercato di Terra del Sole avrebbe garantito anche quello del sale che proveniva dalla vicina Cervia.
Il Granduca, sempre preoccupato per l'incombente spettro della carestia, per ovviare alle carenze di grano della Toscana, ne avrebbe fatto incetta nella fertile Romagna: l'alimento che in tempo di carestia poteva essere assimilato ad un vero e proprio bene prezioso, non avrebbe trovato custodia più sicura che all'interno delle mura di un deposito fortificato quale la città di Terra del Sole, trasformata all'occorrenza in un enorme granaio dello Stato mediceo.
La perdita delle funzioni originarie[modifica | modifica wikitesto]
Porta fiorentina
Fra il 1772 e il 1783 Pietro Leopoldo di Toscana attuò una serie di riforme di riorganizzazione statale che si risolsero con operazioni di fusione di entità amministrative minori di origine medioevale e di raggruppamento alle comunità più grandi, che corrispondono ai comuni odierni.
La fortezza fu disarmata nel 1772 e, nel 1848, con l'istituzione del circondario di Rocca San Casciano, convalidato anche dopo l'unificazione, i "vecchi" poteri amministrativi persero di efficacia giuridica e Terra del Sole venne privata delle sue funzioni originarie di città fortificata e di capoluogo territoriale.
Terra del Sole, assieme agli altri Comuni della "Romagna-toscana, rimase sotto l'amministrazione provinciale di Firenze fino al 1924 quando, con Regio Decreto del 4 marzo 1923[3] venne aggregata alla provincia di Forlì.
A seguito di rivendicazioni di tipo "campanilistico" (iniziate dalla fine dell'Ottocento) da parte dei cittadini di Castrocaro, Terra del Sole rimase capoluogo di Comunità fino al 12 febbraio 1925 quando, con Decreto Reale vennero "autorizzati il trasferimento della Sede municipale del Comune di Terra del Sole e Castrocaro (denominazione in atto dall'anno 1872) dall'attuale capoluogo alla frazione di Castrocaro ed il cambiamento della denominazione del Comune in quella di Castrocaro e Terra del Sole". Per dare maggiore risalto all'attività economica preminente del territorio, in data 31 marzo 1962 il Comune assunse il nome di Castrocaro Terme e Terra del Sole.
Nel quadro delle fortificazioni cosiniane Terra del Sole ha tratti fortemente specifici. Fu pensata non solo come fortezza ma anche come minuscola “città”: simbolo, fin a partire dal nome, così evidentemente legato al mito solare ricorrente nell'ideologia del Principato e luogo concreto della sovranità ducale, eretto la dove questa aveva termine, nella pianura pontificia dominata da un centro cittadino ben più antico e più reale, quello di Forlì, e sintesi del granducato di Toscana in terra romagnola.[4]
Terra del Sole è stata dichiarata centro storico di “notevole interesse pubblico” da un Decreto Ministeriale del 1965, tutelandone la conservazione con un vincolo ambientale. Adesso Terra del Sole è rovinata da numerose case sorte nel dopoguerra e dalla strada che taglia in due parti distinte la struttura fortificata.
Gli edifici[modifica | modifica wikitesto]
La cinta muraria[modifica | modifica wikitesto]

veduta settecentesca della città fortezza
Le mura, alte circa 13 metri, cingono la cittadella sviluppandosi su pianta rettangolare per 2 chilometri e 87 metri: ai quattro angoli i bastioni di Sant'Andrea, S. Martino, Santa Reparata, Santa Maria, formano un rettangolo con quattro bastioni ai vertici muniti di fianchi ritirati per il tiro radente incrociato di difesa delle cortine. Sui due lati brevi si aprono le porte della città: una verso Forlì e l'altra in direzione di Castrocaro, solo da quest'ultima era consentito l'accesso alla fortezza attraverso un complesso sistema che superava un ampio fossato con un ponte ad arcatelle, al quinto arco vi era un ponte levatoio di legno dotato di un meccanismo di sollevamento ed un cancello di ferro permetteva la chiusura notturna della Porta.
Attorno alle mura fu lasciato un fossato, a spianata, di circa quaranta metri di profondità con un accenno di controscarpa, tuttora leggibile tra le coltivazioni che hanno gradualmente occupato l'invaso, ma le opere esterne di completamento al sistema difensivo del fronte bastionato, non furono mai eseguite nella forma e nella successione che la elaboratissima tecnica del tempo suggeriva.
I bastioni difensivi[modifica | modifica wikitesto]

Antica pianta di Terra del Sole
I Bastioni a monte denominati di Santa Maria, in direzione di Faenza, e di Santa Reparata, in direzione dell'antica Pieve omonima a sud-ovest, costituiscono i blocchi di difesa più complessi dell'intera fortezza con un doppio sistema di casematte per fianco di cui la superiore è parzialmente scoperta per lo smaltimento dei fumi delle artiglierie. Gallerie e rampe voltate a botte, mettono in comunicazione le casematte e le piazze basse, a due, a due tra loro e queste con l'esterno.
Nel Bastione di Santa Reparata si conservano le due casematte inferiori mentre le piazze basse superiori, dopo la smilitarizzazione della fortezza avvenuta nel 1772, private del terrapieno a causa delle continue arature, sarebbero crollate per collasso strutturale.
I Bastioni di San Martino, a nord-est, e di Sant'Andrea, a sud-est, differiscono dai precedenti per la forma degli orecchioni di lato al corso del fiume Montone, che non sono come gli omologhi, rettilinei e con protezione lineare del fianco, bensì stondati per consentire di battere la faccia esterna del Bastione opposto fino al suo saliente. In questi due Bastioni il sistema di difesa per fianchi ritirati è al livello superiore, di tipo "semplificato", abbiamo, infatti, delle troniere a cui si accede liberamente dal terrapieno, mentre al livello inferiore, sono visibili esternamente delle feritoie, in parte interrate, che presuppongono la presenza di casematte di cui è scomparso l'accesso.
Sui vertici esterni degli orecchioni, sui quattro salienti dei Bastioni, a metà delle cortine sul loro lato lungo e sul cavaliere di Porta Fiorentina sono distribuite delle garitte utilizzate come posti protetti di guardia e di osservazione. Quelle di vertice, più grandi e poligonali, poggiano su beccatelli di pietra mentre quelle laterali sviluppano su belle mensole in muratura a scalare.
L'abitato[modifica | modifica wikitesto]
Entro il perimetro delle mura (2 km e 87 m) si sviluppa l'insediamento simmetrico comprendente quattro isolati. Due Borghi, Romano e Fiorentino, l'attraversano da Porta a Porta, secondo il decumano, affiancati da quattro Borghi minori. Due similari angolati Castelli fanno da pittoresco sfondo. Il tutto è raccordato dalla vasta Piazza d'Armi, dove si affacciano edifici monumentali: la chiesa di Santa Reparata, il palazzo dei Commissari o Pretorio, quello dei Provveditori, quello della Provincia (Cancelleria) ed altri palazzi padronali, tra cui il Palazzo Paganelli (affrescato anche da Giovanni Marchini ed il Palazzo Giulianini.
I Castelli[modifica | modifica wikitesto]

Castello del Capitano della Piazza o del Governatore. Una delle due fortezze a guardia degli ingressi al Borgo
Del Capitano delle Artiglierie e del Governatore (sede dell'Archivio Storico di fonti criminali) ...
Il Palazzo del Provveditore[modifica | modifica wikitesto]
Situato all'inizio del Borgo Romano, fu sede del Ministro delle Finanze della Romagna Toscana.
Chiesa parrocchiale di Santa Reparata
La chiesa di Santa Reparata[modifica | modifica wikitesto]
Prospiciente alla Piazza d'Armi, fu iniziata nel 1594 e terminata nel 1609: impianto monumentale classico a croce latina. Di pregio i quadri della Madonna del Carmine (1575) di Pier Paolo Menzocchi e quello della Madonna del Rosario (1610) di Francesco Longhi, paliotti di legno dipinto e a scagliola, un crocefisso ligneo di scuola Toscana del '500, un prezioso organo del 1734 di Feliciano Fedeli da Camerino, un coro in noce (secolo XVI) nell'abside. In sacrestia due rari canterani del '600 e del '700.
Il palazzo dei Commissari o del Pretorio[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Pretorio oggi

Lo stesso argomento in dettaglio: palazzo dei Commissari o del Pretorio.
Il palazzo dei Commissari è un'imponente e severa costruzione, classico esempio di architettura rinascimentale, a pianta quadrata, con all'interno il cortile delimitato da un triportico a due ordini. Era sede del Tribunale di prima istanza per tutta laRomagna toscana a cui ci si doveva appellare per tutte le cause civili escusse nei vari capitanati della Provincia.
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ Dizionario Geografico Fisico della Toscana di Emanuele Repetti, 1835, v. 5; 6S, p. 509 - 512; 242
^ Guidoni Enrico, L'arte di progettare le città, pag. 123 Ed. Kappa 1992
^ regio decreto del 4 marzo 1923, n. 544, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 marzo 1923, n. 72. Le modificazioni nella circoscrizione dei comuni degli anni seguenti sono deliberate e descritte nel regio decreto 11 settembre 1925, n. 1651, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 ottobre 1925, n. 229; nel regio decreto 14 gennaio 1926, n. 76, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 22 gennaio 1926, n. 17; nel regio decreto 14 marzo 1926, n. 1220, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 marzo 1926, n. 72; nel regio decreto 17 febbraio 1927, n. 216, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1º marzo 1927, n. 49
^ Elena Fasano Guarini, la Provincia di Romagna nel Granducato di Toscana, Archivio toscano in Romagna - Archivio storico comunale di Castrocaro Terme e Terra del Sole - Inventario dell'Archivio storico di Castrocaro Terme e Terra del Sole, IBC E.R., ed. Analisi, Bologna 1989
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Adriani Giovanni Battista, Istoria de' suoi Tempi, Venezia 1587;
Borsi Franco, L'Architettura del Principe, Firenze 1980;
Coppi Enrico, La Fortificazione di Sasso Simone, San Leo 1993;
Dal Lauro Anna Maria, Un archivio toscano in Romagna. Inventario dell'Archivio storico preunitario di Castrocaro - Terra del Sole (1473-1859), con presentazioni (pp. 7–10) di C. Torrenzieri e M.R. Celli Giorgini, ed interventi di A. Prosperi (pp. 11–17) e di E. Fasano Guarini (pp. 19–31), Bologna, Analisi, 1989 (Regione Emilia-Romagna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali. Soprintendenza per i Beni Librari e Documentari. Emilia-Romagna - Biblioteche Archivi, n. 13).
Enzo Donatini, Terra del Sole - La città ideale, Ed. Grafiche Leonardo, 1998
Donatini Enzo, La Romagna Toscana, Forlì 1992;
Fara Amelio, Bernardo Buontalenti: l'architettura, la guerra e l'elemento geometrico, Genova 1988;
Guidoni Enrico, L'arte di progettare le città, Ed. Kappa 1992
Dizionario Geografico Fisico della Toscana di Emanuele Repetti alla voce "Terra del Sole", archeogr.unisi.it.
Lamberini Daniela, Il Principe difeso: vita ed opere di Bernardo Puccini, Firenze 1990;
Perogalli Carlo, Rocche e Forti Medicee, Milano 1980;
Rocchi Emilio, Le Fonti Storiche dell'Architettura Militare, Roma 1908;
Spini Giorgio, Architettura e Politica da Cosimo I a Ferdinando I, Firenze 1976;
Zaghini Luigi, Strutture militari nella Romagna Toscana e il modello per Terra del Sole, in Studi Romagnoli XXXII, 1981.
Elena Fasano Guarini, Alla periferia del Granducato mediceo. Strutture giurisdizionali ed amministrative della Romagna toscana sotto Cosimo I, in “Studi Romagnoli”, XIX (1968)
Elena Fasano Guarini, Lo stato mediceo di Cosimo I, Firenze 1973
C. Pazzagli, S. Soldani, G. Benedetti, La Toscana dal granducato alla regione. Atlante delle variazioni amministrative territoriali dal 1790 al 1990, Firenze 1992
A. Salvestrini, Relazioni sul governo di Toscana di Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena, Firenze 1970
I. Vespignani, Il dibattito sul distacco della Romagna toscana dalla provincia di Firenze e alcune vicende successive, in “Studi Romagnoli”, XLVII (1996), pp. 595–659
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Castrocaro Terme e Terra del Sole
Rocca di Montepoggiolo
Romagna Toscana
Palio di Santa Reparata
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
Associazione Pro Loco di Terra del Sole, terradelsole.org.


FINE e questa è l appassionante storia della terra del sole
C
giovedì 13 dicembre 2012
Prof.ssa Vittoria Menga'97-'98
Quelli che, come me, appartengono alla generazione dei cinquantenni, sanno che nelle scuole che noi abbiamo frequentato gli studenti non erano protagonisti. Allora era normale che fosse così e nessuno lo considerava un problema. Poi venne il sessantotto e conquistammo il diritto di assemblea
Certo, era importante, ma nelle classi gli equilibri non furono modificati e fu necessario arrivare agli anni novanta per tematizzare l’importanza del protagonismo giovanile nella scuola. Proprio in quel periodo io, ormai insegnante, cominciai a sperimentare i nuovi progetti: “progetto giovani”, “progetto accoglienza”, “progetto genitori”, “progetto educazione alla salute”. L’istituzione dei C.I.C. (Centri di Informazione e Consulenza) con sportello a richiesta dello studente, gruppi di discussione, cineforum e gruppi di auto-aiuto, fu una innovazione significativa che cercò di far entrare nella scuola italiana parole nuove e nuovi comportamenti. Si teorizzava che bisogna “star bene a scuola” e sta bene con se stessi. Era qualcosa di veramente rivoluzionario, perché fino a quel momento “scuola” era stato sinonimo di compiti, interrogazioni, promozioni e bocciature. Nient’altro.Le cose non accadono mai per caso
Le cose non accadono mai per caso ed anche queste trasformazioni erano sollecitate da problemi scottanti cresciuti insieme alla società e alla scuola di massa: il problema della dispersione scolastica (molto alta soprattutto nella scuola superiore) e quello della diffusione e dell’uso di droghe, leggere e non, presso i giovani, con il rischio di contrarre anche malattie gravi come l’AIDS. Il vento nuovo portò molto entusiasmo e fu accolto da alcuni insegnanti come il superamento di una dimensione di autoreferenzialità del sistema scolastico, che non era più compatibile con i tempi. Fu allora che iniziai ad organizzare corsi di educazione sessuale, di educazione teatrale, di educazione alimentare, educazione alla legalità, educazione stradale, collaborando con operatori e specialisti esterni che finalmente potevano entrare nella scuola. Così conobbi la dottoressa Rumbolo e collaborai alla realizzazione di un corso che inizialmente si rivolgeva alle mie classi, ma poi abbracciò tutte le classi del biennio dell’Istituto, il titolo del corso era “Conosci te stesso”.
Il taglio metodologico che la dottoressa Rumbolo ha voluto privilegiare, e che io stessa ho condiviso, è stato quello di offrire agli studenti uno spazio di riflessione e di discussione sulle tematiche dell’affettività e della sessualità, ponendo al centro dell’attenzione e dell’analisi la personalità. L’ “alfabeto dei sentimenti”, infatti, non trova spazio nel bombardamento informativo di cui sono fatti oggetto i giovani d’oggi e il problema di un educazione sessuale si pone non tanto in termini di informazione scientifica e più o meno completa, quanto come possibilità di una maturazione graduale legata a riflessioni ed esperienze personali, originali e perciò uniche. Come proteggere e rispettare questa unicità da un sapere che oggi tende ad essere sempre più standardizzato? Questa è la scommessa che si è giocata nel corso tenuto dalla dottoressa Rumbolo – e a mio parere non è stata persa.Il dialogo educaivo è stato aperto al contributo di tutti e ognuno ha potuto parteciparvi a misura delle proprie caratteristiche e delle proprie esigenze.Gli studenti sono stati molto attivi ed hanno alimentato un dibattito ricco e costruttivo.I "poeti" della classe hanno espresso i loro sentimenti attraverso le poesie, gli "artisti" hanno preparato cartelloni con disegni, scenette, dialoghi a fumetti.I "letterati" hanno manifestato nei temile loro opinioni.Le tematiche proposte sono state numerose.Provo a darne qui di seguito una breve panoramica: l'autostima, il mondo delle emozioni, la ripartizione fondamentale della psiche secondo Freud,il sistema nervoso e il sistema neurovegetativo, la dipendenza affettiva, il giudizio, il senso di colpa, il narcisismo e l'amore di sè, la seduzione, il desiderio, il corteggiamento, il tempo di latenza, pregiudizi e gelosie, l'autonomia nella coppia, le diseguaglianze sociali tra maschi e femmine,il sessismo nel linguaggio, il maschilismo, la donna-oggetto dei mass-media, il blocco delle emozioni e i disturbi psico-somatici, sesso senza amore, sesso e amore, i tempi del rapporto sessuale, il rispetto della diversità, l'ansia da prestazione, la depressione, la disponibilità verso gli altri e i meccanismi di difesa, il sottile confine tra gioco e violenza, l'aggressività repressa e le sue conseguenze,l'importanza delle coccole, emozioi e creatività la paura dell'abbandono, dimensione ludica ed erotismo, l'idea di bellezza non come assoluto ma come criterio storicizzabile, la buona sessualità(gioco, abbandono e fiducia), la sessualità precoce e i modelli della nostra società.Inoltre è stato realizzato,durante il corso, un costante collegamento con le tematiche più strettamente scolastiche vicine alle esperienze degli studenti. Un esempio significativo è stato quello dell'accostamento della cultura greca, e in particolare dell' analisi dei caratteri apollineo e dionisiaco, al discorso delle emozioni e sulla razionalità:gli studenti hanno disegnato Dioniso e la danza delle baccanti.Sulla seduzione si è fatto riferimento alla Locandiera di Goldoni.Sulla creatività e sui sentimenti si è fatto riferimento a poeti come il Leopardi.In conclusione credo che la curiosità degli studenti sia stata opportunatamente sollecitata da questa esperienza.Dopo questa esperienza la mia collaborazione con la dott.ssa Rumbolo è proseguita nel progetto del P.I.A. (Piano integrato di area ),di cui si era dotato il comune nel quale lavoro, Scandicci, subito dopo l'approvazione della legge sull'obbligo scolastico relativo alla prima classe delle scuole superiori. Nella nuova situazione creata dall'obbligo, l'intervento nelle classi subì una sostanziale modifica.La priorità diventava quella dell'orientamento dello studente, che avrebbe dovuto consolidare nel primo anno la propria scelta scolastica oppure prendere coscienza di avere esigenze diverse usufruendo così delle "passerelle"per cambiare indirizzo di studio. Il di orientamento puntò allora a far emergere le caratteristiche delle diverse personalità presenti nel gruppo classe, non solo per rafforzare l'autostima di ognuno, ma anche migliorare il clima della classe, favorire il dialogo,il rispetto reciproco e la tolleranza delle diversità.La difficoltà che emergeva era quella di garantire a tutti gli studenti la possibilità di esprimersi liberamentee diessere accettati dalgruppo. Le attività svolte in classe miravano a far sviluppare atteggiamenti collaborativi anche in casi di "bullismo" o di leaders negativi.Tutto ruotava attorno alle emozioni e questo divenne il terreno privilegiato su cui si sviluppò questa esperienza di orientamento.Attraverso scenette, deammatizzazioni, disegni o "verbali" sintetici alla fine della discussione in classe, gli studenti ebbero la possibilità di approfondire tematiche come quelle della paura, della gelosia, dell'aggressività, della simpatia ecc.Ma ciò che considero rilevante in termini relazionali è l'effetto che queste attività ebbero sul gruppo classe.Scoprimmo che alcuni equilibri potevano essere modificati:situazioni di demotivazione, incomprensioni tra compagni di classe o tra gli studenti e gli adulti di riferimento(genitori e insegnanti ), pregiudizi nei confronti di gruppi dimaterie, blocchi emotivi e relazionali.A me questa esperienza è sembrata un'occasione preziosa per dare finalmente diritto di cittadinanza ai sentimenti, che nella scuola sono sempre stati clandestinizzati, mentre un'educazione sentimentale ed emozionale si mostra, ogni anno che passa, sempre più utile e, direi, sempre più urgente,in vista non solo del raggiungimento del successo scolastico da parte della fascia più debole della popolazione studentesca, ma soprattutto in relazione all'esigenza di favorire la crescita umana e morale degli adolescenti, coniugando la trasmissione dei contenuti culturali con la condivisione di un sistema di valori e con la formazione di una coscienza critica.Ogni giorno dagli articoli e dalle lettere apparse sui giornali viene la richiesta alla scuola di non essere "sorda" a ciò che avviene nella società.Quale modo è più efficace, per tendere l'orecchio verso il mondo,che quello di uscire dai programmi scolastici tradizionali?Mi spiego.Oggi lo si fa inventando una miriade di progetti e progettini che vanno sotto il nome di "innovazione".Ma non è questo il"nuovo" di cui c'è bisogno.Non si tratta di aggiungere al vecchio, con un effetto somma alla fine soffocante.Si tratta invece di avere un occhio nuovo con cui guardare alla tradizione e anche al presente.La vecchia diatriba relativa al Manzoni non ha senso.Il problema non è se leggere o no I Promessi Sposi a scuola, semmai, leggendo la storia di Gertrude, si tratta di cogliere l'occasione per parlare dei rapporti in famiglia, per entrare nl vissuto di ognuno, per confrontare passato e presente e magari approfittare anche un'incursione nel nuovo diritto di famiglia del ?75 e saccheggiare la cronaca, sempre ricca di spunti su temi come questo.Allora gli orizzonti si dilatano naturalmente, senza forzature, e ciascuno può trovare l'angolatura che gli è più congeniale per cogliere rilevanze e differenze, per provare curiosità e per dare il proprio contributo originale.
Prof.ssa Vittoria Menga
mercoledì 9 maggio 2012
Autostima scaricabarile
Un giorno entro a scuola per avere uno dei miei incontri con i ragazzi di una prima superiore.
I corridoi sono affollati di studenti: è l'intervallo.
venerdì 23 marzo 2012
15 anni.Paura di perdere il proprio passato.
Il tema che abbiamo sviluppato in classe sulle paure e preoccupazioni di noi studenti mi ha interessato particolarmente.
Ritengo che ognuno nel proprio intimo abbia qualcosa che lo rende teso e magari leggermente malonconico, penso questo perchè personalmente pure io , che mi reputo una persona abbastanza forte, conservo dentro timori magari apparentemente stupidi che poi condizionano in qualche modo la mia vita.
sabato 21 gennaio 2012
Sono sicura che mi ama , l'ha scritto sulla lavagna.Visualizza altro...
Ricordo che una ragazzina di 14 anni ,molto alta, con lunghi capelli neri mi raccontò ,nel corridoio della scuola, di avere una storia sentimentale con un ragazzo grande di"16 anni" e che questa durava da due settimane.
martedì 9 novembre 2010
La famiglia nella scuola
Desideravo molto aprire un dialogo anche con la famiglia che spesso è vittima di due pregiudizi molto estremi.
Da una parte è colpevole di tutto e tutto quanto avviene di sbagliato le è attribuito; dall'altra gode di onnipotenza, per cui quando c'è un problema tutti dicono: "lo deve risolvere la sua famiglia" (mi sembra, senza neanche forzare troppo, che in questo ci sia una contraddizione).
Non esiste la famiglia ideale
domenica 31 ottobre 2010
Test prof.ssa Olga Quirici cordinatrice di classe Scuola"Città Pestalozzi"
L'intervento attivato della dottoressa Rumbolo nella seconda classe media(per un totale di sei
incontri nel periodo ottobre-dicembre 2002)volto alla conoscenza e all'uso dell'emozioni nelle
relazioni si è dimostrato ,particolarmente valido
Sappiamo quanto la relazionalità e la comunicazione siano importanti per la crescita di ognuno ,in
particolare per l'adolescente.
Star bene con se stessi permette di creare una rete armonica comunicativa con tutta la
complessa diversità che ci circonda.
Il progetto della dottoressa Rumbolo si è mosso in questa direzione, gli alunni si sono sentiti
i soggetti attivi e la scelta del versante"operativo-riflessivo" ha risposto ai loro vari e diversificati
livelli di maturazione psicologica ed emotiva.
Si auspica una continuazione dell'esperienza che potrà aiutare nel prossimo anno anche i genitori
a star bene con i propri figli e gli insegnanti a comprendere meglio le dinamiche dei processi di
maturazione degli alunni.
Concludo riportando alcuni passi tratti dagli elaborati scritti dai ragazzi sull'attività.
incontri nel periodo ottobre-dicembre 2002)volto alla conoscenza e all'uso dell'emozioni nelle
relazioni si è dimostrato ,particolarmente valido
Sappiamo quanto la relazionalità e la comunicazione siano importanti per la crescita di ognuno ,in
particolare per l'adolescente.
Star bene con se stessi permette di creare una rete armonica comunicativa con tutta la
complessa diversità che ci circonda.
Il progetto della dottoressa Rumbolo si è mosso in questa direzione, gli alunni si sono sentiti
i soggetti attivi e la scelta del versante"operativo-riflessivo" ha risposto ai loro vari e diversificati
livelli di maturazione psicologica ed emotiva.
Si auspica una continuazione dell'esperienza che potrà aiutare nel prossimo anno anche i genitori
a star bene con i propri figli e gli insegnanti a comprendere meglio le dinamiche dei processi di
maturazione degli alunni.
Concludo riportando alcuni passi tratti dagli elaborati scritti dai ragazzi sull'attività.
sabato 30 ottobre 2010
brevi riflessioni di studenti di 14 /15 anni.
"con il soggetto che ha maggior conoscenza del proprio patrimonio emozionale si è potuto usare l'espressione,trattare alla pari , senza un concetto di inferiorità rispetto ad altre persone
Sesso F .
Età 14
"L'aggressività può essere parte o non parte di un attimo, di un giorno di un mese di una vita.
Ecco cosa penso :l'aggressività è quella parte di noi che riesce a sovrastare tutte le idee, tutto il mondo "
Sesso F.
Età 15
"...la paura sociale è quella cosa che primeggia nei nostri cervelli..."
Sesso. M
Età 14
"un ragazzo aggressivo è ,secondo me ,meno pericoloso di un ragazzo che è sempre calmo e che un giorno si scatena "
Sesso M
Età 14
lunedì 25 ottobre 2010
Prendi coscienza di te stesso. Programma per le scuole superiori 1996/97
Nella profondità originaria di tutte le creature umane, c'è un'energia potenziale che non è ancora "qualche cosa", che non è ancora "vita": e tale non può essere se non assume una fisionomia specifica, se cioé non discende in una "forma".
domenica 24 ottobre 2010
Dal paradiso ormonale, all'inferno ormonale.
“L’articolo si riferisce a esperienze condotte in scuole pubbliche (97/98-06/07), con un approccio innovativo ispirato agli ultimi risultati delle neuroscienze sul cervello emotivo, con studenti di 12/16 anni.
giovedì 14 ottobre 2010
Titoli indicativi degli incontri con gli studenti 1996/97
- Piacersi per piacere
Darsi e non sdarsi
Tutto e subito, ma con il desiderio come la mettiamo?
Agli animali in pericolo la mimetizzazione a noi la bugia
Il sì e il no (breve articolo per i ragazzi)
L'importanza della risata.
Il gatto è un predatore,perchè?
LE EMOZIONI_IL RELAZIONARE
L'ansia e la paura nell'apprendimento
LA CREATIVITA E L'APPRENDIMENTO
La teoria dei sei cappelli
La dipendenza affettiva e l'autonomia
I pregiudizi
Le aspettative
Il gruppo(aiuta,frena,condiziona)
L'importanza del limite
I sensi di colpa
Essere e avere
La competizione
La famiglia
mercoledì 28 luglio 2010
In classe si parla di emozioni, i ragazzi rispondono
L’emozione è la risposta che dà il nostro corpo a qualcosa che ci accade (Chiara, 12 anni).
martedì 27 luglio 2010
Già relaziona

Già relaziona
Ho presentato 10 anni fa un programma per ragazzi (12/16 anni), finalizzato alla loro presa di coscienza, alla conoscenza delle emozioni, dei sentimenti e del relazionare
Ai ragazzi quasi nessuno gliene parla, mentre queste conoscenze, sono indispensabili per la vita relazionale affettiva e di lavoro
Se non c’è questa consapevolezza potremmo essere come foglie al vento, confusi, incapaci di una soddisfacente comunicazione, soggetti a scorribande emotive a danno nostro e altrui
Quando ho presentato il mio progetto, la bibliografia non mi è stata di aiuto
Sarebbe stata solo la risposta dei ragazzi a suggerirmi se stavo andando nella direzione giusta
Ero confortata dagli ultimi risultati che neuroscienziati italiani e stranieri (Damasio, Ledoux, Rizzolatti, etc...) divulgano sempre con maggior chiarezza e frequenza sul “cervello emotivo” Credo che nel mio programma 2 sono i temi innovativi.
Il primo fornire, ai ragazzi informazioni scientifiche, finalizzate alla presa di coscienza e allo scopo ultimo di trovare le adeguate corrispondenze tra mente, cervello e comportamento
Il primo fornire, ai ragazzi informazioni scientifiche, finalizzate alla presa di coscienza e allo scopo ultimo di trovare le adeguate corrispondenze tra mente, cervello e comportamento
Il secondo che i ragazzi fossero i diretti interlocutori
E’ necessario che in un percorso educativo di crescita il soggetto, in questo caso il ragazzo, sia partecipativo.
Ai ragazzi era piaciuto molto essere loro stessi i diretti interlocutori.
Finalmente non avevano intermediari nel conoscersi e nell’interpretare il proprio sentire
Ai ragazzi era piaciuto molto essere loro stessi i diretti interlocutori.
Finalmente non avevano intermediari nel conoscersi e nell’interpretare il proprio sentire
Mentre parlavo li guardavo cercando nei loro occhi la conferma che capissero bene quanto dicevo e che ognuno lo stesse confrontando con le proprie esperienze, con i propri ricordi, con il proprio vissuto
Sicuri di essere ascoltati ,compresi e non giudicati ,hanno iniziato con me, l’insegnante presente e il gruppo dei pari un dialogo
La maggior parte dei ragazzi sperimentava per la prima volta il ”relazionare”; quasi nessuno ci era stato abituato né in famiglia né a scuola.
Ho sperato che da questi dialoghi in cui gli studenti erano parte attiva, potessero piano, piano uscirne rafforzati nell’identità e nell’autostima
Ho sperato che da questi dialoghi in cui gli studenti erano parte attiva, potessero piano, piano uscirne rafforzati nell’identità e nell’autostima
Hanno facilmente capito che ognuno ha tempi e percorsi emozionali propri
Hanno compreso che, piano piano, si può smettere di avere paura (dei
compagni, delle aspettative altrui, di rimanere fuori dal gruppo etc…) e che non bisogna confondere la forza con la violenza, perché il bullo non è il ragazzo più forte, ma spesso un soggetto momentaneamente con gravi disordini comportamentali e che si può chiedere aiuto
compagni, delle aspettative altrui, di rimanere fuori dal gruppo etc…) e che non bisogna confondere la forza con la violenza, perché il bullo non è il ragazzo più forte, ma spesso un soggetto momentaneamente con gravi disordini comportamentali e che si può chiedere aiuto
Gli incontri della durata di 2 ore intervallati da due o tre settimane, di solito ,non erano meno di sei, in modo che la nostra frequentazione durasse più di metà dell’anno scolastico.
Entravo a volte con loro al suono della campanella ,mi scorgevano passare nei corridoi, sapevano che nel rispetto reciproco potevamo sempre trovare due minuti per parlare.
Mi auguravo che i ragazzi capissero bene che quanto facevamo apparteneva al quotidiano, alla normalità di tutti i giorni
Entravo a volte con loro al suono della campanella ,mi scorgevano passare nei corridoi, sapevano che nel rispetto reciproco potevamo sempre trovare due minuti per parlare.
Mi auguravo che i ragazzi capissero bene che quanto facevamo apparteneva al quotidiano, alla normalità di tutti i giorni
Perchè questa esperienza a scuola?
Perchè la scuola riunisce moltissimi ragazzi e per lungo tempo e potrebbe offrire ai molti bambini che non hanno goduto del calore e della regolazione emozionale dei genitori una seconda opportunità di sviluppare il cervello sociale ed emozionale.
Non sarei mai potuta entrare in una scuola pubblica ,se non mi avessero aperto la porta alcuni insegnanti.
Senza la sensibilità, la curiosità, l’interesse scientifico di questi insegnanti io non sarei mai potuta entrare.
Gli insegnanti hanno letto il mio programma, l’hanno proposto al consiglio di classe e mi hanno ospitata in classe nelle loro ore di lavoro perché la scuola e i ragazzi potessero usufruire di questo servizio, senza creare nessun disagio organizzativo.
Con gli insegnanti ho sempre collaborato e loro hanno cercato di portare un grande contributo, realizzando una proficua sinergia tra il mio programma e le loro discipline accrescendo così il valore dell’esperienza
Perchè la scuola riunisce moltissimi ragazzi e per lungo tempo e potrebbe offrire ai molti bambini che non hanno goduto del calore e della regolazione emozionale dei genitori una seconda opportunità di sviluppare il cervello sociale ed emozionale.
Non sarei mai potuta entrare in una scuola pubblica ,se non mi avessero aperto la porta alcuni insegnanti.
Senza la sensibilità, la curiosità, l’interesse scientifico di questi insegnanti io non sarei mai potuta entrare.
Gli insegnanti hanno letto il mio programma, l’hanno proposto al consiglio di classe e mi hanno ospitata in classe nelle loro ore di lavoro perché la scuola e i ragazzi potessero usufruire di questo servizio, senza creare nessun disagio organizzativo.
Con gli insegnanti ho sempre collaborato e loro hanno cercato di portare un grande contributo, realizzando una proficua sinergia tra il mio programma e le loro discipline accrescendo così il valore dell’esperienza
La risposta dei ragazzi, dava segni di crescita psicologica (miglior rendimento, migliore comportamento, meno ansia, meno paure, miglior rapporto con il proprio corpo…) e al contempo ci siamo accorti che si stava verificando anche una nostra crescita
Necessari, per completare l’esperienza e per confermare quanto sia utile la collaborazione tra scuola e famiglia, se ben condotta, sono stati gli incontri con i genitori.
Qualche tempo fa ho sentito in un intervista la fidanzata di un ragazzo delle c.d. “bestie di satana” che ha detto: ”Io allora al tempo in cui accadevano cose terribili, ero come lo specchio del mio ragazzo; non esistevo per me stessa ma come lui mi vedeva, come gli altri mi dicevano di fare, come gli altri mi dicevano di essere.
Qualche tempo fa ho sentito in un intervista la fidanzata di un ragazzo delle c.d. “bestie di satana” che ha detto: ”Io allora al tempo in cui accadevano cose terribili, ero come lo specchio del mio ragazzo; non esistevo per me stessa ma come lui mi vedeva, come gli altri mi dicevano di fare, come gli altri mi dicevano di essere.
Ora io ho preso coscienza di me e saprei decidere in modo diverso”.
Io mi sono riferita ad un fatto di cronaca, ma queste cose che accadono purtroppo frequentemente dovrebbero farci riflettere.
Riprendendo il titolo del mio libro che si riferisce alla mia esperienza: ”Io
non ti salverò” (Ed. Del Cerro 2004), perché non ho l’onnipotenza ma mi
piacerebbe che ogni ragazzo potesse prendere coscienza di sé, prima di
essere coinvolto in gravi fatti tali da condizionare tutta la loro vita e quella
altrui.
Adriana Rumbolo
Io mi sono riferita ad un fatto di cronaca, ma queste cose che accadono purtroppo frequentemente dovrebbero farci riflettere.
Riprendendo il titolo del mio libro che si riferisce alla mia esperienza: ”Io
non ti salverò” (Ed. Del Cerro 2004), perché non ho l’onnipotenza ma mi
piacerebbe che ogni ragazzo potesse prendere coscienza di sé, prima di
essere coinvolto in gravi fatti tali da condizionare tutta la loro vita e quella
altrui.
Adriana Rumbolo
Il cervello nella scuola.Così è cominciata la mia esperienza nella scuola.
[15/06/2009]
Tutto è cominciato in una tranquilla mattina di novembre.
Una classe aspetta pronta alla difesa di immagine: perché questi incontri? Non siamo mica matti!
Noi non abbiamo problemi!
Di colpo la novità: non sarebbero stati sottoposti a test, né osservati, giudicati, catalogati, ma gli
sarebbe stato offerto un mare di informazioni “scientifiche” sul cervello, dove ognuno avrebbe
potuto attingere a seconda dei propri bisogni, dei dubbi da chiarire, delle curiosità a cui rispondere e con il diritto alla parola.
Sì, gli è stato anche detto che tutto sarebbe avvenuto nel rispetto delle regole di una buona convivenza: l’ hanno trovato un patto accettabile.
E la storia del cervello è iniziata: interessante, veloce, con precisi riferimenti alle funzioni che svolgeva via via che proseguiva nel suo percorso antropologico. (La teoria dei tre cervelli di Paul MacLean: il cervello rettile, emotivo, neocorteccia o cervello pensante).
Un documentario sull’evoluzione umana, divulgato in televisione da Piero Angela, racconta quando l’ uomo pianse per la prima volta alla morte della compagna.
Forse è stato il “vagito” del cervello emotivo, oppure no, ma è stato bello immaginarlo.
I ragazzi stentano a credere che le loro emozioni, a cui non attribuivano né un’esistenza né un nome, abbiano sede soprattutto nel cervello e soprattutto che tutti le abbiano.
"Ah! Si chiamano emozioni!" quelle reazioni a volte chiare, a volte confuse, a volte incontrollabili: scatti improvvisi di rabbia, entusiasmo ingestibile, timidezza insuperabile, paure, desideri "tutto e subito", aggressività esplosiva che spaventa e il bisogno sempre e comunque di comunicare.
… E le emozioni, come si mostrano?
Scrive Damasio: "Le emozioni usano il corpo come teatro…".
Capita proprio in classe un episodio che ci aiuta a comprenderlo. Entrano due ragazzi di una sezione diversa per dare una informazione.
Una studentessa alla vista dei due e in particolare di uno dei due, scompare dentro il banco. Quando, finita la comunicazione, i ragazzi se ne vanno, la studentessa dai lunghi capelli ricci, riemerge tutta rossa in volto.
I compagni ridono, ma vengono subito bloccati, perché c’è una dimostrazione in corso: la visibilità della grande emozione è espressa in parte dal rossore del viso della fanciulla, rossore che da quel momento avrà il diritto di cittadinanza tra i banchi di scuola.
Poi nella studentessa ci sarà un rientro dell’emozione che la coscienza trasformerà in sentimento.
Era arrivato il momento di parlare specificatamente delle emozioni primarie: paura, rabbia,
tristezza, gioia, disgusto, sorpresa.
Queste inclinazioni biologiche presenti fin dalla nascita e forse anche prima, necessarie alla
sopravvivenza e protagoniste della comunicazione, non sfuggono all’influenza dell’esperienza
personale della cultura.
Proprio nella socializzazione potrebbero verificarsi sofferenze emozionali che potrebbero esprimersi in indifferenza, disinteresse, inattività, comportamenti a rischio per se stessi e gli altri,
disturbi della memoria e del giudizio.
Scrive LeDoux: "Ci vuole igiene emotiva per conservare la salute mentale e i disturbi mentali riflettono per lo più un ordine emotivo infranto".
Ora per i ragazzi è facile collegare i "disordini emozionali" e tanti loro malesseri. Ecco perché mi sudano le mani, ecco perché sbatto gli occhi, ecco perché non riesco a riportare per il cambio un acquisto difettoso e le tante paure sociali: paura di perdere il proprio passato (sindrome di Pollicino), paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri… paura di non poter dire la propria opinione o di non potersi ribellare a qualcosa o a qualcuno etc.
Scrive uno studente di 15 anni: "la paura sociale è quella cosa che primeggia nei nostri cervelli…" Finalmente prendendo coscienza di sé è come se fossero entrati nel loro castello dove la conoscenza scientifica ha sostituito l’elettricità.
Scriveva Pirandello: "E la chiaria cresceva, cresceva…". E poi la neocorteccia.
Ai ragazzi è stata descritta come un casco, termine a loro familiare, che avvolge il cervello con numerose e profonde pieghe e ha anche questo compito meraviglioso: raccogliere tutte le nostre conoscenze, le nostre esperienze.
Però il cervello non può fissare tutti i dati che gli arrivano, sono troppi.
La memoria allora a seconda della qualità e della quantità emotiva del dato in corso, tratterrà il ricordo per una manciata di secondi (memoria sensoriale) o per una ventina di minuti (memoria breve) o per tutta la vita memoria a lungo termine): in questo modo si formerà il nostro sapere.
Le nuove conoscenze li avevano rassicurati e l’autostima era cresciuta.
Il pensiero si intreccia con l’emozione e le emozioni scorrono nel corpo nell’inscindibilità mentecorpo e poi tutta l’unità mente-cervello-corpo può favorire una vita più cosciente e piena e soprattutto nei soggetti in crescita la prevenzione di varie forme di disagio che spesso avvicinano i ragazzi a scorciatoie facili e facilmente disponibili: alcool, droga, piccola criminalità etc.
Ora i ragazzi scrivevano sulla lavagna
relazionare = esistere.
Bibliografia
A.R.Damasio "Emozione e Coscienza"
Adelphi
J.LeDoux "Il cervello emotivo"
Baldini Castaldi Dalai editore
L. Pirandello "Novelle per un anno"
A. Mondatori editore
A.Rumbolo "Io non ti salverò"
Ed. Del Cerro
Sitografia:
Parallel Memories: Putting Emotions Back Into The Brain
A Talk With Joseph LeDoux [2.17.97]
http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html [1]
CNFA - Center for Neuroscience of Fear and Anxiety
www.cns.nyu.edu/CNFA/ [2]
LeDoux Laboratory
www.cns.nyu.edu/home/ledoux/ [3]
António Rosa Damásio
www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27 [4]
Brain and Creative Institute - University of California
www.usc.edu/schools/college/bci/ [5]
Source URL:
http://www.lswn.it/miscellanea/articoli/il_cervello_nella_scuola
Links:
[1] http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html
[2] http://www.cns.nyu.edu/CNFA/
[3] http://www.cns.nyu.edu/home/ledoux/
[4] http://www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27
[5] http://www.usc.edu/schools/college/bci/
Pubblicato da Le Scienze Web News (http://www.lswn.it) - 2000-2009 © LSWN.itcreative
commons by-nc-sa 2.5 ISSN 1827-8922
Una classe aspetta pronta alla difesa di immagine: perché questi incontri? Non siamo mica matti!
Noi non abbiamo problemi!
Di colpo la novità: non sarebbero stati sottoposti a test, né osservati, giudicati, catalogati, ma gli
sarebbe stato offerto un mare di informazioni “scientifiche” sul cervello, dove ognuno avrebbe
potuto attingere a seconda dei propri bisogni, dei dubbi da chiarire, delle curiosità a cui rispondere e con il diritto alla parola.
Sì, gli è stato anche detto che tutto sarebbe avvenuto nel rispetto delle regole di una buona convivenza: l’ hanno trovato un patto accettabile.
E la storia del cervello è iniziata: interessante, veloce, con precisi riferimenti alle funzioni che svolgeva via via che proseguiva nel suo percorso antropologico. (La teoria dei tre cervelli di Paul MacLean: il cervello rettile, emotivo, neocorteccia o cervello pensante).
Un documentario sull’evoluzione umana, divulgato in televisione da Piero Angela, racconta quando l’ uomo pianse per la prima volta alla morte della compagna.
Forse è stato il “vagito” del cervello emotivo, oppure no, ma è stato bello immaginarlo.
I ragazzi stentano a credere che le loro emozioni, a cui non attribuivano né un’esistenza né un nome, abbiano sede soprattutto nel cervello e soprattutto che tutti le abbiano.
"Ah! Si chiamano emozioni!" quelle reazioni a volte chiare, a volte confuse, a volte incontrollabili: scatti improvvisi di rabbia, entusiasmo ingestibile, timidezza insuperabile, paure, desideri "tutto e subito", aggressività esplosiva che spaventa e il bisogno sempre e comunque di comunicare.
… E le emozioni, come si mostrano?
Scrive Damasio: "Le emozioni usano il corpo come teatro…".
Capita proprio in classe un episodio che ci aiuta a comprenderlo. Entrano due ragazzi di una sezione diversa per dare una informazione.
Una studentessa alla vista dei due e in particolare di uno dei due, scompare dentro il banco. Quando, finita la comunicazione, i ragazzi se ne vanno, la studentessa dai lunghi capelli ricci, riemerge tutta rossa in volto.
I compagni ridono, ma vengono subito bloccati, perché c’è una dimostrazione in corso: la visibilità della grande emozione è espressa in parte dal rossore del viso della fanciulla, rossore che da quel momento avrà il diritto di cittadinanza tra i banchi di scuola.
Poi nella studentessa ci sarà un rientro dell’emozione che la coscienza trasformerà in sentimento.
Era arrivato il momento di parlare specificatamente delle emozioni primarie: paura, rabbia,
tristezza, gioia, disgusto, sorpresa.
Queste inclinazioni biologiche presenti fin dalla nascita e forse anche prima, necessarie alla
sopravvivenza e protagoniste della comunicazione, non sfuggono all’influenza dell’esperienza
personale della cultura.
Proprio nella socializzazione potrebbero verificarsi sofferenze emozionali che potrebbero esprimersi in indifferenza, disinteresse, inattività, comportamenti a rischio per se stessi e gli altri,
disturbi della memoria e del giudizio.
Scrive LeDoux: "Ci vuole igiene emotiva per conservare la salute mentale e i disturbi mentali riflettono per lo più un ordine emotivo infranto".
Ora per i ragazzi è facile collegare i "disordini emozionali" e tanti loro malesseri. Ecco perché mi sudano le mani, ecco perché sbatto gli occhi, ecco perché non riesco a riportare per il cambio un acquisto difettoso e le tante paure sociali: paura di perdere il proprio passato (sindrome di Pollicino), paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri… paura di non poter dire la propria opinione o di non potersi ribellare a qualcosa o a qualcuno etc.
Scrive uno studente di 15 anni: "la paura sociale è quella cosa che primeggia nei nostri cervelli…" Finalmente prendendo coscienza di sé è come se fossero entrati nel loro castello dove la conoscenza scientifica ha sostituito l’elettricità.
Scriveva Pirandello: "E la chiaria cresceva, cresceva…". E poi la neocorteccia.
Ai ragazzi è stata descritta come un casco, termine a loro familiare, che avvolge il cervello con numerose e profonde pieghe e ha anche questo compito meraviglioso: raccogliere tutte le nostre conoscenze, le nostre esperienze.
Però il cervello non può fissare tutti i dati che gli arrivano, sono troppi.
La memoria allora a seconda della qualità e della quantità emotiva del dato in corso, tratterrà il ricordo per una manciata di secondi (memoria sensoriale) o per una ventina di minuti (memoria breve) o per tutta la vita memoria a lungo termine): in questo modo si formerà il nostro sapere.
Le nuove conoscenze li avevano rassicurati e l’autostima era cresciuta.
Il pensiero si intreccia con l’emozione e le emozioni scorrono nel corpo nell’inscindibilità mentecorpo e poi tutta l’unità mente-cervello-corpo può favorire una vita più cosciente e piena e soprattutto nei soggetti in crescita la prevenzione di varie forme di disagio che spesso avvicinano i ragazzi a scorciatoie facili e facilmente disponibili: alcool, droga, piccola criminalità etc.
Ora i ragazzi scrivevano sulla lavagna
relazionare = esistere.
Bibliografia
A.R.Damasio "Emozione e Coscienza"
Adelphi
J.LeDoux "Il cervello emotivo"
Baldini Castaldi Dalai editore
L. Pirandello "Novelle per un anno"
A. Mondatori editore
A.Rumbolo "Io non ti salverò"
Ed. Del Cerro
Sitografia:
Parallel Memories: Putting Emotions Back Into The Brain
A Talk With Joseph LeDoux [2.17.97]
http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html [1]
CNFA - Center for Neuroscience of Fear and Anxiety
www.cns.nyu.edu/CNFA/ [2]
LeDoux Laboratory
www.cns.nyu.edu/home/ledoux/ [3]
António Rosa Damásio
www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27 [4]
Brain and Creative Institute - University of California
www.usc.edu/schools/college/bci/ [5]
Source URL:
http://www.lswn.it/miscellanea/articoli/il_cervello_nella_scuola
Links:
[1] http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html
[2] http://www.cns.nyu.edu/CNFA/
[3] http://www.cns.nyu.edu/home/ledoux/
[4] http://www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27
[5] http://www.usc.edu/schools/college/bci/
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Adolescenza. Occhio alle emozioni

Un’esperienza, unica in Italia, condotta in scuole pubbliche (97/98-2006/7) ispirata agli ultimi risultati delle neuroscienze sul cervello emotivo, con studenti di 12/16 anni.
Ascoltiamo le loro esigenze emotive e sarà anche prevenzione contro droghe, alcool, piccola criminalità
Sono entrata a scuola fra gli adolescenti: una massa colorata, vociante, corpi dondolanti su zeppe altissime.
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