Comunicare senza aggredire gli altri.Come nella savana.Si chiama
così, linguaggio giraffa, non solo perché questo animale dall’alto del suo
collo, ha orizzonti più ampi, ma soprattutto perché si tratta del mammifero con
il cuore più grande. E’ il linguaggio della comunicazione non violenta è quello
che viene dal cuore.Lo ha ideato anni fa, Marshall Rosenberg. Rosemberg lavora
in ambiti diversi: famiglia. Scuola, aziende,ma anche in politica e tra i
popoli in guerra. Il suo linguaggio aiuta, infatti, a comunicare efficacemente
in tutte le situazioni di incomprensione, siano esse familiari, coniugali,
professionali politiche,scolastiche o religiose.Il suo metodo può
migliorare la qualità della nostra vita quotidiana.”La parola crea confusione,
malintesi e, in genere, la comunicazione passa attraverso la diagnosi, la
classificazione o il giudizio dell’altro”., spiega Costetti.”Ci sono tre modi
di parlare che rendono difficile la comunicazione: esprimere pretese, giudizi,
oppure ordini”. Si tratta degli elementi “del linguaggio sciacallo”, un modo di
comunicare che rende pressocchè impossibile godere delle differenze tra
persone.”Chi usa il linguaggio sciacallo classifica il suo interlocutore, lo
giudica, usando spesso categorie come “giusto”, “sbagliato”, “normale”, “buono”
o “cattivo” e, soprattutto “dovere”,
osserva Rosemberg. “In questo modo, però, crea o aumenta le resistenze dell’altro
rendendo difficile la comunicazione”. Questo atteggiamento, infatti, implica
che la persona con cui stiamo interagendo non abbia alcuna possibilità di
scelta e toglie ogni gioia nel dare. Chi cambia il suo comportamento dopo la
sfuriata di uno sciacallo, allora lo fa
solo per senso di colpa, vergogna o paura.Esattamente opposti i principi su cui
si basa il linguaggio giraffa, ovvero l’osservazione e la descrizione di ciò
che sta accadendo, l’espressione dei propri sentimenti, valori e bisogni, e la
formulazione di richieste precise, Chi parla giraffa non esprime giudizi e non
ha pretese, semplicemente osserva i fatti e cerca di comprendere cosa si
nasconde dietro le parole, spesso astiose, dell’altro.Quali sono i sentimenti
che prova, quali bisogni e quali richieste si celano dietro insulti o atteggiamenti
scontrosi?Così i genitori o il partner con orecchie da giraffa percepisce i
bisogni del figlio o del compagno indipendentemente da come sono
espressi,mentre quello che ha orecchie da sciacallo riversa il torto sull’altro
e interpreta ogni parola come critica o giudizio, dimenticando che ogni critica
e ogni giudizio sono l’espressione maldestra di un bisogno.
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