venerdì 29 marzo 2019

Bullismo e pasta di pane

"A proposito di episodi di prepotenza che si erano verificati in una seconda media abbiamo scelto, oltre il dialogo e la discussione che
ne è seguita sugli aspetti delle relazioni interpersonali, e le
conseguenti e soprattutto proporzionate punizioni, di fare anche un
esempio pratico che potesse essere chiarificatore e facile da
memorizzare.
Si è parlato agli studenti di neuroplasticità, grande scoperta delle
neuroscienze, del cervello con un esempio “spero accettabile”
perché comprendessero bene.
Ho portato in una classe della pasta di pane lievitata con la quale si
sono modellati due cervelli. Poi due studenti hanno preso ciascuno
nella mano sinistra uno dei cervelli di pasta di pane e, mentre
dialogavano con garbo o no, con la mano destra lavoravano sulle
superfici modellando e rimodellando per rappresentare che in ogni
loro incontro o scontro verbale o anche solo di sguardi i cervelli che
si connettevano nella comunicazione
 In quel momento si è spiegato
loro che se il dialogo era ben condotto si attivavano anche sostanze
favorevoli al benessere dell'organismo come l'ossitocina e gli
oppiacei in caso contrario sostanze dannose come gli ormoni dello
stress.(c'è un video dimostrativo)

Mentre si faceva quest'esperimento il soggetto che non aveva
saputo controllarsi nel rapporto con un compagno, il bullo,  rivolgendosi
all'insegnante ha detto sottovoce: “Sta parlando di me?”.
L'esperimento, forse, era riuscito.
Si è provato a fare questa rappresentazione perché gli studenti
comprendessero e ricordassero meglio che era molto importante
provare a risolvere un conflitto con un buon dialogo di cui ne
avrebbe beneficiato tanto il singolo quanto il gruppo.
E quanto sono dannose e potrebbero lasciare il segno le violenze
psicologiche e corporali. Riflessioni scritte dai ragazzi dopo l'
“esperimento”:
1) Il cervello è plastico, cambia alcune sue strutture a seconda delle emozioni che si
hanno, se queste non vengono espresse possono fare danni alle persona, tipo
malessere nella persona e di conseguenza nei rapporti con gli altri. Il cervello produce
sostanze buone se facciamo esperienze buone ,nocive se le esperienze sono negative.
(sesso M anni 12)
2) Il cervello è plastico cioè si trasforma in vari modi a seconda se si è sottoposto ad un
piacere, ad un'offesa o ad un dolore. (sesso M anni 12)
3) Adriana ci ha spiegato tante cose nuove e abbiamo imparato che con l'approccio
sbagliato, la conversazione si può trasformare e che non bisogna di sturbare una
persona perché se lo fai ripetutamente l'altro può reagire e non sempre positivamente.
(sesso M anni 13)
4) Adriana ci ha detto una cosa che riteneva molto importante perché l'ha ripetuta più
volte: “il cervello è plastico”.
5) Questo incontro mi ha istruito su quest'aspetto in cui, se devo essere sincero, ero un
vero ignorante!!! (sesso M anni 12)
6) Adriana con la pasta di pane ha fatto un cervello e ci ha spiegato che secondo come ti
senti e che emozioni provi il cervello cambia alcune strutture come se avesse dei
canali “tipo” Venezia ,con tutte le sensazioni che cambiano. (sesso F anni 12)"
Le riflessioni degli studenti  della seconda media pur non essendo scientificamente precisissime ci mostravano che il cervello che prima per loro era un perfetto sconosciuto  lontano e inaccessibile
ora lo consideravano un compagno di vita molto presente  ma dolente e disorientato quando non è rispettato per la nostra ignoranza.
dott.ssa Adriana Rumbolo

mercoledì 27 marzo 2019

Milano, arriva il pronto soccorso per le emergenze emotive: “Pensato per chi altrimenti non andrebbe dallo psicologo”

Questo il titolo di un articolo pubblicato il 26/03/2019 dal quotidiano"Il fatto quotidiano"


Questo brano è tratto da"Metodo Adriana Rumbolo educazione emotiva nelle scuole pubbliche"frutto di un'esperienza  iniziata nel 1997 e andata avanti per dieci anni.

"Questi ragazzi non avendo ancora parlato con nessuno delle loro
difficoltà, ma avendo ben compreso dagli incontri in classe che
ognuno ha la possibilità di percorsi propri, di tempi emozionali propri
e che tutti possono vivere  momenti di difficoltà, riacquistando
fiducia in sé e nel rapporto con me e l'insegnante, decidevano di aprirsi
a un dialogo sicuri di essere ascoltati, compresi e non giudicati.
Una studentessa di 15 anni ha scritto: “io di paure ne ho tante, per
esempio il buio silenzioso, cioè il buoi dove non c'è proprio nulla e
non senti nulla come se fossi cieco/a e sordo/a. Ma c'è una sola paura
che mi assale e mi fa pensare molto quella di essere sola, non avere
nessuno che abbia fiducia in te e che quando hai un problema non ti
stia vicino o che non consigli; in poche parole essere sola senza
nessuno”.
Se un ragazzo prova a socchiudere con molto pudore la porta della sua
solitudine dove spesso per mesi, per anni, ha tenuto dentro problemi,
dubbi, segreti, incertezze e vergogne cercando di ignorarli, sentendosi
diverso dagli altri solo perché entrando in un locale ha avuto un senso
di vertigine mentre gli altri gli sembravano forti e perfetti o che si è
sentito inferiore di fronte alla spregiudicatezza apparente di un
compagno solo perché non era in grado di fare altrettanto, è bene che
trovi aperta la porta dell'ascolto e del dialogo"
Non è mai troppo presto per cominciareNon dimentichiamolo mai..
dott.ssa Adriana Rumbolo

sabato 23 marzo 2019

Legge di Lavoisier e l'intelligenza emotiva


Legge di Lavoisier e l'intelligenza emotiva

Quando si parla, dell'intelligenza delle emozioni forse le consideriamo sempre positive se usate bene.
Spesso confondiamo la parola buono, l'avverbio bene con ciò che ci soddisfa, quando si realizzano risultati positivi ma Lavoisier ci fa riflettere
Spesso ho pensato guardando documentari. cinema televisione quando mostrano la distruzione di una città .aspetti cruenti della guerra espressioni dello sguardo di un essere umano che cambiano improvvisamente mentre realizzano le più efferate azioni perché poi tutto ritorni nella calma.Antoine-Laurent de Lavoisier - AIF - Associazione per l ...
Sembra che il mondo debba preservare sempre la sua massa la sopravvivenza .non importa se cambiano le forme non importa se per cambiare le forme si passi per il dolore o la sofferenza.
Allora le emozioni alle quali diano il compito di essere la nostra guida nella sopravvivenza lo sono anche quando la sopravvivenza richiede distruzione dolore cambiamenti enormi purché. se vogliamo accettare la legge di Lavoisier la massa non cambi.e la sopravvivenza sia tutelata
Così è stato per miliardi di secoli quando un essere umano sente la parola nemico il suo sguardo cambia e credo che in quel momento la rabbia la l'aggressività diventino dominanti  nell' equilibrio emotivo e finché l'essere umano non ha distrutto una certa realtà poi, si fermerà all'improvviso come per incanto. tutto ritornerà come prima.
Mi ha sempre sorpreso che in uno scenario di guerra in uno scenario di un cataclisma fisico la natura fosse così violenta ma dopo qualche tempo c'accorgiamo che in quella stessa natura è cambiata solo nella forma forma: " nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Non importano i fatti contingenti particolari di una realtà che si trasforma di una realtà che soffre di una persona che all'improvviso è nemica, la vita deve andare avanti.
Rivediamolo il concetto di emozioni perché è vero le emozioni rimangono intelligenti in questo loro compito, ma hanno potuto sopravvivere proprio per questo loro compito di preservare la continuità della vita adattandosi a qualsiasi mezzo anche a quello transitorio della distruzione, del dolore, della sofferenza e allora ritorna la frase di un grande scrittore che disse alla fine di una sua celebre novella :" uomini amatevi perché mentre la natura si adopera perché la sopravvivenza continui e voi ne siete i protagonisti esposti a qualsiasi mutamento anche doloroso anche spaventosamente distruttivo e ne avrete paura ci sia sempre l'amore unico conforto, unico anestetico per attenuare la paura e il dolore nei mutamenti più dolorosi, ancora molto misteriosi e molto più forti di noi .

dott.ssa Adriana Rumbolo.
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martedì 19 marzo 2019

famiglia:natura e cultura-Presto la giornata sulla famiglia



Famiglia: Natura e Cultura-Presto la giornata  sulla famiglia.

di Adriana Rumbolo


La Natura tuonò, maschio e femmina:ogni incontro, preludio di attrazione e probabile incontro sessuale e poi:
• Maschio libero
• Femmina con possibile maternità e accudimento cuccioli .
La Cultura ordinò:uomo e donna: attrazione sessuale selettiva, matrimonio, famiglia ,procreazione .educazione figli
• Uomo, donna :Genitori


Famiglia: matrimonio, festa, acquisto casa, nuovo ruolo sociale, sessualità benedetta si incontrano nella più difficile convivenza di natura e cultura.
La monogamia sembra non appartenga alla razza umana.
Gli sposi spesso definiti maturi solo per la “decisione di sposarsi”, senza alcuna esperienza della nuova quotidianità che li aspetta
Il ruolo sociale , legalizzato dal contratto,che conosceranno sempre troppo tardi,  della loro unione.
Ma la cosa più importante che i  neosposi  portano con sé e che nessuno conosce ,forse nemmeno loro, é la “dote personale” ovvero il percorso del proprio vissuto nel bene e nel male con apparati genici ed esperienze differenti.
E’ vero che prima del matrimonio la coppia , spesso, ha già vissuto momenti intimi di convivenza e condivisione su tanti piani, ma è in seguito che li aspetterà una nuova esperienza del vero e autentico senso di stare insieme.
Sarebbe augurabile che arrivassero protetti da approfondimenti e informazioni il più ricco e vario possibile: religioso, psicologico, scientifico, etc. e la coscienza che nelle divergenze importanti negoziare è la chiave migliore e si può e si deve chiedere aiuto.
Nelle foto della cerimonia l’ultima traccia del mito del Principe Azzurro e della Bella Addormentata poi un’altra realtà, altrettanto bella ,ma sicuramente meno fiabesca.
Chiusi fra le mura domestiche,senza testimoni si troveranno nudi più nell’anima che nel corpo
Il soggetto più fragile e immaturo spesso ,pretenderà, come garanzia d’amore eterno e inossidabile che l’altro si faccia carico delle sue problematiche del passato più o meno gravi per sopportarle o risolverle .e se non avviene l’accuserà di non amarlo/a e si potrebbe aprire subito una crisi a macchia d’olio.
A pochi è stato insegnato che se si vuole cambiare qualcosa è bene cominciare da se stessi..
In famiglia entra una brutta copia di tribunale e gli indici puntati si sprecheranno .
Non si può più rimandare di approfondire il percorso già iniziato prima del matrimonio ora in un contesto più realistico .
Cancellare le competizioni , essere chiari e comprensivi con se stessi e con l’altro/E perseguire un ‘armonia mente__corpo sicuramente non ancora compiuta .
Pensare che quanto avviene non dipende solo dalla coppia che non è, avulsa dalla vita: siamo in mezzo a mille eventi imprevedibili e imprevisti che inevitabilmente ci coinvolgeranno( malattie,crisi economiche,,,,,)quindi sarebbe opportuno mettere al bando anche i sensi di colpa.
Se la negoziazione presentasse difficoltà e la comunicazione si mescolasse a crescente aggressività o rabbia distruttiva ,non esitare a chiedere ,con urgenza, aiuto soprattutto prima dell’arrivo di un bambino.
La famiglia non è facile ma al momento non sapremmo come sostituirla ,e poiché dopo tanti anni facendo il suo bilancio ci troviamo drammi e tragedie ma anche ricordi insostituibili di struggente tenerezza e bisogno di radici e di identità si potrebbe tentare di prevenire e contenere le espressioni peggiori per migliorarla.
Dopo essersi dedicati all’armonia della coppia spesso, un bambino diventerà il desiderio primario
La famiglia si allargherà con un altro individuo tutto nuovo e diverso da conoscere ed educare.
La scienza ci spiega che il progetto genetico comincia a svilupparsi nella cellula uovo appena fecondata.
In realtà i geni fanno due cose nel più ampio senso biologico: ci rendono tutti uguali (siamo tutti umani), e ci distinguono anche gli uni dagli altri (ognuno di noi ha un corredo genico unico che concorre alla nostra individualità).
Da subito è necessario l’insegnamento della mamma al bambino,con il suo compotamento, della modulazione delle emozioni:paura, rabbia, angoscia da separazione che si trovano nel cervello inferiore ,che in quella fase è dominante perché il cervello razionale superiore del bambino non è ancora pronto al loro controllo
Anche i veterinari si raccomandano di non staccare i cuccioli dalla madre ,prematuramente,prima che gli abbia insegnato l’autocontrollo emotivo.
Che il dialogo sia sempre il parafulmine privilegiato per raccontare e raccontarsi ,che le “regole” siano motivate e la partecipazione attiva ai progetti familiari apra continue finestre sul mondo con cui negoziare per fare esperienze
Poi l’altalena che prima era tutta sbilanciata dalla parte della famiglia, comincerà a bilanciarsi perché i cuccioli sempre più sentiranno il sano bisogno, esplorando il mondo intorno, di affermarsi nel gruppo dei pari.
Nella scuola l’incontro con una figura molto importante:l’insegnante, depositaria di regole ,di conoscenze , con il ruolo di “facilitatore” nella gestione del gruppo
.Fin dalla scuola materna è importantissimo educare il “cervello sociale” e
continuare poi in tutto il percorso scolastico…
Quindi in una classe, atteggiamenti di prepotenza che sono spie di serio
disordine emotivo nel soggetto che prevarica e di grave falla, dei
meccanismi difensivi nel soggetto che subisce non devono passare sotto
silenzio e l’importanza del limite va ribadita ogni volta che sia
necessario.
Attraverso il dialogo con i ragazzi ci si adoperi per una
rivisitazione delle emozioni e delle regole di una buona convivenza affinchè
non solo i soggetti implicati, ma tutto il gruppo ne possa beneficiare
Il bambino che ha già fatto il primo e più importante percorso emotivo nella famiglia dove il danno più grave potrebbe essere stato quello di non avere potuto esprimere se stesso .facendolo sentire costantemente insicuro e minacciato, potrebbe lanciare proprio nella scuola messaggi di disagio nel comportamento e nell’apprendimento :la scuola grande lente d’ingrandimento dei disordini emotivi a seconda dell’età può coinvolgere i ragazzi in incontri per un tagliando emotivo dove se è necessario concorrerà anche la famiglia nella sua dinamica di accompagnamento di un soggetto in crescita.
La famiglia non va mai in vacanza , ma sarebbe opportuno prendere delle sane distanze per esempio nell’adolescenza.
Nessun mammifero trattiene un cucciolo divenuto adulto ,anzi lo allontana con decisione
Nei confronti degli adolescenti dovremmo essere più coraggiosi e responsabili rispondendo alle domande su cosa avviene al loro corpo, perché avvertono delle sensazioni mai sperimentate prima, perché si sentono attratti dagli altri.
Assolvere questo compito non è facile perché spesso, i tabù che creano le barriere tra le generazioni sono gli stessi che vivono i genitori, in molti casi “vittime di un’educazione assente ,distorta , sbagliata
.Però è un compito che fortunatamente non deve e a volte non può essere assolto esclusivamente dalla famiglia
:La scuola non può restarne estranea
In un incontro in una scuola media delle mamme mi fecero una domanda molto importante e saggia:”Ci dia informazioni per educare i nostri figli maschi ad essere meno dipendenti, più autonomi insomma meno mammoni”
.A quella riunione erano presenti 28 mamme , 2 papà.
Le ho guardate incredula era la prima volta che delle mamme mi facevano questa richiesta ed è stato importante che la facessero a scuola ribadendo la loro fiducia nell’istituzione
La madre che è così importante nei primi mesi per la sua influenza sulla stabilità affettivo_ emotiva del bambino , poi per tanti motivi(amor di pace, necessità varie padre che svicola ) si occupa da sola dell’educazione dei figli rifiutandone ,inconsciamente la maturazione sessuale, forse perché esiste solo il ruolo di madre dei cuccioli e non quello di madre di un uomo, con gravi pericoli per l’equilibrio psicologico dei figli.
La scuola non deve avere paura dell’educazione sessuale perché parlare di educazione sessuale equivale a educazione affettivo_emotiva e viceversa.
E la famiglia è sempre lì a sostenere colpe che sarebbe più giusto condividere con la società,




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