lunedì 17 giugno 2019

lettera al prof Sergio della Sala(è storia)



Gentile Professore, il primo dato è stata la risposta
Avevo appena accennato, in una prima superiore di 25 studenti, mista
alla storia del cervello seguita da un esempio della loro vita, causa effetto, in cui l'effetto
poteva variare per la mancata modulazione di un'emozione ignorata
o sottovalutata e subito si è acceso un dialogo interessato, molto
vivace ,ma non scomposto
.Mi sono arrivate moltissime risposte una diversa dall'altra ,ognuna
espressa in modi e tempi diversi.
Era fatta:gli studenti sembrava non aspettassero altro:
qualcuno gli dava informazioni sul loro sentire poi li ascoltava.
partecipava a quanto dicevano di fantasioso dubbioso,
melanconico,euforico incerto ma urgente da raccontare perchè le
emozioni hanno bisogno di racconto.
Un nome alle emozioni primarie e più informazioni ricevevano e più,
parlavano , ricordavano, scrivevano, disegnavano, portavano a scuola
musica da sentire insieme facevano piccole drammatizzazioni per
spiegare e spiegarsi meglio la vita relazionale.
Ho raccolto 60 riflessioni scritte sulle paure,l'aggressività le regole
,disegni poesie.
Naturalmente c'erano tante storie dove io e gli insegnanti pionieri ci impegnavamo sempre con molta attenzione per
attenzione per capire cosa poteva fare la scuola nei piccoli e medi disordini emotivi
che si riflettevano nel comportamento e nell'apprendimento
Poichè stavamo percorrendo una strada nuova consideravamo gli
studenti la nostra segnaletica e avendo dilatato il concetto di
normalità si ammorbidiva la rigidità spesso presente nei programmi
scolastici e i ragazzi portavano la loro vita nella scuola :i loro progetti,come
vestivano per andare in discoteca,quanto bevevano prima di andare in
discoteca per trovare il coraggio di confrontarsi con il gruppo dei
pari e tante altre cose
 Il comportamento e l'apprendimento
miglioravano l'ansia e le paure sociali diminuivano.
Ho raccolto tutto quello che potevo e avrei fatto di più se le parole
neuroscienze,cervello non destassero tante chiusure
.Poi cosa gravissima, per le istituzioni scolastiche. avevo dato ai
ragazzi il diritto alla parola.
Negli anni dell'esperienza rari i casi di studenti con disturbi comportamentali
,momentaneamente,seri
.Professore ,la farò sorridere perchè a volte
erano i compagni stessi a frenare i più intemperanti
Un giorno portai in classe della pasta di pane per fare un esempio di
come possiamo disturbare il cervello quando non ci rispettiamo
Con la pasta di pane abbiamo modellato un cervello:un ragazzo l'ha appoggiato
sulla mano sinistra e mentre parlava con una studentessa in modo
garbato o no con la mano destra faceva dei segni sul cervello a
dimostrare che di quello che diciamo o facciamo in una relazione resta
una traccia nel cervello con effetti positivi se c'è garbo ,negativi
se c'è sgarbo. I I"bulli
" almeno per un po' si fermarono  Non sempre ci riuscivamo
.Ormai per loro emozioni ,comunicazione,relazionare erano diventate familiari
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare che si trovano nel mio
diario:"Il cervello nella scuola -Contagio emotivo" che non è mai
stato ufficialmente pubblicato .In Italia .non essendo io
universitaria,non avendo appartenenze politiche e avendo portato nella
scuola la scienza favorevole alla crescita emotiva dei ragazzi che
abbatteva tanti pregiudizi, non ho potere; ma non ho mai litigato con nessuno.
,Ecco come è andata:io, un risultato credo interessante con tante storie dei ragazzi
e anche delle loro famiglie, qualche rimpianto per non avere
arricchito i risultati con batterie di test e tante soddisfazioni Mi scusi se
mi sono un po' dilungata ,buon lavoro
dott.ssa Adriana Rumbolo.



sergio@ed.ac.uk tramite srs.bis7.eu.blackberry.com 

mer 13 feb 2013, 16:41
me
Grazie di condividere. E' un peccato che esperienze cosi' non si traducano in dati appropriati, indispensabili a mio avviso per convincere e diffondere. Le auguro ulteriori mio a a mio avviso  per convincere e diffondere. Le auguro ulteriori soddisfazioni. Cordialmente. Sergio Della Sala  
...


...


lunedì 3 giugno 2019

Parlare alla pancia o strapazzarla?

Comunicare o manipolare?
Quando a scuola ,nelle classi c'era la bella lavagna nera, tutto quello che l'insegnante ci scriveva era assolutamente credibile da non mettere mai in dubbio.
Oggi nelle case la lavagna  è lo schermo televisivo spesso pericolosamente  credibile, perchè  manca di interazione .
 Specialmente la classe politica  usa i mezzi mediatici  per illudersi di  parlare alla pancia degli ascoltatori ,alle emozioni.
Chi afferma questo non  conosce bene la differenza fra parlare alla pancia o strapazzarla,  chi pensa di coinvolgere le emozioni più profonde non le conosce  fa solo una  grande confusione.
Solo ieri la parola emozione era usata nei films, nel teatro ,nella religione nella vita di tutti i giorni invece era di grande importanza la supremazia della ragione con il compito di  controllare le emozioni.
Oggi  le neuroscienze attraverso il percorso scientifico hanno potuto dimostrare che è tutto il contrario
.Quando un politico si illude di parlare alla pancia solo  perchè  l'hanno vestito  gli esperti ,l'hanno pettinato gli esperti gli hanno consigliato di usare certe parole  perchè  dei sondaggi dicono che in quel momento sono le più gradite e le più usate, non fanno altro che omologarsi noiosamente infastidendo le emozioni che sprofonderanno nella confusione con la possibilità anche di effetti disastrosi.
E' mancato il contagio emotivo e l'ascoltatore rimane  stanco e sfiduciato
Un bell'esempio di ottima comunicazione  ben visibile lo troviamo  nel film"Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica.
Un padre è in una situazione difficile , circondato da uomini arrabbiati che in cerca di un colpevole  e credendo di avere individuato nell'interprete del film, il ladro di biciclette, vogliono farsi giustizia sommaria
Il figlio un bambino di 7/8 anni con il volto stravolto dal dolore e dalla disperazione si intrufola in quel muro di violenza che circonda il padre per fargli arrivare, a fatica,   la sua manina per un primo rassicurante contagio emotivo e poi raggiungerlo e mostrargli con il suo sguardo la sua piena disponibilità di appartenenza e il suo grande amore.
Impossibile dimenticarlo.
No i politici in generale non sanno comunicare, maltrattano le emozioni abusano della Paura
Uno studente di 15 anni ha scritto qualche anno fa "La Paura è quella cosa che PRIMEGGIA  nei nostri cervelli.
E su quella fanno leva la politica, le religioni,  gli adulti sui piccoli e tante altre categorie
Certo dopo varie delusioni più o meno gravi la paura potrebbe lasciare spazio alla rabbia,all'aggressività,alla distruzione e poi ricomincia tutto.
Allora nessuno usi più l'espressione "Parlare alla pancia" solo per fare colpo.
Una comunicazione corretta non manipola non promette "tutto e subito"tanto prima o poi le emozioni di cui sappiamo un po' ma non tutto si ribelleranno e loro saranno sempre vincenti perchè secondo  Darwin tutto ciò  che è sopravvissuto a milioni, milioni di anni è il più forte.
dott.ssa Adriana Rumbolo