sabato 28 gennaio 2017

A scuola anche l'inconscio.

Domani si parlerà ancora di scuola.
Oggi un ragazzo frequenta la scuola per circa 18 anni, 18 anni in cui accadono nel suo cervello cose importantissime.
Si sa che circola la voce che entro i primi5 anni tutto è già compiuto.
È un giudizio che fa tremare i polsi e purtroppo in buona parte dobbiamo crederci.
La famiglia è la prima e più piccola società nella quale il bambino si trova,con legami affettivi e relazionali tanto importanti quanto difficili
. È proprio la vita relazionale,  guidata dalle emozioni,  della famiglia  a creare i primi conflitti che potrebbero disturbare lo sviluppo emotivo del bambino più o meno seriamente.
Ho già scritto che non credo alla voce del sangue ma molto a una relazione di conoscenza che avviene piano piano fra i componenti del gruppo familiare.
Quando dopo i primi anni e qualche volta dopo i primi mesi il bambino entra in una struttura scolastica, porterà se li avrà,   i suoi conflitti emotivi e affettivi familiari che saranno ancora più visibili in una società più grande in una vita relazionale più intensa con una autorità più precisa e delle regole che scandiranno la sua vita "scolastica"
. Ammiro molto gli insegnanti che accolgono questi bambini così piccoli dove il cervello produce neuroni a una velocità impressionante e  registra e avverte tutto quello che può nell'ambiente intorno.
Ripeto ammiro molto insegnanti che accolgono per primi i bambini  in una struttura sociale scolastica e penso che il loro impegno sia molto difficile,  ma qualche volta rifletto che nella scuola il bambino che elaborerà all'inizio il distacco dalla figura materna dalla sua casa non ci saranno quei conflitti così profondi che si vengono a creare purtroppo così facilmente nella famiglia naturale..
È molto interessante osservare questi bambini così piccoli che usano tutti i mezzi che possono nella loro prima comunicazione e insegnanti attenti veramente minuto per minuto per modulare con dolce fermezza quelle emozioni che arrivano a scuola già un po' compromesse.
 Un bambino non nasce per rimanere sempre nella sua famiglia, non è quello il suo fine e tutti gli diranno che poi diventato grande  andrà a scuola e poi  all'università e poi potrà scegliere un lavoro e poi conoscerà tanti amici: a parole gli promettono tante cose ma la preparazione a tutti questi passi  che si succederanno sta in gran parte proprio nella scuola.
Nella scuola piano piano impareranno a essere per meglio relazionare con i coetanei ad avere una guida in questa relazione negli insegnante e potranno liberare la loro creatività.
Tutte le loro conoscenze saranno elaborate e le loro esperienze  costruirànno la memoria e la buona musica entrerà nella loro vita molto presto esperiamo la manualità continuerà il percorso in quella società che crescerà con loro giorno per giorno
. La famiglia nello sfondo , se possibile stabile,  perché rimarranno sempre lì le loro radici, ma la scuola è l'ambiente dove cresceranno e impareranno a relazionare a difendersi ad accettare una sconfitta ad emergere ad avere  le prime simpatie dove impareranno come superare le prime frustrazioni e la scuola con i mezzi che ha cioè l'apprendimento, stare con gli altri e l'autorità può forse ripristinare i conflitti piccoli e medi che già il bambino porta dalla famiglia
A scuola arriva anche l'inconscio!.
La scuola lo può fare se un insegnante avrà una classe con un numero limitato di allievi, potrà andare a scuola sicuro/a del suo lavoro e con un guadagno che gli permetterà di vivere tranquillamente.
L'insegnante  insegna a un bambino non solo nozioni  ma gli fornirà informazioni e mezzi per   essere  e si accorgerà perché se ne accorgerà sicuramente che il bambino ha già tanto sapere in sè  solo che è difficile coniugare serenamente con il suo sapere  le conoscenze del presente della sua società.
A scuola seguiranno la moda di abbigliamento, a scuola dovrebbe  esserci molto molta più ginnastica perché è il momento in cui il corpo cresce tanto e si trasforma e  il cervello inizia a produrre sostanze come la dopamina la mielina  e gli ormoni sessuali  il corpo deve essere sempre l'àncora della mente
Penso che siano stati molto fortunati quei bambini che adulti ricordano con nostalgia quanto sia stato importante la figura di un insegnante nella loro crescita.
Mi dispiace quando molti ragazzi ricordano con dolore le ingiustizie e la mancanza di dialogo di ascolto che hanno trovato nel loro percorso scolastico
. dott.ssa Adriana Rumbolo

lunedì 23 gennaio 2017

Esplora, conosci crea.

Capita spesso ai giardini, sul marciapiede  di vedere un bambino molto piccolo che lasciando la mano della mamma di corsa si allontana con la felicità di sentirsi libero in ambienti nuovi, che soddisfano la sua curiosità.
La madre ha ragione di rincorrerlo e fermarlo perché ancora per lui ci sono dei pericoli.
Quando mi capita io divertita mi fermo sempre e dico al bambino: " dove vai, piccolo esploratore!" 
Mi ritornano in mente tutte le mie esplorazioni di bambina che, avendo la fortuna, di crescere in una piccola comunità, a contatto con la natura potevo soddisfare  perché i pericoli erano limitati.
Per un bambino, esplorare è una necessità: esplorare l'ambiente naturale,  il mondo frenetico della comunicazione degli adulti ,  osservare il cielo,  gli alberi gli insetti informazioni  che il cervello poi elaborerà,  associerà, dissocierà,archivierà,  mescolerà   organizzando  la banca-dati della sua conoscenza.
Per un bambino la conoscenza è un richiamo fortissimo che tante volte lo stupisce, lo fa sostare vicino a un formicaio  lo fa ascoltare in silenzio il ronzio di alcuni insetti che con stupore gli fa osservare come in 10 m ci siano decine e decine di foglie di forme e colore  diverse  lo rassicura e lo metta al riparo da pericoli.:kalos kai agatos
Certo la conoscenza comporta anche la comprensione di un pericolo di cui possiamo essere avvertiti o che possiamo sentire per istinto
. E come rimangono impresse le raccomandazioni: " non andare vicino ai gorghi nei fiumi perché  in quel punto l'acqua gira a mulinello e ti  trascinerebbe in fondo
. Non lo  dimenticherà più e quando  tornerà a casa dopo aver conosciuto tante realtà di tutti i tipi vorrebbe raccontarle:  la conoscenza è ricca di emozioni che hanno bisogno di racconto, ma quasi nessuno è disposto ad ascoltare un bambino ,  peccato perché ogni bambino ha un'originalità che per noi adulti è una continua stimolazione a mantenerci più attivi mentalmente e più ricchi emotivamente
. Una mattina un bambino si sveglia e dice la famosa frase: mi è venuta un'idea!.
 Il bambino non sa che mentre lui dormiva,  speriamo profondamente,  il suo cervello lavorava, lavorava e metteva insieme associava dissociava archiviava richiamava alla memoria tutto quanto lui aveva conosciuto visto partecipato emotivamente durante le giornate  
Trovarsi delle idee improvvisamente idee che sono "nuove e utili" rafforzano nel bambino ogni giorno  maggior sicurezza in sè e non è poco!
Se si troverà in difficoltà quasi sempre penserà: " se mi venisse l'idea giusta" è fiducioso in se stesso crede  nell'aiuto che gli può venire dalle sue conoscenze.
 Tre o quattro bambini camminano per una strada di campagna.
 Nei giorni precedenti ha piovuto.
Per andare  dall'altra parte della strada devono attraversare un piccolo fossato
. Di solito lo fanno a piedi ma quel giorno in fondo al fossato è rimasta un po' d'acqua della precedente pioggia.
Non è un problema ma a sporcare le scarpe,  calzettoni una possibile caduta  la terra è più fangosa sdrucciolevole fa pensare i ragazzi.
 A un certo a un certo momento uno dice
 Ho un'idea: prendiamo un bastone lo piantiamo nella sponda opposta e facciamo un salto così non toccheremo il fondo del fossato.
 E così fanno in un attimo tutto l'organismo è al servizio dell'idea; il desiderio di fare buona figura davanti ai compagni tutta la parte neuromuscolare che misura bene così che piano piano prima i più coraggiosi poi gli altri saltano  il fosso con l'aiuto del bastone.
Praticamente hanno fatto il salto con l'asta oppure arrampicarsi su un albero scegliere i rami bassi ma più forti guardare con attenzione il tronco dove poter trovare un appiglio oppure come riuscire a copiare un compito di nascosto all'insegnante.
la creatività si apre a ventaglio su tutto: su giochi di colori, su giochi di forme e sarà più soddisfacente  quando avrà una applicazione utile. .
La scuola ha avuto questa piccola colpa, accanto   alla mancata valutazione delle emozioni così importanti nell'apprendimento anche la parola creatività non era molto usata  era preferito il termine fantasioso  e se la spiegazione di una materia suscita nel bambino un'idea nuova spesso era solo un disturbo che rallentava  i famosi programmi scolastici.
. Anziché tentare di aumentare i livelli delle competenze attraverso i percorsi tradizionali, il governo dovrebbe assumere un approccio diverso per educare alla creatività
. Insieme alla creazione di infrastrutture per l'educazione permanente, bisognerebbe ristrutturare l'istruzione scolastica in modo da assicurare a ciascuno il possesso di quelle capacità e di quella fiducia  che consentono di cogliere tutte le opportunità  della conoscenza.
La funzione dell’artista creativo consiste nel creare delle leggi, non nel seguire quelle già formulate. Ferruccio Busoni (pianista e compositore)..
dott.ssa Adriana Rumbolo

giovedì 12 gennaio 2017

Tutto bene solo il rendimento era scarso.!

"Tutto bene, solo il rendimento era scarso".
Temo che la scuola non si sia ancora resa conto che il rendimento dei ragazzi, il rapporto con gli altri e con le regole è proporzionato allo stato di salute delle loro emozioni.
Sentire dunque in televisione un dirigente scolastico che parlando di un ragazzo che ha commesso un gravissimo omicidio dire candidamente che per il ragazzo solo il rendimento era scarso ,nessun problema é veramente una infelice difesa..
Siamo ancora a questo punto.
Capirei se un insegnante , affermasse che uno studente non ha un buon rendimento perché i programmi scolastici non sono compatibili con le funzionalità del cervello o che i metodi in uso nella scuola non sono i migliori nella relazionalità.
Penso e ho già scritto più volte che in uno studente il rendimento scarso è sempre una spia di un disagio familiare o relazionale,  emotivo che bisogna  approfondire e capire.urgentemente
I motivi sono tanti: prima della scuola primaria i ragazzi hanno vissuto le operazioni educative più significative in famiglia e quando arrivano a scuola denunciano le loro problematiche in tanti modi Uno di questi è lo scarso rendimento perché lo studente  non riesce a relazionare con l'insegnante, con i compagni, con le regole
.E'La frase più sciocca in assoluto perché se i tantissimi ragazzi che non hanno un buon rendimento scolastico avessero problemi di intelligenza sarebbe veramente un problema grave.
Ora abbiamo tante informazioni scientifiche che sicuramente non ci mettono al riparo totale di errori, ma ci permettono di capire molto e di intervenire nel modo più giusto e più fruttuoso
. Quando 20 anni fa sono entrata in una prima superiore con un programma centrato sulle emozioni, i sentimenti, sulla vita relazionale ho potuto sopravvivere con un gruppo di insegnanti coraggiosi perché sia la politica sia i giornalisti sia le case editrici non ammettevano 20 anni fa che le neuroscienze potessero dare un contributo così grande alla didattica
Per fortuna i risultati di quella esperienza sono stati molto positivi..
Gli studenti capivano benissimo e velocemente e applicavano alla loro vita scolastica tante informazioni scientifiche che il loro insegnanti e dirigenti scolastici fino ad arrivare al ministro dell'istruzione rinnegavano senza neanche avere l'umiltà di ascoltare.
Senza umiltà non c'è conoscenza, senza conoscenza non c'è creatività.
La la vita del gruppo dei pari a scuola trova una grandissima palestra relazionale..
Stern ha scritto che un ragazzo quando entra nel suo cloiseau con i pennelli in mano non impara solo a disegnare ma ad essere.
Così uno studente quando entra a scuola con i libri dei famosi programmi scolastici non entra solo per imparare alcune nozioni delle varie discipline ma entra per imparare ad essere..
Se la scuola non capisce questo non potrà mai essere chiamata una buona scuola.

dott.ssa Adriana Rumbolo

martedì 10 gennaio 2017

Bruno Munari



Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita

vuol dire conservare la curiosità di conoscere il piacere di capire la voglia di comunicare.

Bruno Munari