Un articolo sul Fatto Quotidiano del
giornalista maestro Alex Corlazzoli : compiti per le vacanze si o
no. Il maestro conclude l'articolo dicendo , forse in maniera un po'
ironica, che i compiti a casa andrebbero dati non agli studenti, ma ai maestri e ai genitori.
Sono secoli che si discute come meglio
impartire l'educazione scolastica e via via si sono avvicendate tante
teorie quasi tutte con cose interessanti ma nessuna ha placato le
contestazioni, i conflitti.
Come ho già detto, perché l'ho letto
in autorevoli libri, oggi i mezzi tecnologici ci permettono di
vedere, di osservare cosa succede nel cervello mentre viviamo
un'emozione o apprendiamo.
Ormai è chiaro che il cervello quando
gli arriva una nozione di qualsiasi materia, quasi mai l'accoglie
così ,come gli viene data.
Possiamo dire che prima la spacchetta,
la mescola con quanto trova nella memoria in relazione alla nozione
stessa coinvolge il sistema cognitivo emotivo e rimpacchetta la
nozione su misura per il cervello di quell'individuo che ha ricevuto
l'informazione.
Così nasce una buona relazione.
Questo è un grande aiuto oggi, prima
per i genitori, poi per gli insegnanti non solo, ma anche per gli
ambienti di lavoro e credo anche per la politica.
Non possiamo sempre risalire di colpa
in colpa ad Adamo ed Eva perché loro stessi hanno mandato un e-mail
per dire basta al loro coinvolgimento.
Sto scherzando!
È naturalmente quando parlo di
spacchettare, impacchettare mi riferisco alle informazioni che le
neuroscienze ci hanno fornito e via via continuano a offrirci in
ottimi testi ben lontani e diversi dai testi scolastici dei famosi e
logori spesso incomprensibili programmi.
Se riusciamo a stabilire una
relazione, un interagire fra due o più soggetti allora sarà più
facile capire se il soggetto che riceve è veramente interessato a
quell'informazione e ed eventualmente dare la possibilità a chi
fornisce l'informazione di poterla aggiustare in modo che avvenga uno
scambio proficuo.
Parlo così perché ho fatto
un'esperienza nelle scuole pubbliche per 10 anni con 1300 studenti
.incontri dove il tema importante era la comunicazione, le emozioni,
il cervello.
Oggi si parla tanto di comunicazione,
una finta comunicazione ci invade, ci sommerge, ci trova anche se
sfuggiamo, ma purtroppo spesso è una comunicazione che non mira a
una vera informazione ma è carica solo di messaggi subliminali.
.Fra mamma e bambino neonato l'
interazione è fortissima e in questo la madre non è preparata
socialmente, non è assistita dalle leggi del lavoro perché le
permettano di avere un po' più di tempo da dedicare al bambino che
si salverà solo se la madre fortunatamente ha conservato un po' del
suo buon senso.
Anche i genitori devono pian piano
abituarsi ad interagire fra loro , la piramide del potere non sempre
dà buoni frutti.
Via via che un bambino cresce deve
sentire che gli è riconosciuto il diritto alla partecipazione con
tutte le regole di una buona convivenza e con tutti i mezzi di
comunicazione che piano pian piano affina.Spesso si dice ai bambini: non parlare
perché non puoi capire, e invece i bambini sentono più degli
adulti.
La stessa scuola la stessa cosa agli
insegnanti parlano molto a volte troppo e ascoltano poco.
Quando io ho tenuto i corsi nelle
scuole pubbliche con adolescenti e ho presentato brevemente
velocemente il mio programma due erano i punti fondamentali : loro erano i diretti interlocutori e avevano il diritto alla
parola sempre con le regole di una buona convivenza.
.Vi assicuro che ha funzionato quasi
sempre: quando un soggetto più giovane o meno giovane si sente anche
lui protagonista in un contesto sarà interessato a quello che gli
avviene intorno e darà il suo contributo nello scambio relazionale
sempre produttivo e creativo.
Ho iniziato a raccontare la mia
esperienza nel mio blog "Chi ha paura delle neuroscienze".
Forse pensavo che avrei cambiato quel
titolo iniziale, ma credo che ancora non sia possibile soprattutto
per quelle persone che godono di posizioni prestigiose
nell'organizzazione della scuola dell'istruzione e che non accettano
neanche un dialogo.
Tanto meno sull'importanza delle
neuroscienze nella didattica
Quindi abbiamo i mezzi a disposizione
perché il percorso educativo sia più di qualità senza inseguire
miti di felicità e di perfezione ma troppi hanno paura dei
cambiamenti buoni e mi stupisco perché sappiamo che la curiosità è
alla base della conoscenza e tutti dovremmo goderne di un po'!
Dottoressa Adriana Rumbolo