lunedì 15 febbraio 2016

L'adolescente e la musica

. La musica è l’arte dei suoni che vengono prodotti dagli strumenti musicali e dalla voce; essa è soggetta a subire influenze di vario tipo, dovute sia al contenuto culturale che al gusto o all’estro dell’artista. I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il MODO, cioè la tonalità (Maggiore/minore), e il TEMPO, vale a dire la velocità di esecuzione (Veloce/lento). Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle emozioni che possono essere forti o deboli a seconda dell’intensità e del tipo della musica ascoltata e che causa: Serenità, Allegria, Tristezza, Paura. Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz. Questa studiosa ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica della pelle (la cosiddetta reazione elettrodermica). In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi e tristi. Si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo dei vari partecipanti. Ad esempio i brani classificati come paurosi erano quelli che determinavano la maggiore reazione cutanea, caratterizzata da un rilevante incremento della sudorazione. Il fatto che queste risposte fisiologiche siano indipendenti dai giudizi soggettivi dimostra che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su di lui e ci fa intravedere quale potere la musica ha sui nostri comportamenti. Il viaggio dei suoni nel nostro cervello I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose con cui vengono a contatto. Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio rompere un vetro; mentre, altri, possono risultare impercettibili all' orecchio umano. Studi recenti sostengono che persino la crescita delle piante può essere influenzata dal tipo di musica che si suona nelle vicinanze. I suoni acuti sono generati da vibrazioni molto rapide, quelli bassi corrispondono a vibrazioni lente; l’orecchio umano e' in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz). La musicoterapia: (1 Samuele 16:14-23) Che la musica (e il canto) sia così importante e condiziona fortemente ogni individuo, è dimostrato anche dalla tecnica cosiddetta della musicoterapia,che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito. Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto diverse musicoterapie, con un ampio spazio che va dall’approccio pedagogico, a quello psicoterapeutico a quello psicoacustico. Anche nel campo del regno animale è stato sperimentato l’importanza della musicoterapia. Ad esempio una buona musica classica fa fatto produrre una quantità maggiore di latte a delle mucche, in una fattoria del nord Italia sottoposta ad esperimento. La musica è un linguaggio “… quando le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio alzavano grida di gioia?” (Giobbe 38:7) La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo. Come il linguaggio verbale, anche la musica è uno dei fondamenti della nostra civiltà. L’uomo costruì i primi strumenti musicali molti anni fa. Il documento più antico lo si trova proprio nella Bibbia. Il primo testo lo troviamo in Genesi 4:21 dove viene citato Jubal, padre di tutti quelli che suonano la cetra e l’arpa. Nacquero poi diversi strumenti musicali: Cordofoni: Chitarre, Arpe, cetre, violini, violoncelli ecc. (Daniele 3:7); Gli Aereofoni: Trombe, Tromboni, Flauti, Oboi, Clarinetti (Numeri 10:1-10); Percussione: Tamburi, Timpani, cembali (Salmo 150) Ma perché i nostri antenati incominciarono a fare musica? Quali vantaggi ne ricavavano? Oggi gli antropologi mettono in primo piano la capacità della musica di cementare una comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami fra i suoi membri. Essa garantirebbe la coesione sociale e la “sincronizzazione” dell’umore dei componenti di un gruppo, favorendo così la preparazione di azioni collettive. Esempi attuali dell’utilizzo della musica in questi termini sono le marce militari, i canti religiosi, gli inni nazionali ecc. Effetto Mozart Nel 1993 è stato dimostrato con un famoso esperimento pubblicato sulla rivista scientifica NATURE che la musica di Mozart è in grado di migliorare la percezione spaziale e la capacità di espressione. Ottantaquattro studenti furono suddivisi in 3 gruppi e sottoposti all’ascolto di 3 musiche diverse:  il primo gruppo ascoltò musica easy-listening, (facile ascolto)  il secondo ascoltò una sinfonia di Mozart,  il terzo non ascoltò musica ma solo silenzio. Subito dopo l’ascolto i 3 gruppi furono sottoposti a una prova di ragionamento spaziale tratto da un test di intelligenza riconosciuto internazionalmente, lo Stanford-Binet. I risultati furono stupefacenti: il gruppo che aveva ascoltato Mozart prima del test, ottenne un punteggio mediamente superiore di 10 punti rispetto agli altri. Tale effetto aveva però una durata di soli 15 minuti dopo l’ascolto. Si parla perciò di EFFETTO MOZART. Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, il francese Alfred Tomatis è stato il primo a sostenere che la musica mozartiana è in grado di produrre un miglioramento delle abilità cognitive dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale. L’influenza della musica: La musica di ogni genere esercita una grande influenza su chi l’ascolta. Un vero potere che può essere impiegato per uno scopo buono, cattivo oppure malvagio. La musica quindi può produrre un effetto emozionale sano che eleva i sentimenti, oppure un effetto emozionale dannoso che provoca ben altre conseguenze. È stato scientificamente provato che la musica colpisce direttamente il sistema nervoso, il sistema circolatorio e quello digestivo ed esercita influenza sui muscoli, ghiandole, ecc



"Nell'esperienza a scuola  con adolescenti per la conoscenza e la gestione delle emozioni, dei sentimenti non si poteva non parlare del meraviglioso e in parte ancora misterioso incontro fra emozioni e musica
Dei ragazzi presero subito la parola,che nel programma godeva del suo riconoscimento  come diritto, e disse che essendo un deejay  nel prossimo incontro avrebbe portato della musica riferita alle varie emozioni.
L'insegnante di lettere ottenne il permesso di usare una stanza dove si poteva fare musica senza disturbare le  classi vicine.
Lo studente-deejay  ci fece ascoltare brani mettendoli in relazione alle varie emozioni;gioia, rabbia, tristezza, amore...
Tutta la classe partecipò con grande interesse e divertimento e quella volta mi piacque ascoltare, ascoltare per comprendere meglio un mondo dove i ragazzi entrano quando li vediamo sempre con le cuffiette e ribadire ancora una volta quanto è importante la musica nella scuola!" dott.ssa Adriana Rumbolo

La musicoterapia e il parkinson



La musica è più potente di quel che si possa credere e non è soltanto uno svago o un modo per passare il tempo. La sua efficacia nel trattamento di alcuni disturbi è stata più volte oggetto di ricerche e, oggi, un nuovo studio suggerisce addirittura che la musica possa aiutare i pazienti colpiti da danni cerebrali a riprendere alcune facoltà intaccate come, per esempio, il parlare o il camminare.

Nello specifico, le canzoni aprono la via a nuovi percorsi cerebrali di linguaggio che eludono le aree del cervello danneggiate.
“Si è sempre pensato che la musica fosse qualcosa di superfluo, e non si capiva perché si è sviluppata dal punto di vista evolutivo – commenta a Discovey News, Michael De Georgia, Direttore del Centro di Musica e Medicina alla Case Western Reserve University, University Hospitals Case Medical Center di Cleveland – Negli ultimi 10 anni, abbiamo appena iniziato a capire in che modo sia ampio e diffuso l’effetto della musica in tutte le parti del cervello. Stiamo appena iniziando a capire come la musica possa essere potente. Non sappiamo quali sono i limiti”.

Ma gli effetti della musica sulle persone malate sono noti già da molto tempo. Una musicoterapista dell’Università del Wisconsin Eau Claire, dottoressa Anna Lee Rasar, ha ricordato come la musica delle Big Band avesse aiutato i veterani della Seconda Guerra Mondiale a riprendere le forze fino ad alzarsi e camminare di nuovo.
 Da allora gli studi si sono fatti più approfonditi, fino a comprendere come vi fosse uno schema coerente derivante dall’ascolto della musica. Detto schema mostra come un ritmo particolare possa stimolare la deambulazione nei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, colpiti da ictus o altri danni al cervello.

Il ritmo delle note musicali permette alle persone di ritrovare un passo simmetrico e il senso dell’equilibrio. Tutto ciò avviene in modo che il segnale uditivo trasmesso dal battito ritmico sia interpretato dal cervello ed elaborato in modo da anticipare il tempo musicale e regolare i passi.

 Sebbene quanto avviene non sia del tutto chiaro, ciò che invece risulta chiaro è che la musica ha un effetto tangibile sul cervello.

Una delle ipotesi più accreditare è che le aree del cervello interessate dalla musica siano molte, a differenza di quelle del linguaggio che invece sono solo due. Creando nuovi percorsi neuronali, i pazienti, grazie alle canzoni e alle note musicali, possono ripescare dalla memoria parole già ascoltate e usate: in questo modo possono crearsi nuove connessioni per il linguaggio perduto.

Secondo la dottoressa Caterina Wan, neurologo alla Harvard Medical School, anche se gli studi sono solo all’inizio questa teoria ha molto senso, e lo ribadisce citando un proprio studio in cui si è mostrato come la musicoterapia abbia aiutato dei bambini autistici che non parlavo del tutto ad articolare parole e frasi in modo migliore.

 “Per quanto sia, vorrei dire che la musica è un mezzo potente, io penso sia importante per le persone, tanto da testarla rigorosamente per cercare di comprendere davvero quali siano i componenti che contribuiscono agli effetti”, conclude Wan.

Ecco dunque una serie di prove che possono fa cambiare idea a chi, fino a oggi, riteneva la musica soltanto un qualcosa atto a rallegrare momenti della giornata o come sottofondo alle diverse attività. Secondo questi ricercatori la musica è invece un potente mezzo da comprendere sempre più per poterlo sfruttare al meglio e ottenere grandi benefici sia psichici che fisici.

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