domenica 24 novembre 2013

Un gomitolo di concause



“Un  gomitolo  di  concause”
“Un gomitolo di concause”, non è un’espressione mia, ma il titolo intrigante del libro   del grande Emilio Gadda che mi è tornato in mente  guardando le immagini di rovine , devastazioni  dell’ultima alluvione dove la natura  è implosa ed esplosa con spaventosa energia  per ritornare al suo assetto naturale  
. Perché    l’essere umano si è comportato e si comporta da temerario in una realtà ancora piena di misteri e di potenzialità da conoscere?
Ero una bambina ,quando sentivo mio nonno che se doveva costruire qualcosa, un ponticello, una casetta per gli animali  esaminava  la sua terra,il pendio,il ruscello vicino ,dove batteva di più il sole e poi ne parlava in casa  si consigliava con chi ,in paese era stimato un saggio e quando tutto era già stato deciso  era ancora pronto  ad adattare la sua costruzione alla natura qualora ne capisse il vantaggio o lo svantaggio  per sé o per la montagna.
 Lo stesso atteggiamento spesso si usa con i bambini
. Sembrano così forti .imparano in fretta,vanno a gattoni e dopo poco corrono con le    braccine  alzate  per mantenere l’equilibrio
 .La nostra arroganza non si ferma all’apprezzamento fisico ,ma prendendoci i meriti per appartenenza familiare ne tracciamo il profilo psicologico al quale faremo seguire un nostro comportamento che non conosce dubbi."per alcuni anni".
Appena si annuncerà l'adolescenza lo sbigottimento:" Non so più chi è mio figlio non lo conosco!"
E allora,  quando va bene,  non si tampona subito con il farmaco se non ha già provveduto l'adolescente con l'assunzione di droghe si inizia a srotolare il"gomitolo di concause".
Si rimane sorpresi  di quante  e quali aggressioni è stato vittima un giovane  soggetto dall'ambiente e quanti segnali di malessere  sono stati  inviati alla famiglia ,alla scuola ai quali non è stato dato sufficiente ascolto ed attenzione.
Così come vediamo franare le montagne,  paesi travolti dal fango così potremmo supporre le devastazioni che sono state compiute in un soggetto soprattutto nei primi anni di vita
.Oggi il percorso scientifico ci da molte informazioni ,molte conoscenze che se sono importantissime nella prevenzione spesso  nel soccorso tardivo   necessitano di tanto, tanto tempo e non sempre possono garantire un pieno successo
Umiltà e conoscenza non sono due "brutte parole".
Dott.ssa Adriana Rumbolo

domenica 10 novembre 2013

La Personalità Creativa o Iper Empatica

La personalità Creativa o Iper Empatica

Si dice che gli artisti siano creativi… e per questo di solito pronunciando la parola creatività siamo portati a pensare alle arti tradizionali, musica, teatro, pittura, ecc.. Ma il termine creatività ha in realtà un significato molto ampio e, se è vero che un artista è un creativo, non sempre un creativo è un artista.
La creatività è la capacità di osservare le cose da punti di vista sempre diversi, cioè di inventare soluzioni e strategie nuove per risolvere i problemi.
Tutti i problemi.
La creatività è strettamente imparentata con l’empatia.?!
E che cos’è l’empatia?
L’empatia è la capacità di mettersi nei panni di un altro e di interpretare la realtà utilizzando i suoi codici e la sua esperienza. Essere empatici significa saper vedere il mondo con gli occhi di qualcun altro, cioè con occhi diversi dai propri.Creatività ed empatia sono due abilità intimamente correlate, infatti entrambe consentono una poliedricità nella interpretazione della realtà.
L’empatia favorisce lo sviluppo della creatività, perché vedere il mondo secondo punti di vista ed esperienze differenti stimola la creatività.
E la creatività favorisce lo sviluppo dell’empatia, infatti bisogna essere molto creativi per poter momentaneamente abbandonare la propria esperienza di vita e calarsi in quella di un altro bambino Alcuni bambini nascono con una spiccata capacità creativa ed empatica.
Questi bambini già da molto piccoli si mostrano capaci di grande empatia, cioè sanno percepire con chiarezza i sentimenti altrui e li vivono come se fossero i propri.
Sono bambini che sentono in loro stessi gli stati d’animo di tutti quelli che hanno intorno… ma, essendo bambini, non possiedono ancora tutti gli strumenti cognitivi necessari per comprendere la realtà.
Questi bambini sono dotati di una grande capacità empatica molto precocemente, forse troppo precocemente, quando ancora non possiedono l’esperienza necessaria per differenziare agevolmente le proprie emozioni da quelle di un altroDurante il primo anno di vita l’attaccamento alla mamma fa sì che il bambino viva in simbiosi con lei. Cioè percepisca sé stesso e la mamma come un tutto indifferenziato, entrambi sono un tutto unico.
L’egocentrismo inoltre fa sì che il piccolo si senta unico al mondo. La mamma è tutto il suo mondo e perciò lui e il mondo sono la stessa cosa.E’ già molto difficile per ogni bambino imparare a differenziare le proprie emozioni ed imparare a dar loro un nome, per un bambino iper empatico diventa ancora più difficile!
Egli infatti dovrà fare i conti non solo con i suoi umori, ma anche con quelli degli altri ( della mamma certamente).
Questa particolare situazione ingenera una pesante confusione nella comprensione della realtà.Facciamo un esempio:
un bambino di circa otto mesi piange perché ha fame. La mamma lo prende in braccio e lo allatta mentre guarda un film giallo e di conseguenza vive un’emozione di tensione e di paura.
Il bambino iper empatico vivrà contemporaneamente alle proprie emozioni di benessere, sicurezza e sazietà derivate dall’allattamento, anche le emozioni della mamma e perciò potrà sentirsi teso, impaurito e in pericolo, proprio come se qualcosa di brutto dovesse accadere da un momento all’altro.La contemporaneità di due stati d’animo così antitetici provoca nel bambino un’ulteriore vissuto di confusione e di instabilità emotiva che il piccolo potrà manifestare immediatamente diventando nervoso ed irrequieto o, più tardi, somatizzando difficoltà digestive ed intestinali o, ancora più tardi, diventando confuso sulla definizione dei propri sentimentl’infanzia della personalità iper empatica e creatiLa capacità empatica se non viene adeguatamente riconosciuta crea sempre notevoli difficoltà, soprattutto durante l’infanzia.
I bambini iper empatici hanno bisogno di genitori capaci di aiutarli a capire come funziona l’empatia. Genitori che li aiutino a distinguere le proprie emozioni da quelle che sperimentano come proprie, ma che, viceversa, appartengono agli altri.
Infatti sentire in sé come se fossero propri, i sentimenti degli altri, fa si che sia difficile distinguere con chiarezza i propri stati d’animo e di conseguenza i propri bisogni, soprattutto per un bambino piccolo.
Si creano così delle trappole psicologicheVediamo un esempio:
la maestra di Roberto, Ada, arriva a scuola agitata e nervosa perché durante il tragitto ha litigato con suo marito. Mentre spiega la lezione, pensa che vorrebbe separarsi e si sente sempre più in collera e nervosa.
Ada ama il suo lavoro e vuole molto bene agli alunni. La sua etica professionale le impone di essere gentile e amorevole anche quando non è nelle condizioni emotive migliori, perché i bambini non hanno colpe e non devono subire le conseguenze dei suoi personali stati d’animo!
Così Ada nasconde il suo malumore e si sforza di apparire calma e amorevole come sempre.Ma, ahimè, nessun sentimento può essere nascosto ad un bambino iper empatico…Il piccolo Roberto, di 6 anni ½, si avvicina tutto orgoglioso per mostrarle un disegno che ha fatto a casa apposta per lei.
Ada fa del suo meglio per ammirarlo e lodarlo adeguatamente, ma Roberto durante quello scambio non riesce a sentirsi bene, nonostante stia ricevendo parole di elogio… al contrario, inspiegabilmente, la maestra lo rende sempre più agitato e nervoso.Roberto torna al banco e, senza motivi apparenti, comincia a provocare il suo compagno sino a scatenare un vero e proprio litigio a colpi di righello. A questo punto la maestra si innervosisce (ma non era già nervosa ?) e interviene severamente a separare i due bambini, scaricando così una parte del suo personale nervosismo.
Il piccolo Roberto, per punizione solo nel banco, piange in silenzio e non capisce cosa gli sia successo. Aveva lavorato tutto il pomeriggio di ieri a quel disegno perché voleva piacere alla maestra e farla contenta… e invece è riuscito solamente a renderla furiosa!!!
uello che Roberto non può comprendere è che proprio diventando cattivo è riuscito perfettamente nel suo intento di far felice la maestra. Perché Ada, con una parte di sé censurata e rimossa, è stata contenta di potersi arrabbiare. Urlare contro qualcuno era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento Roberto è un bambino iper empatico e sente istintivamente i bisogni degli altri insieme ai propri, li avverte in sé come se fossero i suoi e si comporta di conseguenza.

Senza rendersene conto cerca un modo per soddisfarli entrambi. Non sa distinguerli perché per un iper empatico i bisogni degli altri sono come i propri!Questi bambini amano con una intensità maggiore e per loro diventa realtà: “ama il tuo prossimo come te stesso”.
Sono bambini capaci di provare sentimenti molto intensi e, per questo, vanno seguiti ed aiutati durante l’infanzia in modo che da adulti possano manifestare senza paura la loro grande capacità di amare.
Perché l’amore è la ragione per cui tutti viviamo e perché l’amore ci rende vulnerabili e senza protezione quando viene frainteso o non compreso.
I bambini iper empatici sono capaci di grandi gesti d’amore, gesti talmente grandi da non essere facilmente capiti…Nell’esempio,
il grande amore che Roberto nutre verso la maestra lo spinge a sacrificarsi per lei, fino al punto di diventare cattivo e buscarsi una punizione, pur di aiutarla a liberarsi del suo malumore!
E’ la maestra che si sente agitata e nervosa per la litigata avuta col marito, ma il bambino sente in sé stesso proprio quei sentimenti e mosso dal bisogno di far felice la maestra finisce per fare la cosa più giusta per lei, farla sfogare e permetterle per un momento di non essere “buona ed amorevole”, ma arrabbiata!
Ada ha bisogno di urlare… e Roberto glielo consente!
Glielo consente perché la ama.
E la ama fino al punto di rendersi cattivo.
Fino a diventare sgradevole per lei.
Fino a farsi punire…Così ama un iper empatico.
Senza riserve.Come se stessoE se nessuno glielo spiega si comporta istintivamente nel modo giusto, ma questo, spesso, appare sbagliato!
Come fa la maestra a immaginare che Roberto sente dentro di sé i sentimenti che lei stessa si sta sforzando di non sentire?
Eppure…
nessun sentimento può essere nascosto ad un iper empatico!
Egli sente dentro. Roberto desiderava ardentemente far contenta la sua maestra e per accontentarla ha sacrificato il suo desiderio di piacerle.
Per poterle piacere, infatti, avrebbe dovuto farla contenta.
Per farla contenta doveva permetterle di sfogare quel malumore che la tormentava e che lei faticosamente cercava di nascondere.
Perché Ada potesse sfogarsi occorreva un colpevole… qualcuno contro cui urlare.Adesso Roberto si sente confuso, colpevole e cattivo.
Soltanto l’intervento di un adulto capace di riconoscere la sua iper empatia potrebbe aiutarlo a star meglio con se stesso.Vediamo come:
Ada si avvicina al bambino, lo consola… e poi lo ringrazia!
“Grazie Roberto, non so proprio come tu abbia fatto a capirlo, ma stamattina mi sentivo molto nervosa e avevo bisogno di arrabbiarmi.
Adesso mi sento meglio… però mi dispiace che voi due abbiate litigato e che tu sia così triste.”
Rivolta alla classe“Bambini, non vi capita mai di aver voglia di arrabbiarvi con qualcuno ? …e cosa fate quando vi succede?” ecc..L’iper empatia è una grande capacità di amare, è un bellissimo talento ma, come tutti i talenti, va curato e coltivato.
Solo grazie all’intervento di un adulto capace di comprendere sé stesso e le proprie emozioni, e in grado di condividere queste emozioni con gli altri senza vergognarsene, Roberto potrà imparare a capirsi e a vivere con pienezza la propria capacità di amare.
Senza confondersi.
Senza colpevolizzarsi.
Senza vergognarsi di sé stesso.
Ma soprattutto, potrà permettersi di scegliere se e quando diventare la stampella emotiva di un altro.
Carla Sale Musio






















Emozioni, sistema immunitario e salute umana

Emozioni, sistema immunitario e salute umana. Esiste una vasta letteratura clinica che documenta come lo stress cronico possa avere profonde ripercussioni sulla salute. Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che lo stress possa aumentare la predisposizione di un individuo all’insorgenza di malattie autoimmuni, infettive, neoplastiche. Nonostante alcuni risultati interessanti, rimane poco chiaro quanto lo stress, e in particolare lo stress cronico, renda un individuo più vulnerabile a malattie che, in circostanze normali, sarebbero efficacemente combattute dal sistema immunitario

venerdì 8 novembre 2013

Provare emozione nel fotografare le emozioni

Le due cose spesso coesistono e non si escludono affatto.
Attraverso la macchina fotografica è possibile trasformare le introspezioni visive in immagini, è possibile fissare l’anima e l’energia. Questo grazie alla luce, quella che cade ed illumina le piccole cose della vita di ogni giorno, quella che nella fotografia è necessario rincorrere sia come energia vitale che come elemento indispensabile.
Quanta luce c’è e da quale angolo viene emanata?
Deve essere soffusa o più intensa?
Cosa scatena più emozioni, Il buio o la luce?
Solitamente, meno luce suscita più emozioni. La luce soffusa la associamo al romanticismo, ai sentimenti teneri, mentre l’altro spettro delle emozioni è stimolato da grandi quantità di luce.Un tempo nei vecchi film il regista faceva una forma squadrata con le mani ed osservava la scena attraverso di esse. In questo modo, non stava solo studiando la composizione e la cornice, ma anche il quantitativo esatto della luce che sarebbe caduta sulla scena. Quanti trucchi nuovi e del passato! Credo che in fotografia non si smetta mai di conoscere e di imparare sull’uso appropriato e sulla ricerca della giusta luce. Una modella, un buon maestro tanta passione e tanta modestia, sono gli elementi indispensabili, per cercare di avvicinarsi sempre di più alla fotografia con la F maiuscola.

Dottor Antonio Porcelli

rodney Smith