sabato 31 gennaio 2015

così le cellule della pelle riparano il cervello






Con staminali adulte "ringiovanite" e riprogrammate sarà forse possibile curare la sclerosi multipla. A scoprirlo è stata l'équipe di Gianvito Martino del San Raffaele di Milano







L'équipe di Gianvito Martino del San Raffaele, autori della scoperta.
La prospettiva è entusiasmante:  prelevare da un paziente con sclerosi multipla una certa quantità di cellule staminali cutanee, riprogrammarle fino a farle tornare “bambine” (ossia non specializzate nel fare la pelle, ma pronte a fare qualsiasi altro tessuto) e reinserirle nel cervello dove, come operaie versatili e veloci, riusciranno a riparare il danno causato dalla malattia.
Un primo passo decisivo verso questo traguardo è stato compiuto oggi (ed è stato pubblicato sull’ultimo numero di su Nature). L’équipe guidata dal neuroscienziato Gianvito Martino all’ospedale san Raffaele di Milano, in collaborazione con il gruppo di Elena Cattaneo all’Università di Milano, è riuscito a trapiantare nel cervello di topi con sclerosi multipla staminali  “adulte”, ottenute dalla pelle degli animali (dai fibroblasti, per amore di precisione) e ritrasformate in staminali cerebrali; una volta arrivate nel cervello, le staminali hanno cominciato a ricostruire la mielina, la guaina che ricopre e protegge i neuroni e che, nei malati di sclerosi multipla, è danneggiata.
Le ricerche sull’uso delle staminali in malattie neurodegenerative sono numerose, lo studio italiano è importante perché conferma che queste cellule possono essere trapiantate in vivo e, in malattie di tipo infiammatorio come la sclerosi multipla, hanno un grande potenziale terapeutico.
«Con un cocktail particolare di molecole, abbiamo riprogrammato le cellule staminali adulte e le abbiamo trapiantate nel cervello di topi che avevano una paresi delle zampe posteriori» spiega Martino, autore dello studio. «Le staminali sono andate in giro, attirate dalle zone cerebrali infiammate, quelle in cui la mielina è danneggiata. E qui hanno iniziato a ricostruire la mielina, stimolandone la crescita e l’espansione. La mielina è tornata così a riavvolgere i neuroni, che hanno ripreso la loro funzionalità».
Per capire: i topi, che prima erano paralizzati sono tornati a muoversi (di immobile è rimasta solo la coda).
In futuro, se tutto andrà come previsto, la terapia cellulare potrà essere, per i malati di sclerosi, una nuova possibilità di cura: l’idea è quella di prelevare un po’ di staminali della sua stessa pelle (quante ce ne stanno in un ago) e ritrapiantarle tramite una puntura lombare. I momenti per sfruttarne l’efficacia, secondo Martino, potrebbero essere due: durante le fasi di ricaduta della malattia (che procede per periodi di remissione e riacutizzazione), in modo da ridurre il più possibile il danno ai neuroni; o quando il neurone è “denudato” dalla sua guaina protettiva, la mielina, ma non ancora morto e in grado, se stimolato, di riprendere a funzionare.

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di F. Q. | 30 gennaio 2015

cellule staminali 675
Scienza
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Gabriella Greison

di Gabriella Greison

Giornalista e scrittrice
Scienza