giovedì 24 maggio 2018

Una tiepida giornata di ottobre


Una tiepida giornata di ottobre. Una ragazzina sulla terrazza. guarda la campagna. Fra poco ricominceranno le scuole.
 Si sente chiamare dal basso, ;è una cugina che è venuta a trovarla insieme ad alcuni amici. Non  ha troppa voglia di unirsi a loro ma... sì, non ha nient'altro da fare, e va
. Quando le presentano un nuovo amico lei lo guarda e pensa: “ma questo è un portatore sano di influenza
. Sicuramente stasera avrò la febbre”, perché il suo solo sguardo mi ha tutta scombussolata.
 Per fortuna non arrivano né febbre né influenza.
 Il ragazzo poi tornerà per salutarla
 Deve partire, ha finito un percorso di studi e deve andare in una città più grande per proseguire.
 Si danno ancora del lei
. Camminano sulle foglie del viale dell'autunno.
 Parlano a voce bassa
. Lui sarà uno dei pochi della sua vita col quale lei parlerà sempre a voce bassa, e quando tacciono.  il dialogo continua silenzioso fra di loro.
 Lui le chiede, con un po' di soggezione, se lei vuole continuare ad avere con lui un rapporto di amicizia, eventualmente scriversi qualche volta... lei accetta con semplicità. E' una cosa che fa abitualmente, le piace avere molte amicizie, e si salutano.
 La mattina dopo la cugina torna con un'amica. Sono in macchina, e chiedono se per favore gli può prestare il suo giradischi per una festa in famiglia con altre ragazze.
 Acconsente e la cugina la invita a unirsi a loro,
  E lei va, così com'è, vestita normale
. Mentre a casa della cugina stanno facendo mille progetti per la festa della serata, ,  squilla  il telefono. :è il ragazzo  che telefona per salutare tutta quella  famiglia dovendo partire .
 Appena sa che c'è anche Luisa   chiede di passargliela, vuol sapere perchè lei si trova lì . e  aggiunge frettolosamente “ci sarò anch'io”
. Lui è sempre così: determinato, veloce.
 Luisa aveva già scelto un abito per quella sera, un tubino
. Un tubino di velluto, ma come sente che lo incontrerà alla festa  cambia idea di colpo non vuole più mettere quel vestito, ma sceglierà fra gli abiti della cugina un vestito di chiffon azzurro, molto romantico, molto morbido.
 La sera lui ritarda e lei pensa  che, indaffarato a preparare le valigie, forse non verrà neanche.
 Ma eccolo
. Prima la guarda da lontano, e di nuovo lei pensa “ma questo è veramente un portatore sano di qualche malattia, di qualche problema”
. Perché come lui arriva, io che mi sono sempre sentita così sicura dei miei sentimenti,  non sono più me stessa,  mi perdo, mi confondo.
  Ballano un po' insieme, e quando le cugine l'avvertono che ormai è l'ora del ritorno, lui sempre con la sua determinazione dice “non andare con loro, ti accompagno io”
. Strano, di solito Luisa non vuole far sapere i  fatti suoi, è estremamente riservata, ma quella sera, con grande naturalezza, va dalle cugine e le informa del suo nuovo progetto.
 Esce dalla casa della festa , ed è una serata veramente bella, speciale, di quelle serate che si ricordano per molti anni...per tutta la vita . una luna stupenda. l'aria tiepida, giusta, il rumore dei tacchi di lei e l'assenza di pregiudizi.
 Non parlano.
 In fondo,  loro parlano poco, ma si dicono tante cose
. A un certo punto lui, con molta sicurezza, ma anche rispetto, le prende la mano
. Ecco... il portatore sano di “qualcosa”, perché Luisa non aveva mai dato la mano a un ragazzo, anzi era come un primato, in quella piccola città di provincia.
 Tant'è vero che tutti le chiedevano scherzosamente se aveva passato dei periodi in convento con le orsoline,
Anche quella sera lei. vorrebbe ritirare la mano, sa che non deve farlo ma non può e forse non vuole, e scatena la fantasia :  pensa “se io ballassi con lui, se io fingessi di parlargli , lui mi darebbe la mano, e allora io fingo e gliela lascio...”.
 Intanto la piazza è terminata, attraversano una via, si inoltrano per un'altra , più stretta, e si fermano sotto un lampione.
 Ormai è veramente il momento dei saluti.
 Mentre lei è pronta a dargli la mano per i saluti lui, con quelle frasi lapidarie che la ipnotizzano : “mi lasci così?”. E in Luisa a quel punto scoppia il virus, che lui fa esplodere.
 Lei è in pieno disarmo. No, no, no, non può lasciarlo così,  non sa nemmeno cosa fare però, ma
non può lasciarlo così
. Automaticamente si gira, le sue gambe camminano da sole, si avvia e lui dietro silenziosamente.
 Lì vicino c'è un vicolo più scuro e Luisa gira in quel vicolo più scuro.
 Non sa cosa deve fare, non sa cosa succederà, ma, non può tornare indietro. si ritrova fra le sue braccia e lì avviene il miracolo.
 Non ha mai baciato, e quando lui si avvicina e se ne accorge,  rallenta  perchè  il contatto sia il più delicato e affettuoso  possibile e l'abbraccio più avvolgente
 Di colpo Luisa si riprende, , ma cosa le sta succedendo? Comincia a riacquistare coscienza. “Ciao, ciao, ciao!”, e scappa verso la macchina delle cugine. La notte le sembra lunga e breve, gli occhi son spalancati. Ma cosa è successo? Certo qualcosa di meraviglioso perché lei sta bene, si sente bene, . Il giorno dopo si mette alla finestra dello studio. Le piacciono  i paesaggi autunnali , questi paesaggi così dolci, che non disturbano più, perché non c'è più la violenza dell'estate, il calore dell'estate... a un certo punto sgrana gli occhi, perché lui sta salendo il vialetto verso casa sua
. Ma come? Doveva passare tanto tempo prima che lui ritornasse. Lo fa entrare in casa, apre la porta, e  chiede“cosa è successo?”. E lui, lentamente,  “ora ti racconto tutto”.S siedono in salotto
“Quando sono arrivato al posto di lavoro sono andato a salutare il mio capo e son stato accolto   con tanta gentilezza, con tanti complimenti, un'accoglienza molto, molto cordiale
. Ma dopo un po' il mio capo mi ha detto 'ma io la vedo distratto, la vedo... forse stanco, forse non ha avuto un periodo di riposo sufficiente?' e allora, Luisa, gli ho raccontato tutto, gli ho detto ho conosciuto a una festa una ragazza, e con lei ho vissuto un film”.
 Io vorrei aggiungere “abbiamo vissuto un film”, ma non ho ancora questo coraggio. Il suo capo gli consiglia allora di tornare a casa, di prendersi ancora due giorni di permesso e poi di rientrare, allora non ci saranno più scuse e il lavoro sarà l'interesse principale
. Ah... tutta la notte Luisa ripensa a quella frase: “ho conosciuto una ragazza e con lei ho vissuto un film”.Ah quelle frasi lapidarie Ah, ecco cos'è stato quello che avevano vissuto quella sera: un film. Era un film, dove tutto sfumava era stato un film un film! Bellissimo ... poche parole, grandi silenzi, il rumore dei tacchi... ma c'era dell'altro
. Dopo pochi giorni Luisa riceve la visita di un amico di famiglia, un ragazzo molto serio, e lei nota con stupore che quel giorno lui indossa la cravatta.
 Lui le dice che ha bisogno di parlarle, e  aggiunge “guarda che quel ragazzo che hai conosciuto non è un bravo ragazzo. è già impegnato con una ragazza da molti anni”. Luisa cerca tutto il suo orgoglio, e di solito ne ha tanto, e ribadisce scherzosamente che lei con quel ragazzo non ha nessuna amicizia particolare, solo una conoscenza recente.
 Pochi giorni ed ecco che ritorna lui.
 Di corsa, ha poco tempo, e le deve parlare di fretta.  “Queste città di provincia sono troppo chiacchierone, io solo   ti posso informare delle mie cose come stanno veramente..
 Prima di conoscere te stavo con una ragazza da qualche anno. Ma la sto lasciando, sta finendo tutto”. Allora Luisa ritrova tutta se stessa, quella di dieci giorni prima, e gli dice: “mai nessun ragazzo che avesse impegni sentimentali è stato ammesso a casa mia. Accomodati, vai, e non ti presentare mai più”. Che dolore , ma lei non può continuare a  costruire un film bellissimo, sulle macerie di un'altra storia triste. Non  può
. Lei non ce la fa, non ce la farebbe mai
dott.ssa Adriana Rumbolo.