giovedì 14 aprile 2016

Che cosa sappiamo della bellezza.Ne parla il Prof.Barbanti

“La grande bellezza”: un oscar al cinema italiano e alla sontuosa bellezza di Roma, a una bellezza straordinaria che oscilla tra sacro e profano, tra vanità, spettacolarità e spiritualità. Ma cosa succede al nostro cervello di fronte a “una grande bellezza”? A dare risposta a questa domanda è una specifica branca della neurologia, la neuroestetica.
Il Prof. Piero Barbanti, neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana, ci spiega cosa intende il nostro cervello per bellezza e che emozioni provoca: «La neuroestetica, una branca della ricerca sul bello e il cervello, rivela come peculiare il fatto che la bellezza abbia un valore finalizzato, che attivi cioè nel cervello le stesse vie che si attivano quando cerchiamo il cibo o quando vogliamo riprodurci. Quindi la bellezza è una parola chiave per la nostra sopravvivenza e per la nostra riproduzione».
«Essa», continua, «genera nel cervello un terremoto, che, per così dire, va prima avanti e poi indietro. Ad esempio se vedo un bellissimo paesaggio, si risveglia in me la parte della visione, che mi dice cosa sto osservando, quindi l’impulso prima va in avanti, poi però si tuffa in profondità nei centri della memoria pescando vecchi ricordi e neicentri dell’emotività dando gratificazione ma anche brivido: un brivido scuotente tra quello che vedo e quello che ricordo del mio passato».
Altro aspetto: il rapporto tra bellezza e bontà, che sussiste nel nostro stesso modo di essere e di pensare. «In questo caso avviene una bizzarria: se vedo qualcosa di molto bello la parte orbito-frontale del mio cervello si attiva, ma la stessa si attiva anche se penso, vedo, immagino o parlo con una persona di grande moralità: tendiamo cioè a considerare belli i buoni e viceversa. In tal senso la sovrapposizione tra “kalos e agatos”, tra bello e buono, ha una base neurofisiologica».
Ma la bellezza può anche, in alcuni casi, essere dannosa per il nostro cervello. Stiamo parlando della Sindrome di Stendhal: «Si tratta – spiega Barbanti – dell’innesco di una potentissima reazione emotiva di fronte ad un’opera d’arte. In realtà non è un malessere passeggero, ma una vera e propria reazione acuta. Si scontrano il flusso estetico, cioè ciò che sto vedendo, col flusso emotivo. E questo “bacio mortale” avviene nell’insula, zona del cervello che controlla il ritmo cardiaco e la frequenza respiratoria. Da qui il profondo stato di malessere. Dal punto di vista fisico il nostro sistema nervoso vegetativo entra in tilt perché ha due messaggi contrastanti: bellezza da un lato, emozione, pathos e paura dall’altro. Secondo la statistica italiana, i ricoveri per la sindrome sono dovuti a vere e proprie psicosinel 66% dei casi, ad aspetti ansiosi nel 29% e ad attacchi di panico nel 5%».