giovedì 30 aprile 2015

Amore in squadra

La partita mette in scena la vita. E regala emozioni dimenticate.
Per molte donne è un difficile enigma. Il tifo maschile :intere serate incollati a dibattiti tv, pomeriggi domenicali sacrificati a costose trasferte sotto ogni tempo, accenti di tenerezza usati per la squadra del cuore ma impensabili persino nelle relazioni più significative. Ma perché tutto questo è così importante per gli uomini? <>,commenta Claudio Risè, psicoanalista e autore de Il Maschio Selvatico.Come ritrovare l'istinto rimosso dalle buone maniere (Red),<>, L'ultima mossa l'ha minacciata il premier britannico Tony Blair, che in nome delle pari opportunità ha ventilato l'apertura alle donne degli storici club di Londra. <>. Da ultimo, molti trovano nella partita la possibilità di scaricare le loro tensioni e sublimare i cumuli di aggressività inibita in una forma ritualizzata e per lo più accettata(anche se, purtroppo, a volte qualcuno eccede). Per Salvatore Sica e Giuseppe Rombolà dell?Associazione Italiana Psicologi dello Sport, ancora, il tifo risponde a un bisogno di affiliazione fortissimo in un momento in cui non ci sono più grandi emozioni politiche: <>.

lunedì 27 aprile 2015

il primo anno di vita:lettone, lettino. cameretta singola

Quando un bambino nasce, la natura provvede ad abbassare nel padre  il testosterone per rendere meno aggressivi i suoi atteggiamenti:la comunicazione e l'accudimento saranno più delicati.La serenità della coppia, per quanto possibile, una costante ambientale.Se il papà darà alla mamma , la mamma darà di più al bambino.Nei primi 6/7 mesi il bambino dormirà spesso nel lettone vicino alla mamma per ricevere dal suo contatto il GH (ormone somatotropo della crescita) e mantenere basso il livello dello stress.Il bambino  poi dopo i 6 mesi dormirà nel suo lettino sempre nella camera dei genitori Attorno al primo anno  passerà nella sua cameretta dove avrà già passato del tempo e dove troverà i suoi giochi  o i suoi oggetti preferiti  ,Quando dormirà nella sua cameretta se si sveglierà e piangerà  o chiamerà il papà o la mamma andranno loro da lui finchè non si sarà riaddormentato.Dott.ssa Adriana Rumbolo

sabato 4 aprile 2015

Debole Romeo fragile Giulietta Edipo ha le sue responsabilità?

Oltre 30 anni di esperienza clinica hanno convinto  anche di questo:   in amore, quel che conta sono le primissime esperienze dell'infanzia.
E se è vero che ogni rapporto affettivo è prima di tutto "politico" (cioè una relazione basata sul confronto/scontro di poteri ) allora il segreto di questi equilibri diplomatici va cercato molto addietro negli anni.
Là dove sfumano le ombre  e i ricordi del legame con i genitori
Michael Vincent Miller psicologo gestalt :"Tutti i rapporti amorosi" , spiega a questo proposito, " contengono una buona dose di ansia.

Contratto a Termine

Alla base di ogni relazione c'è la negoziazione,  in cui i piccoli sono maestri.L'uomo si costituisce attraverso la relazione.Relazione che però ha bisogno di negoziazioni per svilupparsi."Già  durante l'allattamento c'è un aggiustamento reciproco tra madre e bambino", afferma Laura Bonica docente di psicologia dello Sviluppo all'Università di Torino."La donna sollecita il neonato quando smette di succhiare e smette di stimolarlo quando succhia.Questa ritmicità rappresenta una negoziazione primitiva, fondata sul rispetto dell'altro, sulla consapevolezza di una complessità irriducibile alla propria.Quando invece una madre mette al bambino il golfino perchè, sa, che ha freddo, non gli riconosce la capacità di autodefinirsi, di avere bisogni propri. Viola così la reciprocità, bloccando la possibilità di negoziare.Un altro esempio?La mamma di Giacomo, 16 mesi lo porta a trovare Elisa.Il bambino entra nella casa nuova e cerca di andare verso l'amichetta e i suoi giocattoli.

venerdì 3 aprile 2015

Pensiero lineare, pensiero circolare

L'uomo pensa in maniera lineare, a differenza della donna, la cui modalità è circolare A questa conclusione è arrivata la professoressa E. Costa, della cattedra di Psichiatria dell'università La Sapienza di Roma dopo uno studio trentennale."l pensiero maschile va linearmente da un punto all'altro", spiega Costa."E' logico, sequenziale, segue un obiettivo preciso, una strategia; un po' come quando, agli albori dell'umanità si dedicava alla caccia.La donna, invece- pssando le sue giornate tra la cucina, la cura della casa- ha sviluppato una funzione-pensiero he unisce vari componenti: sapori, odori, colori, modelli. Quindi predilige una modalità analogica, ondulatoria, circolare ,che va da un oggetto all'altro". Queste differenze giocano un ruolo essenziale nel rapporto di coppia;"Quasi mai si riconosce la diversità fisiologica del pensiero, il che porta a colpevolizzare se stessi o il partner". Non è tutto.Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Time, gli uomini sono meno capaci di elaborare le informazioni tridimensionali e le inversioni(per esempio, di leggere un testo scritto al contrario).Tendono a orientarsi in base all'angolatura e alla distanza, mentre le donne usano più che elementi spaziali, punti di riferimento. Per cui, se una moglie desidera che il marito le prenda il latte dal frigorifero,farà meglio a dirgli  che il cartoccio è in alto a sinistra piuttosto che"vicino a dove di solito teniamo la marmellata".Infine , i rapporti interpersonali: se una donna deve stringere  la mano al suo superiore, lo farà ponendosi davanti a lui.Un atteggiamento che lei giudica naturale, non sapendo che l'uomo può viverlo come una minaccia. Infatti.i maschi i presentano alle persone con cui hanno poca familiarità mettendosi leggermente di sbieco.Lo stesso vale per il contatto di sguardi: se la donna tende a guardare l'interlocutore negl occhi in modo rassicurante. il medesimo atteggiamento, tra maschi, può equivalere a una sfida.

giovedì 2 aprile 2015

Scuola:dalle neuroscienze ,la pedagogia ,la politica

Scuola:dalle neuroscienze, la pedagogia, la politica.


Quando un’insegnante scendeva a picco in una valutazione molto bassa ,creava un dibattito interno nel soggetto: se l’ accetto in silenzio potrebbe passare per un incidente di percorso ,ma se dico che non ho capito bene , può venire messa in dubbio la mia intelligenza.E’ un rischio da non correre , :meglio passare da “sbuccioni” che da imbecilli.Episodi frequenti .Ora finalmente le scoperte delle neuroscienze faticosamente ,molto faticosamente si stanno facendo strada, fra insegnanti, genitori, educatori facendo comprendere, in modo accessibile, a molti il rapporto cervello-apprendimento il rapporto ,mente-cervello-corpo ,l’importanza di conoscere e gestire le emozioni e il danno di tanti pregiudizi Hanno potuto dimostrare quanto siano necessari nel percorso educativo l’ascolto , l’osservazione , le personalizzazioni.,l’attenzione alle emozioni Non riesco a comprendere perché una buona parte della scuola e degli educatori non riescono ad accettare queste preziose informazioni scientifiche E’ così difficile, proprio nei primi anni di vita, percepire nel bambino un soggetto nuovo, tutto da conoscere e proprio per questo. ascoltarlo e osservarlo per stabilire con lui una relazione?Spesso ce ne accorgiamo quando il soggetto si è già allontanato e ristabilire una relazione sarà sempre più difficile se non impossibile Spesso si allontanano quando hanno subito danni i mezzi fondamentali per la comunicazione : le emozioni..Ricordo bene che,nella mia esperienza di dieci anni nella scuola pubblica via, via che proseguivo nel fornire informazioni sul cervello , sulle emozioni, sulla memoria ,su tanti aspetti del quotidiano era molto gratificante percepire che molti ragazzi con intenso dialogo ,prendevano coscienza di sè con grande soddisfazione, esprimendola poi nel relazionare, nell’apprendimento,nella creatività, riacquistando fiducia nei propri mezzi difensivi a favore dell’autostima e della sicurezza..Per tanti anni avevano sprecato energie in immobilismi infruttuosi per cui il corpo segnalava già sofferenze psicosomatiche .Quando mi chiedevano:”ma tutti abbiamo le emozioni? alla mia risposta affermativa :” allora sono normale anche se ho tanti 4 in pagella!Può sembrare buffo ,ma a lungo andare può diventare tragico.Tutta l’esperienza descritta nel mio libro “Il cervello nella scuola” racconta l’incontro di1300 ragazzi di 12/16 anni, per la prima volta, in scuole pubbliche italiane con le neuroscienze ed è stato veramente un bell’incontro. Testimoni io e alcuni insegnanti , osservavamo, ci affinavamo nell’ascolto,e seguivamo il percorso dei ragazzi perché essendo loro i diretti interlocutori solo le loro risposte divenivano la segnaletica più corretta del percorso di una didattica sicuramente più rispettosa e fruttuosa .Spesso ,forse siamo tutti un po’ troppo interventisti.L’interventismo come ci ha spiegato bene Stern non fa bene alla didattica o ai percorsi educativi in genere.Usufruendo dei benefici delle scoperte delle neuroscienze anche la tecnologia può venire in aiuto alla didattica La pubblicità , da molto tempo, ha ben accolto le scoperte neuroscientifiche perché ne ha compreso il grande potenziale nel mercato .Quando se n’è parlato a scuola per i ragazzi è stato molto interessante scoprire il potere comunicativo del colore,della musica. di un ‘immagine che sintetizza un pensiero, il protagonismo della memoria, la velocità che non da il tempo di pensare e i messaggi subliminali Due pericoli :le estremizzazioni e l’omologazione e a volte i messaggi subliminali che la fanno un po’ troppo da persuasori occulti Un giorno in cui si parlava a scuola di creatività un ragazzo esclamò:E’ stato bravo il cervello a copiare dal computer!Rimasi n attimo sorpresa poi riflettei che lo studente si era espresso facendo un po’ di confusione ma mi dava la conferma che il cervello non era più per lui un perfetto sconosciuto .Dalle nuove scoperte neuroscientifiche quindi maggiore conoscenza di base del cervello e per l’apprendimento delle varie discipline scolastiche mezzi tecnologici che ispirandosi al cervello stesso gli facilitano il lavoro adattandosi alla sua struttura di percepire , associare, dissociare ,archiviare, creare, memorizzare con il grande vantaggio dello studente di poterlo personalizzare in una affollata e insostituibile rete di comunicazioni emotive e cognitive E dalla pedagogia alla politica perché la pedagogia è politica
Dott.ssa Adriana Rumbolo