mercoledì 29 giugno 2016

La bella e la bestia


Lettera firmata di una studentessa di quindici anni.
Cara dottoressa, come può vedere ho seguito il suo consiglio e le ho scritto questa lettera, se così si può chiamare!!!
Prima di esporle il mio problema, però, le vorrei fare un quadro di me stessa: sono una ragazza di 15/16 anni, alta, fisicamente, anche se sono a dieta, non mi lamento, mi accetto e vengo abbastanza accettata.
Nel rapporto con gli altri, ho un mio "metodo":io, non mi sono mai fidata di nessuno.
Poi . naturalmente, andando avanti nel conoscersi, capisco se questa persona è fidata o meno.
In famiglia sono abbastanza chiusa:a differenza di alcune mie amiche, io non considero mia madre
 come una delle mie migliori amiche, alle quali vado a dire i miei problemi e a chiedere consigli.
Naturalmente non la estraneo totalmente dalla mia vita, ma mi limito a non raccontarle i miei fatti personali, le mie esperienze, perchè penso che ognuno debba fare le proprie scelte con la propria  testa, senza dipendere da altri: ho paura, infatti, che alla fine,  raccontando tutto a mia madre, i suoi consigli si trasformino in obblighi e questo non mi andrebbe giù!!!
Arrivando  al "nocciolo" della questione, il mio problema nasce da una situazione per me stupenda:sto insieme con un ragazzo...., da sei mesi, ma non riesco mai a dirgli quello che sento.
A dirle la verità, all'inizio non ero sicura, ma adesso sono più che convinta di AMARLO: è una certezza, glielo assicuro!!!
Eppure la frase che vorrei dire non è complicata: TI AMO!!!
Che c'è di complicato  in due parole?!?!
Non riesco a capire il   perchè  di questo blocco!!!
Ed è per questo che le ho scritto queste righe, per chiederle se lei poteva darmi sia una spiegazione
che un consiglio su questo argomento:non so veramente come superare questo ostacolo!!!
Se non le è di troppo disturbo potrebbe rispondere?
La ringrazio infinitamente e la prego  di non parlare in classe di questa lettera
Della lettera naturalmente non ho parlato ma del "blocco" si.
L'educazione educativa  inizia soprattutto dal corpo.
La carezza, l'abbraccio che tante volte i bambini hanno cercato invano secondo i loro tempi e bisogni , la mancata condivisione di percezioni primordiali, le punizioni corporali, la gabbia dei pregiudizi, la carenza del contatto con la natura,  il corpo a macchie sporche
Tutti i lacci delle emozioni imprigionate ricordano chi ha scritto: se Freud  avesse conosciuto le scoperte delle neuroscienze, avrebbe detto:l'inconscio sta nel corpo.
E l'educazione sofferta dal corpo che sembra si fermi lì, potrebbe  pericolosamente e pesantemente disorientare la sicurezza, la stabilità del Sè nel futuro
Piano , piano, mentre la natura preme perchè il corpo possa esprimere la sua crescita in ogni suo centimetro piano, piano, sembra un paradosso, il soggetto ne  perde la percezione.
L'educazione vuole che tu ignori il tuo corpo perchè solo così sarà meno pericoloso e più sottomesso
.Sottolineo il famoso sogno di molte adolescenti di partorire un figlio  senza alcuna partecipazione o dolore.
Lo chiamano "Il complesso della Madonna" perchè  ispirato dalla figura femminile più adorata per la sua perfezione.
Allora quando arriverà la pubertà e tutto il corpo sarà percorso da percezioni nuove e coinvolgenti, il soggetto spaventato potrebbe rifugiasi  in un forte controllo razionale che potrebbe esprimersi in rigidità,  sublimazione dei sentimenti molto pericolosi perchè potrebbero allontanare il soggetto  dalla realtà  con sofferenze psicosomatiche, disordini alimentari e a volte anche con disordini comportamentali.
Infatti è per questo che proprio nella pubertà si manifestano i disturbi psicologici  più gravi e meno comprensibili perchè spesso  la loro causa è da ricercare nella lontana prima infanzia.
Forse la studentessa ha solo bisogno di tempo e di buone informazioni sulle emozioni , sull'unione mente-corpo  da elaborare per dire con tutta se stessa le due parole , ti amo,  che diventeranno facili quando avrà più coscienza del proprio corpo e alla rigidità difensiva avrà sostituito la flessibilità che appartiene naturalmente al corpo.
Così come nella favola "La bella e la bestia"la  protagonista nel lungo e forzato soggiorno,  prigioniera nel castello dell'orribile mostro,  piano, piano comprenderà per la gentilezza e l'amore in cui lui l'avvolge(l'importanza della corte) a non avere  più paura dell'amore inteso nella sua completezza e allora vedrà bello ciò che prima le sue paure, le sue incertezze la sua rigidità avevano mostrato come minaccioso e disgustoso
Le favole sanno come spigarci con la fantasia realtà molto complesse.
dott.ssa Adriana Rumbolo

mercoledì 8 giugno 2016

Tuo figlio ti fa impazzire?E' ora di esplorare la sua mente



Le neuroscienze sono forse un campo di ricerca lontano dalla vita di ogni giorno? Al contrario, oggi vediamo che la rivoluzione neuroscientifica degli ultimi 20 anni fornisce elementi essenziali a discipline apparentemente lontane, come la psicopedagogia, e crea nuovi riferimenti per l’educazione dei bambini.
La premessa parte dalla conoscenza acquisita, attraverso varie tecniche di «imaging» cerebrale, delle diverse parti di cui è composto il cervello, ciascuna delle quali svolge un compito differente dalle altre. Per esempio, il pensiero logico ha sede nell’emisfero sinistro, mentre senza il destro avremmo difficoltà a provare emozioni e a percepire i segnali non verbali. La nostra amigdala contiene la memoria emozionale, mentre i lobi frontali inibiscono i suoi eccessi, e così via. Ciò comporta che noi siamo una moltitudine di parti differenti che possono, in alcune situazioni, esprimersi in maniera disarmonica. Inoltre, i diversi settori cerebrali non si sviluppano fisiologicamente in maniera graduale. In particolare, i lobi frontali, responsabili del ragionamento etico e dell’inibizione, completano il loro sviluppo solo in età adulta, mentre i settori più profondi del cervello, collegati all’istinto, alle reazioni viscerali e alla sopravvivenza, sono presenti fin dalla nascita. Per questo i bambini tendono generalmente a essere più immediati e meno empatici degli adulti.
Le neuroscienze ci hanno anche insegnato che il cervello è dotato di plasticità, ossia della capacità di essere modellato dall’ambiente. Pertanto è possibile rinforzare i settori che portano a integrare e organizzare meglio il cervello, così che i bambini possano raggiungere un maggior grado di integrazione e sensibilità, comportandosi meglio nel sociale.
Parlare con i figli delle loro emozioni, per esempio, favorisce lo sviluppo delle parti che producono l’intelligenza emotiva, indispensabile per comprendere i propri sentimenti e quelli degli altri. Partendo da questi presupposti, Daniel Siegel e Tyna Payne Bryson, rispettivamente psichiatra e psicoterapeuta dell’adolescenza, spiegano in un libro che unisce neuroscienze e psicologia dello sviluppo, come aiutare i bambini a evitare di vivere in un diluvio emotivo o, al contrario, in un deserto emotivo («Dodici strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino», Raffaello Cortina). Per esempio, se l’emisfero destro prende il sopravvento, esagerando le emozioni e i sentimenti del bambino invece di dare ordini, è meglio entrare in sintonia empatica con la parte ribelle del cervello. Solo così è poi possibile reincanalare l’attenzione e le energie con le spiegazioni logiche e razionali dell’emisfero sinistro, permettendo di dare un senso alle emozioni intense e raccontando in maniera onesta la storia dell’accaduto.
Il cervello, però, è diviso anche verticalmente: mentre la parte inferiore è già formata alla nascita, quella superiore completerà il suo sviluppo soltanto verso i 25 anni. I genitori possono aiutare questa maturazione attuando un vero allenamento emotivo dei figli, sollevando questioni riguardanti la morale e l’etica al fine di sviluppare l’empatia e la capacità di identificazione con gli altri. Strategie importanti per una buona integrazione del cervello, poi, sono quelle di aiutare i bambini a individuare le esperienze inquietanti e far sì che l’elaborazione dei ricordi sia parte integrante della vita di famiglia. Senza un processo di costruzione del significato è infatti impossibile crescere in maniera armonica.
Il limite nell’applicare buone strategie educative, come quelle descritte da Siegel e Payne Bryson, sta però nel fatto che i genitori, a loro volta, devono essere capaci di rivedere in maniera critica e riflessiva la loro infanzia e il rapporto con i loro genitori. Senza avere costruito una narrazione autobiografica discretamente aderente alla realtà e senza una buona elaborazione dei guasti della propria infanzia si rischia di essere manipolativi o proiettivi; in caso di scarsa consapevolezza si trasmette una vita emozionale distorta, che crea danni, perché viene percepita dai figli attraverso i neuroni specchio.
Da LA STAMPA TUTTO SCIENZE 05/06/2013

mercoledì 1 giugno 2016

Distacco: paure e rabbia distruttiva



A lungo si è pensato che un neonato non rispondesse agli stimoli ambientali


Poi sicuramente persone sensibili e intuitive hanno cominciato a nutrire dubbi che il neonato non potesse rispondere all'ambiente, ma dovevano arrivare i risultati delle neuroscienze a conferma, con dati scientifici, che sicuramente il bambino relaziona continuamente con il mondo intorno con le emozioni primarie:paura , rabbia, angoscia da separazione, e che i piccoli hanno bisogno di imparare a modularle, a gestirle con l'abbraccio rassicurante, il contatto pelle ,pelle il suono della voce conosciuta della mamma che abbasserà il loro livello di ansia rassicurandoli nella loro identità annullando paure e angoscia da separazione,


I veterinari si raccomandano di non staccare i cuccioli dalla mamma prima dei tre mesi per permettere a lei di insegnare al cucciolo , con la rassicurazione, a modulare le emozioni


La stessa cosa , in un certo senso la possiamo notare nei soggetti malati di alzheimer che si rasserenano al nostro sorriso , a una nostra carezza a un tono di voce non aggressivo che risveglia attimi della loro identità che si sta perdendo .


Quando la modulazione, nei neonati, non avrà avuto buon esito , l'adulto, rimasto bloccato nella gestione emotiva, di fronte a un distacco, a una perdita sarà preda di una paura folle, incontrollabile di perdersi di non esistere più e reagirà con rabbia distruttiva verso la presunta causa del pericolo e ossessionato la cancellerà definitivamente, uccidendola.


Poi annullato il pericolo tutto tornerà tranquillo e lui o lei penserà solo a difendersi convinto/a purtroppo di avere agito per legittima difesa


dott.ssa Adriana Rumbolo