martedì 9 novembre 2010

La famiglia nella scuola

Desideravo molto aprire un dialogo anche con la famiglia che spesso è vittima di due pregiudizi molto estremi.
Da una parte è colpevole di tutto e tutto quanto avviene di sbagliato le è attribuito; dall'altra gode di onnipotenza, per cui quando c'è un problema tutti dicono: "lo deve risolvere la sua famiglia" (mi sembra, senza neanche forzare troppo, che in questo ci sia una contraddizione).
Non esiste la famiglia ideale
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Freud disse che l'adolescente voleva credere alla famiglia perfetta.
La famiglia assolve la sua funzione, ed è già un miracolo, quando riesce a creare tra i suoi componenti un buon relazionare e quando si ricorda che è il primo "tribunale dei ragazzi", quindi non dovrebbe eccedere mai in critiche e pregiudizi.
Volevo solo incontrare la famiglia con la sua umanità, al di fuori dei ruoli. Quando ho chiesto degli incontri con i genitori, insegnanti di buona volontà hanno cercato di organizzarli.
Sempre con piccoli gruppi, una classe alla volta.
Non amo le mega-riunioni dove ci sono facilmente le grandi confessioni, le grandi colpevolizzazioni, le grandi assoluzioni.
Abbiamo avuto incontri molto informali, da genitori.
Nonostante questi miei consigli la famiglia rimane sempre un po' reticente.
Ci sono stati anche genitori che mi hanno risposto: "non accetto di portare mio figlio da nessun esperto e in nessun centro, perché questo sarebbe un fallimento ai miei occhi , agli occhi del vicinato, agli occhi dei parenti, ma se, se ne occupasse la scuola, sarei pronto a collaborare". Questa è una risposta da valutare!
La famiglia rifiuta spesso che un ragazzo entri in un centro di igiene mentale, ma se fosse il centro di igiene mentale o un consultorio a far parte della scuola, con l'indicazione di approfondimento psicopedagogico per i disordini relazionali, credo che molti genitori e molti ragazzi l'accetterebbero.
Quest'anno in un incontro in una scuola media, delle mamme mi hanno fatto una richiesta molto importante e molto saggia.
Mi hanno detto: "ci dia informazioni per educare i nostri figli maschi a essere meno dipendenti, più autonomi, insomma meno mammoni".
A quella riunione erano presenti 28 mamme e 2 papà.
Le ho guardate, incredula, era la prima volta che delle mamme mi facevano questa richiesta. Ricordo che un anno prima, a un congresso presso l'Aula Magna dell'Università di Firenze, in piazza San Marco, una congressista a conclusione della sua esposizione, disse che bisognava stare attenti alla crescita della centralità della figura femminile.
Quella frase suscitò molte reazioni e alcune presenti chiesero una spiegazione.
La congressista non rispose, forse aveva finito il tempo a disposizione.
Io penso che la frase era stata detta in modo incompleto.
Specialmente nell'adolescenza, ma anche prima, la figura materna per tanti motivi (amor di pace, necessità varie, padre che svicola) si occupa da sola del compito educativo dei figli, anche di quello sessuale; non pensa che potrebbe trasmettere un modello femminile.
E' stato molto importante che queste mamme facessero questa richiesta a scuola, ribadendo la loro fiducia nell'istituzione.
I genitori chiedono, vogliono essere informati.
Penso che ne abbiano diritto.
Dott.ssa Adriana Rumbolo

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