mercoledì 22 maggio 2013

I raptus emotivi esistono?

Perchè dobbiamo ancora essere  preda delle emozioni, di queste cose incontrollabili che fanno sudare, tremare, piangere, o ridere a crepapelle, essere tormentati dalla gelosia, oppure essere travolti dalla collera, dai rossori dell'imbarazzo, dai livori dell'invidia ?
A cosa servono se nè la buona educazione, nè le religioni e neppure la tecnica sono riusciti a liberarci?
Ma c'è di più:dobbiamo rassegnarci ad accettarle visto che gli effetti collaterali, se le negassimo,   sarebbero, come ho già scritto:indifferenza, disinteresse, inattività, comportamenti a rischio per se stessi e per gli altri, disturbi della memoria e del giudizio, difficoltà relazionali, comportamenti  inappropiati in società  fino ai raptus omicidi.
Si perchè i famosi raptus di follia potrebbero avere un nome più preciso: "raptus emotivi "
Forse arriviamo ai numerosi  omicidi "passionali" perchè sottovalutiamo tanti messaggi che un soggetto potrebbe dare  familiarizzandoli con parole  di uso corrente: amore, gelosia , invidia,  paura, rabbia ....
Dobbiamo  ricordarci che amore tolta l'alfa privativa  contiene la parola morte che  la gelosia  ceca  è di un soggetto che in quel momento non è autonomo  e deve eliminare  chi si allontana mettendo in pericolo la sua sopravvivenza che l'invidia  è dei soggetti in continua ansia  ossessiva di essere superati che per loro  significa annientati e anche la paura allerta il soggetto che se abbandonato non sopravviverà nemmeno come immagine sociale e poi la rabbia distruttiva sempre riconducibile a soggetti a cui se qualcosa o qualcuno sembra un ostacolo ,  bisogna eliminarlo per poter esistere anche solo come presenza sociale.
Prendiamole più seriamente le emozioni e conosciamole , ed  educhiamole bene perchè invece di  stravolgersi producendo danni siano usate bene per la loro benefica potenzialità.
Dott.ssa Adriana Rumbolo


martedì 21 maggio 2013

Plasticità sinaptica

La plasticità sinaptica è la capacità del sistema nervoso di modificare l'efficienza di funzionamento delle connessioni tra neuroni (sinapsi ), di instaurarne di nuove e di eliminarne alcune.
Questa proprietà permette al sistema nervoso di modificare la sua funzionalità e la sua struttura in modo più o meno duraturo in modo dipendente dagli eventi che li influenzano, come, as esempio, l'esperienza.
Per questa ragione è la proprietà neurobiologica che si ritiene alla base del fenomeno della memoria e degli eventi di apprendimento.
Eventi di plasticità sinaptica  includono l'aumento o riduzione dell'efficienza di trasmissione di una sinapsi come il potenziamento a lungo termine(Long term   potenciation o LPT)e la depressione a lungo termine( Long term depression o LTD).
La plasticità sinaptica, insieme alla plasticità intrinseca e  plasticità strutturale (che comprende i fenomeni di modificazione della struttura dei neuroni, includendo dendriti e assoni, o della struttura delle reti di neuroni includendo la formazione di nuovi neuroni o neurogenesi) fa parte dei fenomeni di plasticità neuronale(o neuroplasticità).

domenica 19 maggio 2013

i robot e l'insegnamento della matematica.

Se l'insegnamento della matematica con i robot  annullasse l'ansia e le aspettative che i ragazzi denunciano come impedimento a un sereno apprendimento?
O se il robot costruito per questo scopo nel rispetto del cervello potesse lavorare  in armonia con "la matematica " che è già dentro un bambino?

mercoledì 15 maggio 2013

Non ci mette emozioni...


Spesso i colloqui fra genitori e insegnanti sono intervallati da :se ci mettesse più attenzione;se ci mettesse più impegno ; se ci mettesse più volontà....mai, mai   se  ci mettessero le loro emozioni.

sabato 11 maggio 2013

Sistema limbico e cervello emotivo

L’area del cervello, responsabile dell’origine e della gestione delle emozioni, si chiama sistema limbico. Esso è costituito da un insieme di strutture, situate tra il tronco encefalico e la corteccia cerebrale, che funzionano come un sistema che media memoria, apprendimento, comportamento ed emozioni.
Il tronco encefalico è la parte più primitiva del cervello umano che abbiamo in comune con tutte le specie dotate di un sistema nervoso sviluppato. Era la parte dominante del cervello nell’era dei rettili.
Esso circonda l’estremità cefalica del midollo spinale. Le sue funzioni sono: il controllo del tono muscolare, il mantenimento della postura, dello stato di coscienza, del ciclo sonno-veglia. Inoltre, regola funzioni come la circolazione del sangue, la respirazione, la digestione.
Da questa struttura primitiva, derivarono poi i centri emozionali da cui, dopo milioni di anni, si evolsero le aree del cervello pensante: la neocorteccia.
Le radici più antiche della nostra vita emotiva affondano nel senso dell’olfatto (lobo olfattivo o rinencefalo), fondamentale ai fini della sopravvivenza.

martedì 7 maggio 2013

Così il cervello si emoziona di fronte all'arte astratta La Repubblica.it Scienze


Studio di un gruppo di ricercatori dell'Università di Parma e della Columbia University, svela qualcosa di nuovo su come si comporta il cervello di chi osserva un'opera d'arte che di corporeo ha poco o nulla. Si crea la stessa risonanza emotiva 
di ALESSIA Manfredi




DAVANTI ad un'opera d'arte è facile emozionarsi, provare un'immedesimazione profonda con quello che si osserva. Impossibile rimanere indifferenti di fronte al dolore delle vittime dei "Disastri della guerra" di Goya o ai giochi di luce e di corpi nelle tele del Caravaggio. Sguardi, espressioni drammatiche, fisicità entrano dentro allo spettatore, che è portato ad empatizzare con ciò che vede. Meno scontato, forse, è che si abbia la stessa reazione con l'arte astratta, che di corporeo ha poco o nulla.

Eppure, si crea la stessa risonanza emotiva. Lo dimostra uno studio di un gruppo di ricercatori dell'Università di Parma e della Columbia University, che svela qualcosa di nuovo su come si comporta il cervello di chi osserva un'opera d'arte astratta. Nello spettatore che guarda, ad esempio, i tagli sulla tela di Lucio Fontana, si attiva la corteccia motoria. Un segnale indiretto dell'"accensione" dei neuroni specchio, cellule del sistema nervoso che permettono di spiegare dal punto di vista fisiologico l'empatia, ovvero la nostra capacità di metterci in relazione con l'altro.

Per la prima volta, i ricercatori guidati da Maria Alessandra Umiltà e Vittorio Gallese - scopritore, insieme a Giacomo Rizzolatti, Leonardo Fogassi e Luciano Fadiga dei neuroni specchio - con David Freedberg, storico dell'arte alla Columbia University di New York, hanno osservato una risposta motoria specifica nel cervello di chi osserva un'opera statica, astratta, anche se in questa non è presente alcuna rappresentazione di corpo in movimento. Del resto, è già stato dimostrato che la visione non è solo confinata all'attivazione delle parti visive del cervello, ma coinvolge anche le regioni cerebrali coinvolte nel movimento, nelle sensazioni tattili e nelle risposte emozionali.

Il rapporto tra arte e cervello affascina da tempo il professor Gallese. Se ne occupa in modo specifico una disciplina recente delle neuroscienze, la neuroestetica, che cerca di spiegare l'esperienza estetica a livello neurale. Con Freedberg Gallese ha già firmato un lavoro uscito nel 2007 in cui si ipotizzava come i neuroni specchio giocassero un ruolo chiave nel rapporto diretto con l'opera d'arte, attivando in chi la osserva una risposta universale. 

"In quel lavoro teorico", ricorda il professore, "sostenevamo che l'empatia è una componente essenziale della nostra esperienza di fronte ad un'immagine, anche artistica. E lanciavamo l'ipotesi che questa forma di "risonanza" con l'opera d'arte si potesse osservare anche quando non c'è nulla di corporeo con cui immedesimarsi, come nell'espressionismo astratto di Jackson Pollock o nei tagli di Fontana".

Ora dallo studio pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience, arriva una prima prova empirica a sostegno di questa idea. Nel loro esperimento, Gallese e colleghi hanno mostrato ad un gruppo di persone riproduzioni ad alta risoluzione delle tele squarciate di Fontana alternate ad uno "stimolo di controllo": in questo caso un'immagine modificata, in cui il taglio veniva sostituito da una linea. Quello che mancava era l'aspetto dinamico, ma tutto il resto era sostanzialmente identico alla riproduzione dell'opera d'arte: bianco e nero, contrasto, numero di pixel.






Quello che i ricercatori hanno constatato è che osservando la riproduzione dell'opera d'arte tutti i soggetti, indipendentemente dal grado di mediazione culturale - solo una metà conosceva l'artista - hanno mostrato a livello cerebrale la stessa reazione, che invece non si è verificata di fronte agli stimoli di controllo: la soppressione del ritmo mu, segnale dell'attivazione del sistema motorio corticale. Che indica, al tempo stesso, l'attivazione del meccanismo dei neuroni specchio.

I risultati dello studio danno quindi ragione a Gallese e Freedberg che già avevano ipotizzato come le tracce del gesto dell'artista sulla tela - in questo caso i tagli di Fontana, oggetto dell'esperimento - "accendessero" nello spettatore le aree motorie che controllano l'esecuzione dei gesti che producono quelle stesse immagini. E stimolassero l'attivazione del meccanismo dei neuroni specchio, che si rivela quindi centrale nella percezione dell'opera d'arte, anche astratta.

"Il corpo è una componente chiave nella fruizione di un'opera artistica", sottolinea Gallese. "Al netto di condizionamenti e mediazioni culturali, che sicuramente hanno un ruolo preponderante nell'esperienza estetica, c'è comunque una risposta empatica di base che scatta di fronte alle immagini, artistiche e non".

Questa risposta ora è stata messa a fuoco osservando il coinvolgimento del sistema motorio nel cervello di chi osserva un'opera. "E rafforza l'importanza di approfondire i processi cerebrali alla base del nostro coinvolgimento empatico con le 'arti", conclude il professore. 


(08 dicembre 2012)








domenica 5 maggio 2013

"La mite" di ieri,la mite di oggi.

Stamane riordinando  la  libreria ho ri.trovato uno dei libri più letti nella mia adolescenza:.
 una raccolta di narratori russi.
Una lunga novella di Dostoevskij"La mite" mi aveva  particolarmente coinvolta.
Il  famosissimo scrittore approfondisce  sempre molto l'indagine psicologica dei suoi personaggi patinandoli così di universalità e  modernità.