mercoledì 28 dicembre 2016

la creatività e i programmi scolastici



Dove nasce il pensiero creativo? Quando si realizza un progetto creativo, che parti del nostro cervello si mettono in funzione?Siamo tutti a conoscenza del fatto che l’emisfero sinistro del nostro cervello è quello analitico, logico, pratico e organizzato; mentre l‘emisfero destro è quello più creativo, emozionale, istintivo, spirituale e sensibile.

Alcuni neuroscienziati moderni hanno provato a indagare quello che realmente accade nel nostro cervello durante un processo creativo e sono giunti alla conclusione che la suddivisione dei due emisferi è molto riduttiva.La creatività non comporta una regione o un solo singolo lato del cervello: i due emisferi lavorano insieme per generare immaginazione e fantasia.
Tutte Le Regioni Del Cervello Lavorano Come Una Squadra Per Gestire Il Pensiero , secondo della fase e del compito che si va a sostenere, le regioni del nostro cervello si muovono per gestire l’attività in questione.
Non esiste più la suddivisione destro e sinistro, perché vengono toccate differenti aree del cervello che si trovano in entrambi gli emisferi. L’emisfero più razionale interagisce con quello creativo mettendo in moto una serie di reti cerebrali che cooperano insieme per raggiungere uno scopo comune.
Queste scoperte nel campo delle neuroscienze è molto importante, non solo perché è una novità assoluta dal punto di vista scientifico, ma è anche un aiuto valido per chi lavora tutti i giorni con la creatività.
Sapere che le regioni del cervello cooperano assieme per generare il processo creativo permette una migliore collaborazione all’interno di un team produttivo: il disordine del processo creativo e delle attività cerebrali dinamiche può essere gestito in modo più razionale e preciso per dare forma ad un progetto vincente.
La collaborazione di differenti cervelli, che utilizzano tutte le reti cerebrali possibili per generare idee, è uno strumento forte e determinante per lo sviluppo del pensiero creativo e per la creazione di opere importanti dal forte impatto emotivo e visivo.
Ho chiesto aiuto a importanti neuroscienziati per avere sostegno alla mia teoria.

Fin dai primi ricordi della mia infanzia sono chiare le immagini di tutto ciò che vedevo:osservavo con grande interesse e stupore tante foglie diverse per colore e forma in pochi metri;la comunicazione frenetica e logica delle formiche necessaria nella loro operosità, mi soffermavo per lungo tempo in trepida attesa che i girini che popolavano le pozze di acqua più tiepida, vicine al fiume, si trasformassero in rane.
Giorno per giorno seguivo tutto il percorso mutevole delle piante e poi lo sguardo si alzava al cielo che mi appariva sempre diverso ma stranamente conosciuto.
E poi gli insetti, il volo degli uccelli le piene e le secche del fiume e in tutto questo tante persone che lavoravano usando vari arnesi utili e creativi
Poi tante altre percezioni di odori di colori di clima
Giocavo spesso con amici e quando si presentava una difficoltà tutti pensavamo finchè
uno/a esclamava :"Mi è venuta un'idea!"
La coscienza e la sicurezza di poter trovare spesso la soluzione giusta dava un senso di benessere e agiva da blando ansiolitico
Quando la mattina entravo a scuola avevo la sensazione di non potere usare in quel luogo, il bagaglio delle conoscenze frutto delle scorribande a contatto con la natura, scompariva la sicurezza di una soluzione a portata di mano e l'ambiente intorno da ansiolitico diventava ansiogeno.
Sicuramente nelle scuola qualcosa sta cambiando ma le notizie non sono confortanti.in molte classi muretti separano ancora rigidamente una materia dall'altra ma come si è scritto prima: la collaborazione di differenti cervelli, che utilizzano tutte le reti cerebrali possibili per generare idee, è uno strumento forte e determinante per lo sviluppo del pensiero creativo e per la creazione di opere importanti dal forte impatto emotivo e visivo..
dott.ssa Adriana Rumbolo

lunedì 21 novembre 2016

La guerra dei sessi, o guerra dei poteri

Violenza contro le donne, la radice sta nella guerra fra i sessi.
Questo il titolo di un articolo sul Fatto Quotidiano il 27 novembre 2016.di Nadia Somma.
Per me, è stato come quando si getta un sasso nello stagno e si formano tanti cerchi ,  così nel mio cervello ci sono state tante risposte sollecitate da quel titolo .
Ho pensato: non è accettabile la guerra fra i sessi o perlomeno non  ininterrottamente;  può durare un  periodo breve, un periodo medio, ma prima o poi ci deve essere una conciliazione.
 Tante volte   le storie di vita di cui vengo a conoscenza  mi fanno pensare che tutto quello che l'uomo e la donna hanno costruito  da quando hanno deciso di mettere su famiglia con regole precise , potere  al maschio  , tanti pregiudizi sessuali.,  forse non è stato un bene per nessuno
Inoltre tutto farebbe sospettare   che la nostra specie  non è propensa alla monogamia come altre specie di animali.
 Quando un uomo e una donna si incontrano al di là del fantomatico libero arbitrio, a volte madre natura attiva la loro chimica dell'amore perché ci tiene molto alla continuazione della specie: i due saranno soggetti a effetti di  sostanze, come adrenalina, ossitocina testosterone per l'uomo,  estrogeni per la donna,  endorfine e ogni volta ci potrebbe essere la possibilità dell'aumento degli abitanti sulla Terra.
 È naturale che l'innamoramento piaccia a tutti, è un momento un giorno un mese di vita l'unico in cui si può usare il termine felicità e tutto intorno a noi diventa possibile, realizzabile e  prevale il bene sul male.
Sembra però che questi momenti così intensi in cui la chimica si adopera nel modo migliore perchè l'incontro avvenga  nei due soggetti poi  le  finalità  siano diverse..
Mentre nella donna, anche a livello inconscio c'è sempre la maternità e  tutto l'organismo ne è coinvolto , nell'uomo la finalità è quella di donare il suo seme per contribuire alla fecondazione quindi potrebbe rimanere più limitata al suo organo sessuale
Finito l'atto ognuno dei due la penserà di nuovo in modo diverso
.Ricordo che quando chiedevo agli studenti:"qual è il momento della verità in un rapporto sessuale?"la risposta compatta era:"il dopo"!
Soprattutto la donna rimprovera al maschio  di deluderla di non fare niente per realizzare i sogni, le aspettative della compagna e di comandare..
E l'uomo pensa:"Come sono complicate le donne!Ma che cosa vogliono?
Spesso abbiamo due soggetti molto immaturi che non conoscono se stessi ,non conoscono il o la compagna,  non hanno piena coscienza di quello che fanno.
In questi casi , cosa si fa?non si riflette su se stessi , ma si cerca  frettolosamente un/una colpevole seguendo la scia dei  pregiudizi che hanno attraversato i secoli
Se vogliamo accettare questa ipotesi, dobbiamo pensare quali difficoltà affrontano gli uomini e le donne nell'ostinarsi a formare una famiglia di tipo monogamico che si reggerà su pregiudizi,  sul potere patriarcale sui tradimenti, sui sensi di colpa e per questo patto sociale così complesso e ancora incomprensibile  potrebbe nascere la guerra dei sessi forse perché non c'è la conoscenza di quello che siamo.
Se fossimo più umili, più vicini alla natura ci capiremmo meglio e non creeremmo delle aspettative impossibili da realizzarsi.
La guerra dei sessi o de poteri l'abbiamo creata e la portiamo avanti noi nutrita soprattutto di pregiudizi e di prevaricazione maschile che non avrebbe necessità di esistere .
Il sesso ha dei tempi e dei modi che la natura ci dà come corredo alla nostra nascita.
Perchè non ne approfondiamo la conoscenza e patteggiamo?
E se ci conosceremo meglio , ci rispetteremo, ci vorremo più bene e sulla porta di casa scriveremo la famosa frase  con la quale Dostojeski termina la sua importantissima novella "La mite"
Nel racconto dell’autore traspare l’amore e l’impossibilità di rivelare i propri sentimenti, il confronto tra il bene e il male
.Gli uomini sono soli, e intorno a loro il silenzio – questa è la terra!
"Uomini, amatevi l'un l'altro" – 
 Nella scuola poi con gli adolescenti e inutile anche  usare la parola desiderio nella sessualità perché per loro è una parola completamente sconosciuta forse per la velocità del mercato globale,  con grande danno per un approccio d'amore   perchè   senza rispettare  il tempo del desiderio le sostanze chimiche necessarie perché l'incontro sia coinvolgente e qualche volta, perchè no,   anche duraturo nel tempo. non potranno operare bene.
Ma ripeto anche il timore che , scomparso l'amore,, sia rimasta solo una guerra di poteri e nei conflitti di potere la violenza è inevitabile..Dott.ssa Adriana Rumbolo

buona sessualità!



Disegno di un'adolescente.
Le parole avevano fatto un passo avanti , per il corpo ci sarebbe voluto ancora tempo, ma le istituzioni scolastiche imposero che calasse il silenzio.
dott.ssa Adriana Rumbolo

giovedì 10 novembre 2016

Ancora donne a metà

Credo che ormai da molti anni si continui a parlare di donne uccise violentemente proprio dall'uomo che gli era più vicino: marito, compagno, amante,.
Ho sentito i salotti buoni della società mediatica dove gli invitati, tutte persone eccellenti hanno parlato, disquisito, cercato di stupire, ma non ho mai sentito dire che quando una donna, spesso molto bella, viene uccisa quello non è altro che il finale materiale perchè  quella donna nel suo sentire più profondo era già stata uccisa nel percorso precedente al fatto e  spesso proprio da quei familiari che ora la piangono e chiedono vendetta.
Forse è difficile per molti pensare che uno può esistere in apnea emotiva, affettiva,  sessuale, avere un percorso di studi, avere un figlio, senza mai  avere coscienza di sé completamente.
Troppo spesso ho sentito storie specialmente di donne che quando andavano a scavare nel più profondo del loro passato riferivano:  di  non essere mai state se stesse ,  di fare quello che gli altri gli dicevano di fare, di essere come gli altri le dicevano di essere, era come se camminassero per il mondo presenti fisicamente ma lontane molto lontane in una confusione di sentimenti di emozioni dove spesso si sentivano colpevoli di quanto le accadeva mentre gli altri erano tutti bravi, 
Erano rimaste  bambine  nel senso più triste e più svuotato della parola.
Ecco io penso che alcuni uomini che hanno disturbi, disagi psicologici emotivi, affettivi, sessuali gravi percepiscano questo tipo di donna  che gira ignara nel mondo senza esistere.
È una preda facile.
Basta una comune corte da commediante e arrivare subito a un legame che abbia una ufficializzazione  ma non una ufficializzazione civile o nella società una ufficializzazione del potere , maschile per agire su quella donna senza riguardo senza rispetto e poter fare a lei qualsiasi tipo di violenza: lei non si ribellerà
. In una classe avevo una studentessa 15 anni molto carina e anche molto simpatica  chiamava il padre col nome della sua professione ad esempio il medico l' ingegnere, il professore e faceva anche  disegni che davano  messaggi
  Appariva piena di vita ,  allegra e anche molto piacente .
Un giorno  disegnò   un albero  dove la chioma era piena di foglioline forse 200 tutte perfettamente uguali l'una all'altra senza che ci fosse il minimo spazio fra l'una all'altra :sotto quelle foglie nascosti c'erano i suoi problemi ed erano tanti
. Cominciò a parlarmi del padre del rapporto rapporto difficile di lei che si ribellava e si accontentava anche delle botte pur di sentire una comunicazione con lui .
Chiesi di parlare con sua madre, una donna molto per bene, educata e gentile la quale in un sublime eroismo di madre mi disse: è vero che mio marito picchia spesso mia figlia violentemente ma io per difenderla mi metto in mezzo a costo di prenderle anch'io
In quel momento sentii il bisogno di chiarezza che spesso non  può essere associata alla diplomazia e le risposi che lei condividendo le violenze rivolte alla figlia non faceva altro che dimostrarle l' estrema debolezza sua e della donna a un uomo che non valeva niente
Non le insegnava a difendersi , ma a subire
. Prosegui, lei ha un buon  lavoro ci pensi bene,   parli con suo marito,  chieda aiuto  a una consulenza familiare e prenda la decisione migliore per sé e per la figlia .
 Molte donne sbagliano perché si dibattono,  vogliono trovare una loro strada il riconoscimento dei  diritti che la natura gli ha dato , ma la società dei maschi più immaturi non  glielo permette e  ogni volta che la donna alza la testa viene ricoperta da  montagna di di tabù e pegiudizi  e purtroppo anche molte donne collaborano a questo, in fondo eliminano una rivale .
Non diciamo più che la donna appena picchiata deve andare a denunciare ma le venga insegnato che  non deve mai accaderle  di essere picchiata,  ma potrebbe accadere se fin da bambina non fosse stata ascoltata , non fosse esistita in famiglia per  regole assurde,:  non parlare perché sei piccola,  assomigli proprio a tutti i parenti dell'altro coniuge, è se una bambina usa la ribellione a soli due anni   perchè non sa ancora comunicare bene quello che vuole e la ribellione è una delle forme in cui si cade facilmente quando non ci sentiamo capiti ,  allora le punizione soprattutto perchè quando non controlliamo un bambino psicologicamente ,ne  abbiamo paura e poi c'è l'immagine sociale da salvare.
; Ricordo che mia madre quando cercavo di spiegarle il mio pensiero diverso dal suo, . mi diceva tu" mi sfidi", 
Dopo anni ne abbiamo riso insieme ma in quel momento quando avevo sette,  otto anni pensavo: che cosa vuol dire sfidare solo perchè osavo dire la mia opinione il mio parere,  osavo intervenire in un discorso dei grandi in maniera corretta quella era una sfida perché il bambino esisteva solo nel catalogo dei giornali di moda per bambini e resiste sempre  la leggenda che il bambino deve essere felice e grato agli adulti.
 Allora sarà un bambino buono sarà un bambino che non sfida nessuno ma un bambino che non sfida nessuno sarà una bambina poi picchiata e  se percepisce   che sta andando verso la sua fine  non saprà  fuggire.
.Quando le femministe iniziarono un lunghissimo e difficile percorso per modificare la loro situazione in famiglia e nella società hanno fatto tante cose buone.
Penso che quel cammino iniziato con tanto entusiasmo ha trovato molti ostacoli e la donna non abituata al potere ha perso tempo in aspetti esteriori non sempre molto importanti.
 Quando è iniziato il momento delle femministe non si conoscevano ancora o perlomeno non erano affatto diffuse le neuroscienze
. È vero abbiamo la percezione, abbiamo il buon senso, abbiamo la sensibilità, abbiamo l'empatia ma non avevamo ancora delle prove certe perlomeno,  chiamiamole scientifiche,  di che cosa accade nel nostro cervello quando facciamo,  subiamo una determinata azione quando conduciamo un certo tipo di vita dove la nostra personalità non riesce ad esprimersi e spesso cade nella psicosomatica che gli uomini usano per dimostrare quanto è debole e fragile la donna e come ha  bisogno della sua forza per essere guidata nella vita.
 Sono passati molti anni,  ora noi abbiamo qualche certezza, è il momento di cominciare a parlarne. Non ci si emancipa solo portando una minigonna ma soprattutto ci si emancipa nell'uso del si è del no  per gestire bene i nostri meccanismi difensivi che sono la nostra prevenzione.
 Una bambina deve,  non dovrebbe,   imparare  ad avere coscienza di sé rispetto di sé e non permettere a nessuno di invadere il suo spazio soprattutto lo spazio emotivo affettivo sessuale.
Una mia studentessa di 14 anni ha scritto che quando una arriverà a dire il si o il no guardando negli occhi l' uomo che vuole imporre qualcosa e potrà esprimere la sua opinione allora si sentirà alla pari nella società con gli altri e invece molte ragazzine,  molte adolescenti ancora credono veramente, non  è uno scherzo ,credono veramente nel principe azzurro credono veramente che solo l'uomo sia in grado di risolvere i loro problemi,
Molti uomini hanno meno forte il desiderio del potere in tutta la vita della donna e vorrebbero essere anche loro più umanizzati.
  Uomini e donne devono imparare a conoscersi a conoscere i limiti che devono rispettare nei loro rapporti fin da piccolissimi a volersi bene  nel rispetto ad amarsi sempre con rispetto perché ogni individuo ha diritto a essere rispettato uomo o donna che sia bambino o adulto, vecchio o giovane..
  Sentirsi  rispettati vuol dire vivere meglio un amore,  vivere meglio la sessualità vivere meglio la vita non si va verso la serenità , se non si si cerca di migliorare la qualità della vita quando è possibile.
 Vorrei terminare con la bellissima frase di Dostoevskij alla fine della sua novella "La mite" uomini amatevi ,  uomini e donne amatevi  perché nella vita siete soli!
dott.ssa Adriana Rumbolo

domenica 30 ottobre 2016

La femminilizzazione dell'uomo

, La femminilizzazione dell'uomo

Tra pochi giorni sarà possibile trovare in libreria un volume, scritto da una giornalista, che tratta l'argomento sulla possibile femminilizzazione dell'uomo.
Come donna è un argomento in cui non mi sento molto preparata; forse se parlassi delle ultime espressioni dell'evoluzione femminile, allora potrei avere qualche opinione e di riflesso, inevitabilmente coinvolgere anche il maschio.Ci provo.
La donna negli ultimi decenni ha vissuto in condizioni sociali non facili, di grandi responsabilità lavorative e quando un marito ritornava a casa spesso pensava che lei avesse fatto poco e niente. Quando vide a teatro per la prima volta” Casa di bambole “di Ibsen restai molto perplessa e ammirata del coraggio e della chiarezza introspettiva della protagonista.
Lei dopo essere riuscita a comprendere e dividere il ruolo di madre da accudimento da madre nella realizzazione più profonda della sua vita, prende la decisione di andarsene per pensare a se stessa per crescere, per prendere più coscienza di sé e forse un giorno anche ritornare..
Il marito non riesce a comprenderla, anzi pensa che sia un'ingrata, lui ha cercato di prevenire quelli che pensava fossero i suoi desideri' le sue aspirazioni e poi con la maternità pensava che sua moglie fosse una donna completamente appagata.
Da pochi  anni non ci sono più le "separazioni per colpa" dove la donna subiva una decisione del giudice senza tanti accertamenti e su una presunta infedeltà,era  automaticamente privata dei figli (vedi Anna Karienina) e di qualsiasi mantenimento da parte del marito.
Quando una ragazza nubile rimaneva incinta la prima frase che non solo il padre del bambino ma quasi tutta la comunità si rivolgeva era: " Chi sarà il padre?"
Quante volte ho sentito uomini e io allora ero una bambna, quindi credevo a quello che sentivo dire: .mia moglie non è stata in grado di darmi un figlio, mia moglie non è stata capace di darmi un figlio maschio, se un mio figlio ha un problema sicuramente dipenderà dalla mamma
Finalmente la scienza ha dato delle risposte inconfutabili: in una coppia un bambino non nasce perché anche il marito in quel momento potrebbe avere una difficoltà nel concepimento e che  non è la moglie che determina il sesso del figlio ma il sesso del figlio maschio o femmina dipende dal papà: la donna ha solo XX il papà XY e poi ancora l'autismo ha distrutto la donna di sensi di colpa e per sapere chi è il vero padre basta un test di paternità. .
 Oggi la scienza studia tanto anche l'autismo per capirlo ed eventualmente curarlo .
 La Chiesa non è stata da meno,  il modello che presentava la femmina era una donna pura tanto pura da arrivare a fare un bambino senza avere un rapporto con un uomo tant'è vero che alcune adolescenti sognano di avere un bambino e il parto si presenta particolarmente senza dolori senza partecipazione del loro corpo tanto che la bambina si sorprende e pensa:  ho avuto un figlio ma non ho sentito niente.
 Questo sogno comunemente si chiama "il complesso della Madonna" e dimostra terribilmente come il corpo della donna tenuto in silenzio dandogli solo voce per la maternità per riscattare un'intimità a cui doveva accondiscendere, almeno apparentemente,  solo per dovere.
La scienza ha alzato un grande velo ma l'uomo continua a frugare nella conoscenza della parte più intima femminile in senso lato per  dominarla e giustamente proprio perché c'è differenza fra uomo non ci riuscirà mai.
Quando mi sono trovata in classi miste e naturalmente con  tante domande dagli  adolescenti io potevo tentare di dare delle risposte che poi si trasformavano subito in un dialogo per capire meglio,  ma tante volte quanti maschi si sono rivolti a me con delle domande sulla loro vita privata emotiva affettiva e sessuale ed io non ero  pronta perché si entrava nel profondo maschile che non potevo sbrigare con due stereotipi come un tabù,  no io mi sono augurata caldamente che nella scuola ci fosse anche un andrologo.
 Nel corpo insegnanti gli uomini sono pochissimi continua a prevalere la figura femminile come in fondo c'è a casa e come è più presente in tutto il percorso scolastico fin dai primi giorni.
. Presto  leggerò quest'ultimo libro  perché sono curiosa e  perchè mi auguro che anche altri studi scientifici o altre intuizioni o altre esperienze artistiche ci aiutino a capire meglio l'uomo e la donna nelle loro differenze perché finalmente si accettino e giochino con i loro ruoli che non sono dettati da odio,  da pregiudizi,  ma sono dettati da madre natura e sarebbero più che altro indirizzati alla procreazione, ma poiché alla procreazione non si può dire sempre si ,  stare vicini più intimamente è una delle poche gioie che abbiamo nella vita , non trascuriamole!
 Potrei pensare che molti uomini in questo momento affascinati da tutto quello che l'estetica fa per le donne e da quello che loro ottengono attraverso la moda in  tanti   pensano di gareggiare con loro ignorando che se  rimangono se stessi spontanei  sarà il desiderio della donna a  renderli irresistibilmente attraenti misteriosi e diversi.,
 Desiderio  grazie, regole. Tre parole, per i ragazzi,  perfettamente sconosciute.
 Sono tutte tre importanti molto ma il desiderio nella vita affettiva e sessuale è molto molto importante e non sforzarsi quando il desiderio è momentaneamente assente,  diamo tempo al tempo.

Vorrei concludere velocemente con una frase che i ragazzi spesso mi dicevano: " quello che conosciamo sul sesso lo sappiamo dagli amici, dai giornaletti porno, dai film porno.
 Le coetanee mi riferivano così parlando normalmente: io non so se sono pronta a un incontro o no,  me lo dice lui se vado bene.
 A  queste frasi rimanevo veramente allibita perché  moltissimi adolescenti vengono catapultati in una società frettolosa superficiale ma sempre giudicante,  ragazzi e ragazze molto giovani che  non riescono più a vivere dolcemente , tormentosamente malinconicamente un'attesa,  un desiderio ma che facendo così sbrigativamente un atto sessuale spesso ne escono un po'  Delusi
Dott.ssa Adriana Rumbolo.

sabato 22 ottobre 2016

I No fanno crescere meglio se...

I No fanno crescere meglio se vengono condivisi e sono obiettivamente necessari,  ma non fanno crescere se non si abitua un bambino ad usarli , con fermezza,  quando non vuole subire o solo  compiacere altri.
Spesso  la donna  ha paura di usare il no per non subire,  per mancanza di autonomia ,  scarsa autostima che l'accompagnano  da troppo tempo,  tranne qualche periodo storico-sociale a conduzione matriarcale
.L'uso del no  in questo senso non diminuisce la femminilità ne la dolcezza materna ma rende la donna più rilassata e serena nella vita relazionale,  soprattutto emotiva-affettiva
dott.ssa Adriana Rumbolo

venerdì 21 ottobre 2016

Compiti per le vacanze si, compiti per le vacanze no.

Un articolo sul Fatto Quotidiano del giornalista maestro Alex Corlazzoli : compiti per le vacanze si o no. Il maestro conclude l'articolo dicendo , forse in maniera un po' ironica, che i compiti a casa andrebbero dati non agli studenti, ma ai maestri e ai genitori.
Sono secoli che si discute come meglio impartire l'educazione scolastica e via via si sono avvicendate tante teorie quasi tutte con cose interessanti ma nessuna ha placato le contestazioni, i conflitti.
Come ho già detto, perché l'ho letto in autorevoli libri, oggi i mezzi tecnologici ci permettono di vedere, di osservare cosa succede nel cervello mentre viviamo un'emozione o apprendiamo.
Ormai è chiaro che il cervello quando gli arriva una nozione di qualsiasi materia, quasi mai l'accoglie così ,come gli viene data.
Possiamo dire che prima la spacchetta, la mescola con quanto trova nella memoria in relazione alla nozione stessa coinvolge il sistema cognitivo emotivo e rimpacchetta la nozione su misura per il cervello di quell'individuo che ha ricevuto l'informazione.
Così nasce una buona relazione.
Questo è un grande aiuto oggi, prima per i genitori, poi per gli insegnanti non solo,  ma anche per gli ambienti di lavoro e credo anche per la politica.
Non possiamo sempre risalire di colpa in colpa ad Adamo ed Eva perché loro stessi hanno mandato un e-mail per dire basta al loro coinvolgimento.
Sto scherzando!
È naturalmente quando parlo di spacchettare, impacchettare mi riferisco alle informazioni che le neuroscienze ci hanno fornito e via via continuano a offrirci in ottimi testi ben lontani e diversi dai testi scolastici dei famosi e logori spesso incomprensibili programmi.
Se riusciamo a stabilire una relazione, un interagire fra due o più soggetti allora sarà più facile capire se il soggetto che riceve è veramente interessato a quell'informazione e ed eventualmente dare la possibilità a chi fornisce l'informazione di poterla aggiustare in modo che avvenga uno scambio proficuo.
Parlo così perché ho fatto un'esperienza nelle scuole pubbliche per 10 anni con 1300 studenti .incontri dove il tema importante era la comunicazione, le emozioni, il cervello.
Oggi si parla tanto di comunicazione, una finta comunicazione ci invade, ci sommerge, ci trova anche se sfuggiamo, ma purtroppo spesso è una comunicazione che non mira a una vera informazione ma è carica solo di messaggi subliminali.
.Fra mamma e bambino neonato l' interazione è fortissima e in questo la madre non è preparata socialmente, non è assistita dalle leggi  del lavoro perché le permettano di avere un po' più di tempo da dedicare al bambino che si salverà solo se la madre fortunatamente ha conservato un po' del suo buon senso.
Anche i genitori devono pian piano abituarsi ad interagire fra loro , la piramide del potere non sempre dà buoni frutti.
Via via che un bambino cresce deve sentire che gli è riconosciuto il diritto alla partecipazione con tutte le regole di una buona convivenza e con tutti i mezzi di comunicazione che piano pian piano affina.Spesso si dice ai bambini: non parlare perché non puoi capire, e invece i bambini sentono più degli adulti.
La stessa scuola la stessa cosa agli insegnanti parlano molto a volte troppo e ascoltano poco.
Quando io ho tenuto i corsi nelle scuole pubbliche con adolescenti e ho presentato brevemente velocemente il mio programma due erano i punti fondamentali : loro erano i diretti interlocutori e avevano il diritto alla parola sempre con le regole di una buona convivenza.
.Vi assicuro che ha funzionato quasi sempre: quando un soggetto più giovane o meno giovane si sente anche lui protagonista in un contesto sarà interessato a quello che gli avviene intorno e darà il suo contributo nello scambio relazionale sempre produttivo e creativo.
Ho iniziato a raccontare la mia esperienza nel mio blog "Chi ha paura delle neuroscienze".
Forse pensavo che avrei cambiato quel titolo iniziale, ma credo che ancora non sia possibile soprattutto per quelle persone che godono di posizioni prestigiose nell'organizzazione della scuola dell'istruzione e che non accettano neanche un dialogo.
Tanto meno sull'importanza delle neuroscienze nella didattica
Quindi abbiamo i mezzi a disposizione perché il percorso educativo sia più di qualità senza inseguire miti di felicità e di perfezione ma troppi hanno paura dei cambiamenti buoni e mi stupisco perché sappiamo che la curiosità è alla base della conoscenza e tutti dovremmo goderne di un po'!

Dottoressa Adriana Rumbolo

venerdì 14 ottobre 2016

Non è solo gelosia



Non è solo gelosia.


Per molti anni i giornali e i mass-media hanno scritto e raccontato di coppie di giovanissimi, che avevano massacrato la loro famiglie,e li chiamavano"i fidanzatini".


Era veramente sbagliato e stucchevole e nessuno lo sopportava.

Ora sempre riferendoci alle informazioni dei giornali e della televisione, quando un uomo uccide nei modi più efferati la propria moglie o la propria compagna, parlano come movente, di gelosia.

Quel movente non può essere solo la gelosia.

La gelosia è come altre emozioni primarie una risposta utile se proporzionata a difendere qualcosa o qualcuno a cui teniamo molto,



.Fra miei studenti di 14 anni, quindi di una prima superiore, uno scrisse questa frase la paura è quella cosa che primeggia nei nostri cervelli , rimasi colpita da tanta profondità e anche della sua autenticità

La paura e aggiungerei anche l'ansia sono due compagni di viaggio, anche utili, quando rimangono a livello basso.


Quando un'emozione primaria viene coinvolta con grandi paure e ansie , in traumi infantili, abbandoni, grandi sofferenze psicologiche che il soggetto rifiuta di rivivere e si sente confuso come in un imbuto nella parte larga, allora il cervello provvederà ad una apparente riduzione dei tormentati ricordi:un''ossessione che si potrebbe pensare così ridotta ,  nel collo di quell'imbuto .


Dell'ossessione se ne può parlare, ci si può convivere, farla accettare considerarla quasi una caratteristica di una persona.


Ma attenti alla ossessioni!





Se un giorno l'ossessione diventerà martellante e il soggetto che ormai ha seppellito il suo passato potrebbe pensare che la causa di tutto questo sia un nuovo nemico, spesso la propria donna .

Allora sentirà la forte esigenza di eliminare, distruggere quel nemico per potere ritrovare la pace e salvare la sua immagine..

Quando scatterà per un motivo apparentemente banale l'esigenza di distruggere quella persona , questo verrà fatto nella maniera più efferata e mirerà alla distruzione completa fino alla sua sparizione


In una sua commedia de Filippo racconta di un garzone che aveva un padrone molto molto duro e severo che lo picchiava selvaggiamente e lo trattava come un animale facendolo lavorare moltissimo. Quando un giorno il garzone non ne poté più prese un coltello e prima di aver scaricato tutta la sua rabbia aveva inferto al padrone più di 30 coltellate


. Quando il soggetto ha esaurito tutta la sua rabbia la sua paura le sue angosce sul soggetto che forse non aveva nessuna colpa, allora ritorna improvvisamente lucido e pensa solo a difendersi e a giustificarsi perché sente che lui è la sola vittima di tutto, e della persona che ha subito non gliene importa molto.


Quindi i grandi titoli dei giornali che scrivono "il marito uccide per gelosia" non fanno informazione , ma solo confusione dannosa.


dott.ssa Adriana Rumbolo

martedì 4 ottobre 2016

La "Scuola"


Oggi 4 ottobre 2016 sul "Fatto Quotidiano" ho trovato un articolo molto interessante.L'ingegnere biomedico Fausto Panizzolo scrive:
“Laurearsi nel nostro Paese è un grande punto di partenza, ti dà delle ottime basi – sottolinea -, il problema è che gli studenti italiani non si sentono mai abbastanza bravi, mancano di autostima”
.Cominciamo dalla famiglia
"E' proprio nella famiglia italiana infatti che per un bambino i concetti di amore e di dipendenza si equivalgono.
Per lui è impossibile distinguere tra l'affetto della madre e il bisogno di accudimento da parte sua.
Rispetto alle altre specie animali, l'essere umano ha un'emancipazione dai genitori molto ritardata.
Da qui nasce l'equazione amore-subordinazione e conseguente carenza di autonomia con problematiche che coinvolgono pesantemente l'autostima ..
Il proprio benessere non dipende da un altro: ognuno dovrebbe ripetere questa osservazione ogni giorno, interiorizzarla e farla sua.
Se continuiamo così la Montessori non troverà pace nella tomba.
Bisognerebbe sentirsi liberi di seguire l'istinto, affrontare le proprie paure (ognuno di noi ne ha), prendersi cura delle proprie ferite
. L'amore per se stessi è l'ingrediente indispensabile
,Le relazioni dovrebbero essere tese alla ricerca del benessere che non dimentica il sogno e la fantasia del bambino
Purtroppo è ancora molto lontana la concezione olistica dell'essere umano:percorsi sociali, storici e soprattutto espressioni del cattolicesimo hanno scavato un solco profondo fra corpo e anima che non riusciamo ancora a superare con armonia.
Riflessioni di adolescenti:
Le mie paure sono principalmente paure legate all’adolescenza, ad esempio a volte mi capita di riflettere e di pensare che in certe circostanze non sia all’altezza degli altri( i miei amici) di non essere compresa nelle mie affermazioni e di conseguenza essere fraintesa in cose banali che con l'andare del tempo possono creare delle ostilità tra me e coloro che mi circondano, appunto perché non abbiamo lo stesso modo di esprimerci
. Un'altra paura che mi ossessiona è l'abbandono da parte dei miei amici, perché al solo pensiero di rimanere sola senza l'appoggio dei miei amici ad affrontare alcune circostanze sono spaventata.
Da tutto ciò deduco che sono dipendente dai miei amici e noto che trascuro la mia personalità, mi faccio in quattro sempre per gli altri, ma da qualche tempo (dopo episodi accaduti) ho deciso di cambiare il mio atteggiamento cercando di curare più la mia persona pur mantenendo il rapporto con i miei amici.
Penso che una delle mie paure sia una delle paure di tutti i ragazzi della mia età cioè, non essere accettati dagli altri per come si è realmente : io sono molto timida, ma cerco di nascondere questa mia timidezza cercando di essere spigliata ed estroversa.
Sesso:F
Età:14
Tutti, anche i miei genitori pensano che io sia una persona molto forte e che non me ne importa niente del giudizio della gente, ma non è così, io ho molti dubbi e molte paure, sono molto insicura anche se l'immagine che ho dato di me stessa, come ho detto prima, è diversa dalla realtà.
Sono chiusa e introversa e per questo penso di essermi dipinta in un altro modo per non far capire agli altri le mie debolezze.
Sesso:femminile
età: 15 anni ”
L'aggressività: ho paura della mia aggressività, perché non so mai quando può intervenire e sciupare tutto quello fatto con amore e pazienza.
Sesso: maschile
età: 14 anni
Ne ho un cassetto pieno.
A chi rivolgono questi messaggi studenti, adolescenti e perchè?
La scuola è il luogo e il gruppo più importante dopo la famiglia che riunisce i ragazzi per quasi 18 anni per chi comincia dal nido,  e ha i mezzi per ottenere piccoli e medi risultati: l'apprendimento, stare con gli altri,le regole
" La Buona Scuola"; penso che sia pleonastico usare l'aggettivo buono, .
è sufficiente dire la" Scuola".
Dott.ssa Adriana Rumbolo








.

mercoledì 21 settembre 2016

Ultimo femminicidio...

Così termina il mio libro "Il cervello emotivo nella scuola":
Purtroppo quando leggo che è avvenuta una strage familiare o il famoso "raptus" in un contesto sociale, rifletto che forse anche una sola emozione allo "sbando"( in questo caso , la gelosia, )potrebbe azzerare in pochi secondi tanti valori e ruoli familiari  o sociali, far saltare , limiti, formatisi in centinaia di anni di storia e sorrido al ricordo di educatori che, scuotendo la testa ribadivano e forse ribadiscono ancora la debolezza delle emozioni soprattutto nell' aggettivo emotivo
Non solo gli educatori , ma anche molti medici !
dott.ssa Adriana Rumbolo

sabato 27 agosto 2016

Giulia e Emozioni a Terra del Sole
























Giulia con cappello e specchio.












































Porta Fiorentina Terra del Sole










Ho conosciuto Giulia Cavallini diventata subito semplicemente "Giulia", qualche anno fa.


Avevo bisogno di un aiuto per velocizzare il mio lavoro e ho cercato nel mondo universitario.


Giulia frequentava la facoltà di psicologia e fin dall' adolescenza seguiva i corsi di recitazione alla "Pergola" teatro , molto conosciuto, a Firenze.


Intelligente,bella, creativa, sensibile, molto espressiva , non potevo trovare di meglio.


Nelle pause il nostro lavoro ci portava a fare lunghe chiaccherate e quando un giorno le accennai che in un libro autobiografico e non, avevo raccontato dell'adolescenza lei mi pregò di prestarglielo con la promessa che me lo avrebbe restituito appena letto.








Giulia entra nel personaggio:indossa una vestaglietta vintage, 2,50 euro, ha il grande cappello blu , lo specchio i calzini corti e dietro un paravento che separa il pubblico dalla sua preparazione azione.









































Lo lesse velocemente e piena di entusiasmo tornò comunicandomi il suo progetto di farne una riduzione teatrale e rappresentarlo alla "Pergola" con il suo gruppo.






Era così bello e spontaneo il suo entusiasmo che non avevo il coraggio di scoraggiarla, ma le feci ugualmente presente che la sua era veramente un'idea molto bella, ma anche molto, molto complessa da realizzare.






Poi non ci sentimmo per un po' e quando la incontrai era triste perchè nel suo gruppo non aveva trovato l'appoggio in cui sperava , ma ancora determinata a realizzare il suo progetto..


Un giorno mi telefonò per informarmi che in un vecchia chiesa sconsacrata facevano rappresentazioni teatrali lasciando molta libertà agli autori.


Mi invitò ad andare a vederla.


Andammo e io ero incuriosita, ma per fortuna quel giorno era chiusa.


Invitai di nuovo Giulia a lasciare perdere per le difficoltà che avrebbe incontrato, ma dal suo silenzio capivo che non mollava.



Dopo qualche giorno mi telefona che sta arrivando a casa mia e mi annuncia che ha trovato la soluzione.









































Il paravento con appesi cappelli , specchio e una lavagnetta






Io avrei scritto una riduzione teatrale a monologo e lei , finalmente libera da consensi altrui, avrebbe recitato accompagnata da un fisarmonicista austriaco molto bravo che avrebbe eseguito le canzoni in cui era ambientata la storia del libro.


Ora rimaneva il grande problema di trovare un luogo dove avremmo avuto il permesso per la recita del monologo.


Non è stato facile , ma alla fine ci siamo trovate in trattative con la direzione delle "Oblate"


Le "Oblate " erano un vecchio convento , nel cuore di Firenze divenuto ora un luogo di cultura con ampie biblioteche, sale attrezzate con apparecchi tecnologici per gli studenti, un grande spazio per bambini per la lettura, i giochi , la drammatizzazione e all'ultimo piano, raggiungibile con l'ascensore, un caffè-ristorante dove gli studenti possono fare le loro pause , circondato da una terrazza con vista incantevole su Firenze dove si crea l'illusione di poter sfiorate la cupola del Brunelleschi da quanto è vicina.


Ci concedono il permesso di usare una grande sala a pianterreno , di solito biblioteca.


Chiediamo di poter avere una pedana di legno,di poter spostare un pesante tavolo per aver uno spazio centrale più libero , Giulia implora un faretto , ma la risposta a queste gentili richieste è "NO"!


Capiamo che è inutile insistere


.A casa ho un paravento un ottima idea per creare un divisorio scenografico.


Sul paravento pianto dei piccoli chiodi per appendere oggetti importanti, quasi dei personaggi, della storia :uno specchio, una lavagnetta un cappello blu... .


Gli oggetti spesso diventano i depositari di quanto si svolge intorno a loro.


In un negozio di usato trovo per Giulia una vestaglietta vintage come quella che indossa la protagonista nell'ultimo capitolo e una mia amica , con mille raccomandazioni ci presta un bellissimo cappello blu anche questo capo molto importante in un altro capitolo del libro.


Accanto al paravento Daniel che suona


.E allora accade il miracolo laico del teatro


.Non siamo più in una grande biblioteca , ma seguiamo Giulia che ormai ci ha calamitati nella storia di "Emozioni a Terra del Sole"


La scienza ci spiega come la musica fra i suoi poteri ha anche quello di fare affiorare l'inconscio:penso che anche per il teatro sia così.


E' un successo!,Giulia è felice e con Daniel si abbracciano.





























Poi Giulia, su richiesta ha portato il "monologo" con Daniel in alcune scuole di Firenze


Ha concluso i suoi studi Ha fatto molte esperienze teatrali tutto con entusiasmo e grande professionalità.


Auguri Giulia ,mi è rimasta però una curiosità:se avessimo trovata aperta la chiesa sconsacrata la nostra esperienza come sarebbe andata?






Adriana








giovedì 4 agosto 2016

L'asilo nel bosco e Terra del Sole

"C’è un asilo nel bosco" di Benedetta Verrini
"Un asilo nel bosco e Terra del Sole"  può sembrare un accostamento forzato e invece mi è sembrato perfettamente naturale
La dott.ssa Verrini informa che ha sede a Ostia Antica la prima scuola materna che ha per aula la natura: i bambini stanno prevalentemente all'aria aperta e giocano con sassi, pigne, foglie
. Conseguenza: si ammalano di meno, sono più socievoli e creativi.
 Un'esperienza di successo destinata a diffondersi
Si chiama Skovbørnehave o asilo nel bosco. È nato in Danimarca, ha conquistato il Nord Europa (in Germania ce ne sono più di mille) e da poco è arrivato anche in Italia, con una prima esperienza a Ostia Antica.
«È un progetto pedagogico rivolto ai bambini dai due ai sei anni, con una quotidianità scolastica che si svolge quasi per intero all’aria aperta» spiega Paolo Mai, educatore de L’Asilo nel Bosco, una struttura privata gestita da un gruppo di educatori che sta offrendo un contributo pionieristico alla pedagogia della scuola italiana.
Nell’asilo nel bosco l’aula è la natura:«Anche se resta uno spazio al coperto dove ci si può riparare in caso di brutto tempo» spiega Mai «per la maggior parte del tempo i piccoli stanno all’aria aperta, “imparano facendo”, attraverso materiali come sassi, pigne, foglie, legni».
I risvolti positivi sono enormi: «Il tasso di raffreddori e malattie è molto basso» conferma l’educatore. «La conflittualità è praticamente azzerata, perché l’assenza di giochi tradizionali e la possibilità di sfogare le energie rende i bambini molto felici.
 Osserviamo anche un eccellente sviluppo dei cinque sensi e delle competenze alla spazialità, insieme con l’immaginazione e alla creatività».
L’Asilo nel Bosco è stato protagonista di una conferenza pedagogica all’Università di Roma Tre, con la testimonianza di molte esperienze straniere.
L’interesse per il progetto è anche legato alla sua sostenibilità: in assenza di costi di struttura, il rapporto bambino-educatore è di uno a dieci, mentre nelle materne tradizionali è di uno a 25.
Grazie ai corsi di formazione e al supporto del gruppo ostiense, l’anno prossimo partiranno altri progetti simili a Biella, Rapallo, Verona, Piacenza, Parma e Mantova
Ecco  perchè  ho associato  Terra del Sole , città fortezza del 1564  dove, i bambini hanno la possibilità di essere, a due passi da casa,  a contatto con la natura;  prati. alberi da frutta,   insetti ,animali da cortile,  la libertà di corse sfrenate per rotolarsi nell'erba e poi  un fiume  che nella bella stagione per la diminuzione dell'acqua  permette di  vedere il fondo e scegliere i sassi più lisci e di vari colori e nelle pozze di acqua più tiepida guardare il guizzare dei girini  che si muovono freneticamente aspettando di trasformarsi in ranocchi
.E se all'improvviso si annuncia un temporale velocemente si può cercare rifugio attraversando le mura che circondano e proteggono  l'abitato
E proprio per la vicinanza a tutto  che i bambini possono autogestirsi nei giochi più creativi e fantasiosi  nelle molteplici esperienze sensoriali e nell'affinare il rapporto con l'ambiente per sollecitare il progresso cognitivo, liberi  ma   protetti .
Si, quando si verificano queste condizioni l'aggressività e la competizione diminuiscono a favore di intensa comunicazione.
E poi aggiungerei molto presente nei bambini  a contatto con la natura  è sollecitata e coinvolta la scoperta della  neuroestetica
 Da "Emozioni a Terra del Sole" di Adriana Rumbolo
".Il risultato fu che, quando usciva con il vestitino  blu ,Luisa era come inamidata:niente corse, niente bicicletta, niente scappate alla Basilea, niente giochi lungo il Montone.
Non le rimaneva che sedersi su una panchina  nella grande piazza.
.Per la verità, in quella fase lei si limitò a scoprire la bellezza di Terra del Sole.
Rigida e impettita sulla panchina, alzò gli occhi verso l'alto richiamata dallo stridio delle rondini che volavano tutt'attorno al campanile.
La luce azzurro rosa del crepuscolo estivo dava alle antiche mura, alle case, agli alberi ed all'orizzonte lontano una perfetta conturbante serenità.
La quiete della sera era come solcata dai richiami delle rondini ed il loro volo tracciava linee così precise e definite  da lasciare nel cielo un  invisibile misterioso disegno
"Sembra proprio che sappiano che cosa devono fare!" pensò Luisa tutta compresa"Come sono belle , e come sono intelligenti queste rondini del  campanile di Terra del Sole !".
E si sentì contenta di esserci anche lei in un posto  così prezioso e magico.
Più tardi Luisa dovette imparare che ogni campanile ha le sue rondini, o viceversa, e che tutte- ma proprio tutte- sono  altrettanto belle e intelligenti.
Ma questo non le fece mutare idea.
Nè cambiò proprio niente altro.
Inoltre spesso in luoghi a contatto con la natura è anche possibile comunicare con persone per le quali "Buongiorno vuole dire Buongiorno" come per i barboni che nel film di De Sica"Miracolo a Milano"
a cavallo di scope volano verso il  luogo dove "Buongiorno vuol dire Buongiorno".
E questo coccola la naturale logica di molti bambini.
Ottimo il progetto  di un asilo-nido  che viva all'aria aperta.
Ho fatto un'esperienza simile raccolta poi nel libro"Emozioni a Terra del Sole"
IL libro adottato da due intelligenti insegnanti  in una seconda media alla Machiavelli a Firenze è piaciuto molto ai ragazzi che hanno commentato:"Che fortuna vivere in un luogo dove è possibile sentirsi liberi e organizzarsi da soli , ma protetti.
dott.ssa Adriana Rumbolo

sabato 23 luglio 2016

Cronaca:Bullismo e neuroplasticità

Da un mio articolo.10/3/2011
 A proposito di episodi di prepotenza che si erano verificati in una seconda media abbiamo scelto, oltre il dialogo e la discussione che ne è seguita sugli aspetti delle relazioni interpersonali, e le conseguenti e soprattutto proporzionate punizioni, di fare anche un esempio pratico che potesse essere chiarificatore e facile da memorizzare.
Si è parlato agli studenti di neuroplasticità, grande scoperta delle neuroscienze, del cervello con un esempio “spero accettabile” perché comprendessero bene.
Ho portato in una classe della pasta di pane lievitata con la quale si sono modellati due cervelli. Poi due studenti hanno preso ciascuno nella mano sinistra uno dei cervelli di pasta di pane e, mentre dialogavano con garbo o no, con la mano destra lavoravano sulle superfici modellandolo e rimodellandolo per rappresentare che in ogni loro incontro o scontro verbale o anche solo di sguardi i cervelli che si connettevano nella comunicazione, modificavano alcuni circuiti neuronali e in quel momento si è spiegato loro che se il dialogo era ben condotto si attivavano anche sostanze favorevoli al benessere dell'organismo come l’ossitocina e gli oppiacei ,in caso contrario sostanze dannose come gli ormoni dello stress.
Mentre si faceva quest’esperimento il soggetto che non aveva saputo controllarsi nel rapporto con un compagno rivolgendosi  all’insegnante  ha detto sottovoce: “Sta parlando di me?”.
L’esperimento, forse, era riuscito.
Si è provato a fare questa rappresentazione perché gli studenti comprendessero e ricordassero meglio che era molto importante provare a risolvere un conflitto con un buon dialogo da cui ne avrebbero tratto beneficio.
Riflessioni a caldo di alcuni studenti:
2) Il cervello è plastico cioè si trasforma in vari modi a seconda se si è sottoposto ad un piacere, ad un’offesa o ad un dolore.(sesso M anni 12 ).
3) Adriana ci ha spiegato tante cose nuove e abbiamo imparato che con l’approccio sbagliato, la conversazione si può trasformare e che non bisogna disturbare una persona perché se lo fai ripetutamente provochi danni alle persona ,tipo malessere nella persona e di conseguenza nei rapporti con gli altri .Il cervello produce sostanze buone se facciamo esperienze buone ,nocive se le esperienze sono negative (sesso M anni 12)
4) Adriana ci ha spiegato tante cose nuove e abbiamo imparato che con l’approccio sbagliato, la conversazione si può trasformare e che non bisogna disturbare una persona perché se lo fai ripetutamente l’altro può reagire e non sempre positivamente .(sesso M )
Dott.ssa Adriana Rumbolo


Neuroscienze, " carta dei diritti dei bambini"

Nella didattica o in qualsiasi percorso educativo spesso,  siamo soggetti  all'"ansia euforica da protagonismo"".
L'ansia euforica da protagonismo è quella speciale ansia dominante che  promette un risultato sicuro, portatore di verità assoluta,  se sarà raggiunto  velocemente, anche con il potere.
A,Stern :"Si pensa che con un pennello in mano il bambino impari a disegnare
 Ma nel Closlieu, con un pennello in mano, il bambino impara a essere."
Nel Clouseau non sono previsti gli interventisti
Un bambino fin dalla sua nascita interagisce con l'ambiente  e   immagazzina una quantità enorme di informazioni;che sente il  bisogno di esprimere,  anche con il suo "pennello",   per imparare ad essere con tutti i mezzi di cui la natura l'ha corredato  per la sua  sopravvivenza .
Quindi l'educatore da subito non dovrebbe usare che il dialogo , la trattativa, le regole comprensibili
E invece noi educatori cediamo volentieri ai lunghi monologhi fino alle dimostrazioni non di rassicurazioni,  di rispetto e  sicuri di potere interpretare il  silenzio del bambino come un assenso i suoi capricci come suoi errori  lo    impoveriamo ,lo copriamo di sensi di colpa  con esibizioni di potere ;  a lui spesso rimane poco da spartire con l'originale
Spesso nella prima infanzia 1-3 anni un 'imposizione che contiene il messaggio:io posso farti fare tutto quello che voglio perchè sono più potente di te, potrebbe provocare nel bambino un blocco  nel corredo che la natura gli aveva dato per la sua sopravvivenza e spesso quel soggetto nato con cinque marce si troverà solo con due.
Da qui nascono i famosi:è intelligente , ma non rende;niente lo interessa;è un ribelle;e pensare che ha tutto.. e poi il lungo elenco dei beni materiali...
.Gli manca solo tutto se stesso!E non è poco.
Una storia:una signora qualche anno fa mi chiede informazioni sulle neuroscienze.
Ora c'è il boom sulle neuroscienze ma fino a poco tempo fa eravamo in pochi a interessarcene a parte  grandi neuroscienziati e ricercatori.
Era impensabile che sarebbero state utilissime  nel percorso educativo e nella didattica.
Parliamo un po' e lei esce dal mio studio con alcuni titoli di libri , soprattutto sulle emozioni da leggere e soprattutto è un po' incredula che entro i primi tre anni di vitadi un bambino,  possono accadere tante cose i cui effetti potrebbero influenzare tutta la vita di un soggetto.
Ci incontriamo qualche altra volta e lei mi parla un po' della sua vita dove ottime prestazioni si sono intrecciate con scelte di lavoro , sentimentali , affettive non positive e di grande sofferenza
 di cui lei non si spiega il  "perchè".
Anche lei come a molta donne capita il sogno  in cui in una situazione angosciosa vuole chiedere aiuto ma, la voce proprio non vuole uscire aumentando l' angoscia.
Vorrei che tutte le donne a cui è capitato un sogno simile battessero un colpo,saremmo assordati dal fragore!
Nei suoi ricordi si avvertiva chiaramente un forte conflitto,  non risolto,  con la madre.
.E' un fenomeno abbastanza frequente
Capiva sempre più che i suoi errori erano stati commessi  per soddisfare il desiderio di qual'un altro , ma ancora non aveva preso piena coscienza del  perchè  e aveva ragione  perchè   in lei erano convissute espressioni di ottima riuscita , , sempre fuori dal contesto familiare , ma la sua vita affettiva specie in quel contesto  era stata vissuta non  coscientemente ,perchè ?
Aveva un ricordo che lei attribuiva all'età di tre anni , tre anni e mezzo un ricordo isolato che di tanto in tanto ritornava.
Rammentava che  una mattina, una persona che lavorava in casa e si occupava anche dei bambini  le aveva fatto indossare un vestitino molto bello
Lei ne era molto contenta, ma la mamma le aveva detto che doveva subito toglierlo per mettere il grembiulino .
Lei aveva pianto, le piaceva tanto quel vestitino, ma la mamma era stata inflessibile e l'aveva pure sgridata per la sua vanità
.La mamma faceva sempre così.
Quello era un ricordo isolato a cui non aveva dato molta importanza ma ripensandoci ora alla luce delle nuove conoscenze che le davano qualche certezza  aveva ipotizzato che da quell'episodio lei aveva percorso come una sonnambula la sua vita affettiva familiare comprese le decisioni che riguardavano la sua vita privata nelle tappe più importanti
Aveva fatto un bel percorso da quando era iniziata la conoscenza di sè,  ma, era passato anche qualche anno.
Non molto tempo fa le capita di vedere un vecchio film in bianco e nero dal titolo"Do not disturb"
Da Vikipedia
Trama

Walter Richmond lavora per l'industria farmaceutica. Insieme alla moglie Cathryn e alla figlia di dieci anni Melissa, una bambina muta ma capace di udire, si reca una settimana ad Amsterdam per affari e per svago.
 La famiglia ha prenotato una stanza all'Hotel Europa, assediato dai fan del cantante Billy Boy Manson, ospite del lussuoso albergo.

Dopo essere andata alla toilette, Melissa si perde e va in cerca dell'amico di famiglia che la stava aspettando
. Improvvisamente, diventa involontaria testimone di un omicidio perpetrato dall'imprenditore Hartman e dal sicario Bruno Decker ai danni dell'avvocato Van Der Molen.
 I due si accorgono della presenza di Melissa: Hartman incarica il complice di inseguirla mentre si libera del cadavere
. In seguito ad una rocambolesca fuga, la piccola capita nella barca di un senzatetto tossicodipendente che l'aiuta a scappare, finché Melissa, raggiunta da Decker, riesce nuovamente a sfuggirgli salendo su un'auto della polizia e finendo contro un locale all'impazzata.

Al commissariato, Walter e Cathryn possono riabbracciare la bambina, che racconta, attraverso il linguaggio dei segni, ciò che ha visto
. Intanto, Richmond incontra nel bar dell'albergo un imprenditore per concludere un affare riguardante un farmaco
. Questi non è altri che Hartman, il quale scopre così che la ragazzina alloggia nell'hotel
. Ordina quindi al sicario di sbarazzarsi di lei, ma una nuova serie di avventure e di scaltri stratagemmi di Melissa strappano la piccola al suo inseguitore, mentre Decker trova la morte
Rimasta ferita, Melissa è condotta in ospedale, dove Walter viene a conoscenza delle vere intenzioni di Hartman, che lo voleva truffare, e la sua implicazione nell'omicidio
. L'avvocato di Hartman aveva infatti scoperto l'irregolarità, e non si era mostrato disposto ad accettarla
. I poliziotti decidono allora di tendere una trappola al criminale. L'imprenditore riesce tuttavia a impadronirsi dell'ambulanza su cui era stata caricata la bambina per essere trasportata in un altro ospedale in modo da depistarlo, ma al termine di un inseguimento rimane ucciso.
 È il lieto fine.
La signora che già da tempo aveva trovato aiuto nelle neuroscienze proprio per la conoscenza di se stessa   aveva trovato nella storia del film un ulteriore chiarimento,
La protagonista del film di fronte a situazioni complicate e al limite delle sue  possibilità  sapeva usare benissimo la sua capacità di conoscere rapidamente la situazione ,modulare la sua grande capacità  di adattamento e attivare le sue potenzialità  per il superamento  degli ostacoli
Le mancava la voce.
La signora si era ritrovata in quella bambina che aveva tante potenzialità , ma il problema di non poter chiedere aiuto
.Lei la possibilità l'aveva ma le era stata bloccata.
Quante occasioni aveva perso, occasioni che non si sarebbero più presentate
Ora finalmente era più serena, i  perchè non l'assillavano più.
Riconosceva il grande aiuto ricevuto dalle informazioni scientifiche delle  neuroscienze in particolare
dall'approfondimento della conoscenza e della gestione delle emozioni nella vita relazionale
Le neuroscienze in particolare le emozioni sembra che veramente debbano essere assolutamente coinvolte in ogni percorso di crescita, in famiglia e nella scuola.
dott.ssa Adriana Rumbolo

Neuroscienze, " carta dei diritti dei bambini"

Nella didattica o in qualsiasi percorso educativo spesso,  siamo soggetti  all'"ansia euforica da protagonismo"".
L'ansia euforica da protagonismo è quella speciale ansia dominante che  promette un risultato sicuro, portatore di verità assoluta,  se sarà raggiunto  velocemente, anche con il potere.
A,Stern :"Si pensa che con un pennello in mano il bambino impari a disegnare
 Ma nel Closlieu, con un pennello in mano, il bambino impara a essere."
Nel Clouseau non sono previsti gli interventisti
Un bambino fin dalla sua nascita interagisce con l'ambiente  e   immagazzina una quantità enorme di informazioni;che sente il  bisogno di esprimere,  anche con il suo "pennello",   per imparare ad essere con tutti i mezzi di cui la natura l'ha corredato  per la sua  sopravvivenza .
Quindi l'educatore da subito non dovrebbe usare che il dialogo , la trattativa, le regole comprensibili
E invece noi educatori cediamo volentieri ai lunghi monologhi fino alle dimostrazioni non di rassicurazioni,  di rispetto e  sicuri di potere interpretare il  silenzio del bambino come un assenso i suoi capricci come suoi errori  lo    impoveriamo ,lo copriamo di sensi di colpa  con esibizioni di potere ;  a lui spesso rimane poco da spartire con l'originale
Spesso nella prima infanzia 1-3 anni un 'imposizione che contiene il messaggio:io posso farti fare tutto quello che voglio perchè sono più potente di te, potrebbe provocare nel bambino un blocco  nel corredo che la natura gli aveva dato per la sua sopravvivenza e spesso quel soggetto nato con cinque marce si troverà solo con due.
Da qui nascono i famosi:è intelligente , ma non rende;niente lo interessa;è un ribelle;e pensare che ha tutto.. e poi il lungo elenco dei beni materiali...
.Gli manca solo tutto se stesso!E non è poco.
Una storia:una signora qualche anno fa mi chiede informazioni sulle neuroscienze.
Ora c'è il boom sulle neuroscienze ma fino a poco tempo fa eravamo in pochi a interessarcene a parte  grandi neuroscienziati e ricercatori.
Era impensabile che sarebbero state utilissime  nel percorso educativo e nella didattica.
Parliamo un po' e lei esce dal mio studio con alcuni titoli di libri , soprattutto sulle emozioni da leggere e soprattutto è un po' incredula che entro i primi tre anni di vita  di un bambino,  possono accadere tante cose i cui effetti potrebbero influenzare tutta la vita di un soggetto.
Ci incontriamo qualche altra volta e lei mi parla un po' della sua vita dove ottime prestazioni si sono intrecciate con scelte di lavoro , sentimentali , affettive non positive e di grande sofferenza
 di cui lei non si spiega il  "perchè".
Anche lei come a molta donne capita il sogno  in cui in una situazione angosciosa vuole chiedere aiuto ma, la voce proprio non vuole uscire aumentando l' angoscia.
Vorrei che tutte le donne a cui è capitato un sogno simile battessero un colpo,saremmo assordati dal fragore!
Nei suoi ricordi si avvertiva chiaramente un forte conflitto,  non risolto,  con la madre.
.E' un fenomeno abbastanza frequente
Capiva sempre più che i suoi errori erano stati commessi  per soddisfare il desiderio di qualcun  altro , ma ancora non aveva preso piena coscienza del  perchè  e aveva ragione  perchè   in lei erano convissute espressioni di ottima riuscita , , sempre fuori dal contesto familiare , ma la sua vita affettiva specie in quel contesto  era stata vissuta non  coscientemente ,perchè ?
Aveva un ricordo che lei attribuiva all'età di tre anni , tre anni e mezzo un ricordo isolato che di tanto in tanto ritornava.
Rammentava che  una mattina, una persona che lavorava in casa e si occupava anche dei bambini  le aveva fatto indossare un vestitino molto bello
Lei ne era molto contenta, ma la mamma le aveva detto che doveva subito toglierlo per mettere il grembiulino .
Lei aveva pianto, le piaceva tanto quel vestitino, ma la mamma era stata inflessibile e l'aveva pure sgridata per la sua vanità
.La mamma faceva sempre così.
Quello era un ricordo isolato a cui non aveva dato molta importanza ma ripensandoci ora alla luce delle nuove conoscenze che le davano qualche certezza  aveva ipotizzato che da quell'episodio lei aveva percorso come una sonnambula la sua vita affettiva familiare comprese le decisioni che riguardavano la sua vita privata nelle tappe più importanti
Aveva fatto un bel percorso da quando era iniziata la conoscenza di sè,  ma, era passato anche qualche anno.
Non molto tempo fa le capita di vedere un vecchio film in bianco e nero dal titolo"Do not disturb"
Da Vikipedia
Trama

Walter Richmond lavora per l'industria farmaceutica. Insieme alla moglie Cathryn e alla figlia di dieci anni Melissa, una bambina muta ma capace di udire, si reca una settimana ad Amsterdam per affari e per svago.
 La famiglia ha prenotato una stanza all'Hotel Europa, assediato dai fan del cantante Billy Boy Manson, ospite del lussuoso albergo.

Dopo essere andata alla toilette, Melissa si perde e va in cerca dell'amico di famiglia che la stava aspettando
. Improvvisamente, diventa involontaria testimone di un omicidio perpetrato dall'imprenditore Hartman e dal sicario Bruno Decker ai danni dell'avvocato Van Der Molen.
 I due si accorgono della presenza di Melissa: Hartman incarica il complice di inseguirla mentre si libera del cadavere
. In seguito ad una rocambolesca fuga, la piccola capita nella barca di un senzatetto tossicodipendente che l'aiuta a scappare, finché Melissa, raggiunta da Decker, riesce nuovamente a sfuggirgli salendo su un'auto della polizia e finendo contro un locale all'impazzata.

Al commissariato, Walter e Cathryn possono riabbracciare la bambina, che racconta, attraverso il linguaggio dei segni, ciò che ha visto
. Intanto, Richmond incontra nel bar dell'albergo un imprenditore per concludere un affare riguardante un farmaco
. Questi non è altri che Hartman, il quale scopre così che la ragazzina alloggia nell'hotel
. Ordina quindi al sicario di sbarazzarsi di lei, ma una nuova serie di avventure e di scaltri stratagemmi di Melissa strappano la piccola al suo inseguitore, mentre Decker trova la morte
Rimasta ferita, Melissa è condotta in ospedale, dove Walter viene a conoscenza delle vere intenzioni di Hartman, che lo voleva truffare, e la sua implicazione nell'omicidio
. L'avvocato di Hartman aveva infatti scoperto l'irregolarità, e non si era mostrato disposto ad accettarla
. I poliziotti decidono allora di tendere una trappola al criminale. L'imprenditore riesce tuttavia a impadronirsi dell'ambulanza su cui era stata caricata la bambina per essere trasportata in un altro ospedale in modo da depistarlo, ma al termine di un inseguimento rimane ucciso.
 È il lieto fine.
La signora che già da tempo aveva trovato aiuto nelle neuroscienze proprio per la conoscenza di se stessa   aveva trovato nella storia del film un ulteriore chiarimento,
La protagonista del film di fronte a situazioni complicate e al limite delle sue  possibilità  sapeva usare benissimo la sua capacità di conoscere rapidamente la situazione ,modulare la sua grande capacità  di adattamento e attivare le sue potenzialità  per il superamento  degli ostacoli
Le mancava la voce.
La signora si era ritrovata in quella bambina che aveva tante potenzialità , ma il problema di non poter chiedere aiuto
.Lei la possibilità l'aveva ma le era stata bloccata.
Quante occasioni aveva perso, occasioni che non si sarebbero più presentate
Ora finalmente era più serena, i  perchè non l'assillavano più.
Riconosceva il grande aiuto ricevuto dalle informazioni scientifiche delle  neuroscienze in particolare
dall'approfondimento della conoscenza e della gestione delle emozioni nella vita relazionale
Le neuroscienze in particolare la conoscenza e la gestione delle emozioni sembra che veramente debbano essere assolutamente coinvolte in ogni percorso di crescita, in famiglia e nella scuola.
dott.ssa Adriana Rumbolo

venerdì 8 luglio 2016

neuroscienze e buona didattica

1)Empatia
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. E’ un termine che deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e “pathos”.Qualità indispensabile per chi vuole dedicarsi all'insegnamento.

Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/tag/empatia/


Immagine correlata


2) Non trascurare occasioni per evidenziare una buona qualità di  ogni soggetto perchè si senta partecipe e non enfatizzare  un qualsiasi difetto di apprendimento.
3) Programmi si, ma sempre in dinamismo interdisciplinare
 Il cervello non conosce  muri soprattutto invalicabili
 Se non si rispetta la sua struttura, allora potrebbe costruirselo lui  "un muro" che lo salvi da una realtà invasiva e prigioniera.
4) Perchè  un'esperienza di apprendimento riesca  il cervello la deve accogliere bene:
.Ciò avviene se è stato risvegliato il suo interesse.e allora ci sarà  lo spacchettamento  perchè il contenuto dell'apprendimento  possa essere ricostruito  più conforme alla struttura cerebrale del soggetto stesso  .
Frugando nell'archivio, la memoria,  lo elaborerà con le esperienze passate,  qualche volta scomodando anche l'inconscio,  mescolandosi ai colori delle emozioni coinvolte,  e alla fine se tutto è andato bene,   il soggetto avrà fatto una nuova  esperienza,   dopo averla personalizzata,  e uscendo da scuola non dirà sempre:"Che noia,la scuola è proprio inutile!
Movimento , musica(v. video Beppe rocca "musica e  neuroscienze") per non cadere mai nell'errore cartesiano.
Corpo e mente sono continuamente collegati in una fitta rete di informazioni e di  risposte , guai a pensarli separati.
A un  soggetto in crescita non sono sufficienti due ore di educazione fisica alla settimana su complessive 35 ore di  lezioni e soprattutto  non permettere mai che la  musica , la  creatività  siano lasciate fuori dalla classe,   appese come i cappotti: il cervello ne soffrirebbe troppo e non coopererebbe all'apprendimento.
dott,ssa Adriana Rumbolo

mercoledì 29 giugno 2016

La bella e la bestia


Lettera firmata di una studentessa di quindici anni.
Cara dottoressa, come può vedere ho seguito il suo consiglio e le ho scritto questa lettera, se così si può chiamare!!!
Prima di esporle il mio problema, però, le vorrei fare un quadro di me stessa: sono una ragazza di 15/16 anni, alta, fisicamente, anche se sono a dieta, non mi lamento, mi accetto e vengo abbastanza accettata.
Nel rapporto con gli altri, ho un mio "metodo":io, non mi sono mai fidata di nessuno.
Poi . naturalmente, andando avanti nel conoscersi, capisco se questa persona è fidata o meno.
In famiglia sono abbastanza chiusa:a differenza di alcune mie amiche, io non considero mia madre
 come una delle mie migliori amiche, alle quali vado a dire i miei problemi e a chiedere consigli.
Naturalmente non la estraneo totalmente dalla mia vita, ma mi limito a non raccontarle i miei fatti personali, le mie esperienze, perchè penso che ognuno debba fare le proprie scelte con la propria  testa, senza dipendere da altri: ho paura, infatti, che alla fine,  raccontando tutto a mia madre, i suoi consigli si trasformino in obblighi e questo non mi andrebbe giù!!!
Arrivando  al "nocciolo" della questione, il mio problema nasce da una situazione per me stupenda:sto insieme con un ragazzo...., da sei mesi, ma non riesco mai a dirgli quello che sento.
A dirle la verità, all'inizio non ero sicura, ma adesso sono più che convinta di AMARLO: è una certezza, glielo assicuro!!!
Eppure la frase che vorrei dire non è complicata: TI AMO!!!
Che c'è di complicato  in due parole?!?!
Non riesco a capire il   perchè  di questo blocco!!!
Ed è per questo che le ho scritto queste righe, per chiederle se lei poteva darmi sia una spiegazione
che un consiglio su questo argomento:non so veramente come superare questo ostacolo!!!
Se non le è di troppo disturbo potrebbe rispondere?
La ringrazio infinitamente e la prego  di non parlare in classe di questa lettera
Della lettera naturalmente non ho parlato ma del "blocco" si.
L'educazione educativa  inizia soprattutto dal corpo.
La carezza, l'abbraccio che tante volte i bambini hanno cercato invano secondo i loro tempi e bisogni , la mancata condivisione di percezioni primordiali, le punizioni corporali, la gabbia dei pregiudizi, la carenza del contatto con la natura,  il corpo a macchie sporche
Tutti i lacci delle emozioni imprigionate ricordano chi ha scritto: se Freud  avesse conosciuto le scoperte delle neuroscienze, avrebbe detto:l'inconscio sta nel corpo.
E l'educazione sofferta dal corpo che sembra si fermi lì, potrebbe  pericolosamente e pesantemente disorientare la sicurezza, la stabilità del Sè nel futuro
Piano , piano, mentre la natura preme perchè il corpo possa esprimere la sua crescita in ogni suo centimetro piano, piano, sembra un paradosso, il soggetto ne  perde la percezione.
L'educazione vuole che tu ignori il tuo corpo perchè solo così sarà meno pericoloso e più sottomesso
.Sottolineo il famoso sogno di molte adolescenti di partorire un figlio  senza alcuna partecipazione o dolore.
Lo chiamano "Il complesso della Madonna" perchè  ispirato dalla figura femminile più adorata per la sua perfezione.
Allora quando arriverà la pubertà e tutto il corpo sarà percorso da percezioni nuove e coinvolgenti, il soggetto spaventato potrebbe rifugiasi  in un forte controllo razionale che potrebbe esprimersi in rigidità,  sublimazione dei sentimenti molto pericolosi perchè potrebbero allontanare il soggetto  dalla realtà  con sofferenze psicosomatiche, disordini alimentari e a volte anche con disordini comportamentali.
Infatti è per questo che proprio nella pubertà si manifestano i disturbi psicologici  più gravi e meno comprensibili perchè spesso  la loro causa è da ricercare nella lontana prima infanzia.
Forse la studentessa ha solo bisogno di tempo e di buone informazioni sulle emozioni , sull'unione mente-corpo  da elaborare per dire con tutta se stessa le due parole , ti amo,  che diventeranno facili quando avrà più coscienza del proprio corpo e alla rigidità difensiva avrà sostituito la flessibilità che appartiene naturalmente al corpo.
Così come nella favola "La bella e la bestia"la  protagonista nel lungo e forzato soggiorno,  prigioniera nel castello dell'orribile mostro,  piano, piano comprenderà per la gentilezza e l'amore in cui lui l'avvolge(l'importanza della corte) a non avere  più paura dell'amore inteso nella sua completezza e allora vedrà bello ciò che prima le sue paure, le sue incertezze la sua rigidità avevano mostrato come minaccioso e disgustoso
Le favole sanno come spigarci con la fantasia realtà molto complesse.
dott.ssa Adriana Rumbolo

mercoledì 8 giugno 2016

Tuo figlio ti fa impazzire?E' ora di esplorare la sua mente



Le neuroscienze sono forse un campo di ricerca lontano dalla vita di ogni giorno? Al contrario, oggi vediamo che la rivoluzione neuroscientifica degli ultimi 20 anni fornisce elementi essenziali a discipline apparentemente lontane, come la psicopedagogia, e crea nuovi riferimenti per l’educazione dei bambini.
La premessa parte dalla conoscenza acquisita, attraverso varie tecniche di «imaging» cerebrale, delle diverse parti di cui è composto il cervello, ciascuna delle quali svolge un compito differente dalle altre. Per esempio, il pensiero logico ha sede nell’emisfero sinistro, mentre senza il destro avremmo difficoltà a provare emozioni e a percepire i segnali non verbali. La nostra amigdala contiene la memoria emozionale, mentre i lobi frontali inibiscono i suoi eccessi, e così via. Ciò comporta che noi siamo una moltitudine di parti differenti che possono, in alcune situazioni, esprimersi in maniera disarmonica. Inoltre, i diversi settori cerebrali non si sviluppano fisiologicamente in maniera graduale. In particolare, i lobi frontali, responsabili del ragionamento etico e dell’inibizione, completano il loro sviluppo solo in età adulta, mentre i settori più profondi del cervello, collegati all’istinto, alle reazioni viscerali e alla sopravvivenza, sono presenti fin dalla nascita. Per questo i bambini tendono generalmente a essere più immediati e meno empatici degli adulti.
Le neuroscienze ci hanno anche insegnato che il cervello è dotato di plasticità, ossia della capacità di essere modellato dall’ambiente. Pertanto è possibile rinforzare i settori che portano a integrare e organizzare meglio il cervello, così che i bambini possano raggiungere un maggior grado di integrazione e sensibilità, comportandosi meglio nel sociale.
Parlare con i figli delle loro emozioni, per esempio, favorisce lo sviluppo delle parti che producono l’intelligenza emotiva, indispensabile per comprendere i propri sentimenti e quelli degli altri. Partendo da questi presupposti, Daniel Siegel e Tyna Payne Bryson, rispettivamente psichiatra e psicoterapeuta dell’adolescenza, spiegano in un libro che unisce neuroscienze e psicologia dello sviluppo, come aiutare i bambini a evitare di vivere in un diluvio emotivo o, al contrario, in un deserto emotivo («Dodici strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino», Raffaello Cortina). Per esempio, se l’emisfero destro prende il sopravvento, esagerando le emozioni e i sentimenti del bambino invece di dare ordini, è meglio entrare in sintonia empatica con la parte ribelle del cervello. Solo così è poi possibile reincanalare l’attenzione e le energie con le spiegazioni logiche e razionali dell’emisfero sinistro, permettendo di dare un senso alle emozioni intense e raccontando in maniera onesta la storia dell’accaduto.
Il cervello, però, è diviso anche verticalmente: mentre la parte inferiore è già formata alla nascita, quella superiore completerà il suo sviluppo soltanto verso i 25 anni. I genitori possono aiutare questa maturazione attuando un vero allenamento emotivo dei figli, sollevando questioni riguardanti la morale e l’etica al fine di sviluppare l’empatia e la capacità di identificazione con gli altri. Strategie importanti per una buona integrazione del cervello, poi, sono quelle di aiutare i bambini a individuare le esperienze inquietanti e far sì che l’elaborazione dei ricordi sia parte integrante della vita di famiglia. Senza un processo di costruzione del significato è infatti impossibile crescere in maniera armonica.
Il limite nell’applicare buone strategie educative, come quelle descritte da Siegel e Payne Bryson, sta però nel fatto che i genitori, a loro volta, devono essere capaci di rivedere in maniera critica e riflessiva la loro infanzia e il rapporto con i loro genitori. Senza avere costruito una narrazione autobiografica discretamente aderente alla realtà e senza una buona elaborazione dei guasti della propria infanzia si rischia di essere manipolativi o proiettivi; in caso di scarsa consapevolezza si trasmette una vita emozionale distorta, che crea danni, perché viene percepita dai figli attraverso i neuroni specchio.
Da LA STAMPA TUTTO SCIENZE 05/06/2013

mercoledì 1 giugno 2016

Distacco: paure e rabbia distruttiva



A lungo si è pensato che un neonato non rispondesse agli stimoli ambientali


Poi sicuramente persone sensibili e intuitive hanno cominciato a nutrire dubbi che il neonato non potesse rispondere all'ambiente, ma dovevano arrivare i risultati delle neuroscienze a conferma, con dati scientifici, che sicuramente il bambino relaziona continuamente con il mondo intorno con le emozioni primarie:paura , rabbia, angoscia da separazione, e che i piccoli hanno bisogno di imparare a modularle, a gestirle con l'abbraccio rassicurante, il contatto pelle ,pelle il suono della voce conosciuta della mamma che abbasserà il loro livello di ansia rassicurandoli nella loro identità annullando paure e angoscia da separazione,


I veterinari si raccomandano di non staccare i cuccioli dalla mamma prima dei tre mesi per permettere a lei di insegnare al cucciolo , con la rassicurazione, a modulare le emozioni


La stessa cosa , in un certo senso la possiamo notare nei soggetti malati di alzheimer che si rasserenano al nostro sorriso , a una nostra carezza a un tono di voce non aggressivo che risveglia attimi della loro identità che si sta perdendo .


Quando la modulazione, nei neonati, non avrà avuto buon esito , l'adulto, rimasto bloccato nella gestione emotiva, di fronte a un distacco, a una perdita sarà preda di una paura folle, incontrollabile di perdersi di non esistere più e reagirà con rabbia distruttiva verso la presunta causa del pericolo e ossessionato la cancellerà definitivamente, uccidendola.


Poi annullato il pericolo tutto tornerà tranquillo e lui o lei penserà solo a difendersi convinto/a purtroppo di avere agito per legittima difesa


dott.ssa Adriana Rumbolo




venerdì 13 maggio 2016

Neanche Collodi trovò alternative per Pinocchio



Da Wikipedia

"Particolare interessante, nell'ultimo episodio dell'anno si legge: Continuazione e fine.

L'intenzione di Collodi era infatti quella di concludere il racconto con il burattino che, impiccato, «stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intirizzito.»In seguito alle proteste ansiose e rammaricate dei piccoli lettori, il giornale convinse Collodi a continuare la storia
. Il lavoro, tuttavia, non fu agevole, tanto che occorsero altri due anni per vederne la conclusione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo perbene in carne e ossa
 Dalla seconda annata in poi, la favola mutò definitivamente il titolo in: '’Le avventure di Pinocchio'’."
Risultati immagini per immagine pinocchio appeso al ramo della querciaL'infanzia non c'è la fa.
Nei suoi primi anni quando ancora non sa difendersi un bambino è facile preda di manipolatori e truffatori, ma sa già soffrire per le ingiustizie ed esce spesso dalla sua casa pericolosamente affamato di affetto e di stima.
Come Pinocchio rifiuta la scuola per la musica, preferisce andare a giocare che studiare
Tutti lo giudicano:i medici sapientoni che intorno al suo lettino non sanno fare altra diagnosi se non quella che lui è un bambino cattivo
La madre, la fata dai capelli turchini, che gli offre un affetto ricattatorio, l'omino del carro che come uno spacciatore di droghe gli promette un mondo di favola.
Poi il contadino che non credendo alla sua verità di prendere solo un grappolo di uva per fame, gli impone come castigo, di sostituire il suo "fedele" cane Melampo morto da poco .
Il giudice che lo condanna perchè innocente e Pinocchio uscirà dal carcere solo assicurando i secondini che anche lui è un delinquente
Risultati immagini per immagine pinocchio appeso al ramo della quercia.Poi il gatto e la volpe i truffatori ,manipolatori suadenti, persuasori occulti che per derubarlo delle sue quattro monete d'oro lo impiccheranno a un ramo di una quercia salutandolo:"domani mattina quando torneremo ,sarà morto, avrà la bocca aperta e così potremo rubagli le monete nascoste sotto la lingua senza fare fatica".
Pinocchio che combatte con tutte le sue risorse come molti bambini, non ce la fa
Soprattutto i nostri bambini non hanno più scampo quando arriva la violenza psicologica, fisica che li uccide prima di essere gettati da un terrazzo nel vuoto.
Quello che cade è solo un involucro.
Perchè non chiamare anche "l'attacco di panico", Sindrome di Pinocchio"Così come un soggetto con il corpo ingabbiato e irrigidito da paure e insicurezze nell'ultima difesa non godendo della coscienza e della conoscenza del suo sè ancorato al corpo e privo del diritto della comunicazione verrà sopraffatto.
La differenza che dall'attacco di panico si può uscire , dalla Sindrome di Pinocchio , Collodi non lo prevede.
Oggi abbiamo tante conoscenze per prevenire ,contenere,proteggere, ma purtroppo la storia di Pinocchio continua senza scampo per molti bambini per la presunzione e l'insensibilità di adulti(genitori, educatori ,politici) che dovrebbero tutelarli.


dott.ssa Adriana Rumbolo