LA
PERSONALITÀ CREATIVA O IPER EMPATICA
Si
dice che gli artisti siano creativi… e per questo di solito pronunciando la
parola creatività siamo portati a pensare alle arti tradizionali, musica,
teatro, pittura, ecc..
Ma il termine creatività ha in realtà un significato
molto ampio e, se è vero che un artista è un creativo, non sempre un
creativo è un artista.
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La
creatività è la capacità di osservare le cose da punti di vista sempre
diversi, cioè di inventare soluzioni e strategie nuove per risolvere i
problemiTutti iproblemi
.La creatività è strettamente imparentata con l’empatia.?!
E che
cos’è l’empatia?
L’empatia è la capacità di mettersi nei panni di un altro e di interpretare
la realtà utilizzando i suoi codici e la sua esperienza. Essere empatici
significa saper vedere il mondo con gli occhi di qualcun altro, cioè con
occhi diversi dai propri.
Creatività ed empatia sono due abilità intimamente correlate,
infatti entrambe consentono una poliedricità nella interpretazione della
realtà.
L’empatia favorisce lo sviluppo della creatività, perché vedere il mondo
secondo punti di vista ed esperienze differenti stimola la creatività.
E la
creatività favorisce lo sviluppo dell’empatia, infatti bisogna essere molto
creativi per poter momentaneamente abbandonare la propria esperienza di vita
e calarsi in quella di un altro.
Il bambino iper
empatico
Alcuni
bambini nascono con una spiccata capacità creativa ed empatica.
Questi bambini già da molto
piccoli si mostrano capaci di grande empatia, cioè sanno percepire con
chiarezza i sentimenti altrui e li vivono come se fossero i propri.
Sono
bambini che sentono in loro stessi gli stati d’animo di tutti quelli
che hanno intorno… ma, essendo bambini, non possiedono ancora tutti gli
strumenti cognitivi necessari per comprendere la realtà.
Questi
bambini sono dotati di una grande capacità empatica molto precocemente,
forse troppo precocemente, quando ancora non possiedono l’esperienza
necessaria per differenziare agevolmente le proprie emozioni da quelle di un
altro.
Durante il primo anno di vita
l’attaccamento alla mamma fa sì che il bambino viva in simbiosi con lei.
Cioè percepisca sé stesso e la mamma come un tutto indifferenziato, entrambi
sono un tutto unico.
L’egocentrismo inoltre fa sì
che il piccolo si senta unico al mondo. La mamma è tutto il suo mondo e
perciò lui e il mondo sono la stessa cosa.
E’ già molto difficile per
ogni bambino imparare a differenziare le proprie emozioni ed imparare a dar
loro un nome, per un bambino iper empatico diventa ancora più difficile!
Egli infatti dovrà fare i
conti non solo con i suoi umori, ma anche con quelli degli altri ( della
mamma certamente).
Questa particolare situazione
ingenera una pesante confusione nella comprensione della realtà.
Facciamo un esempio:
un bambino di circa otto mesi
piange perché ha fame. La mamma lo prende in braccio e lo allatta mentre
guarda un film giallo e di conseguenza vive un’emozione di tensione e di
paura.
Il bambino iper empatico vivrà
contemporaneamente alle proprie emozioni di benessere, sicurezza e sazietà
derivate dall’allattamento, anche le emozioni della mamma e perciò potrà
sentirsi teso, impaurito e in pericolo, proprio come se qualcosa di brutto
dovesse accadere da un momento all’altro.
La contemporaneità di due
stati d’animo così antitetici provoca nel bambino un’ulteriore vissuto di
confusione e di instabilità emotiva che il piccolo potrà manifestare
immediatamente diventando nervoso ed irrequieto o, più tardi, somatizzando
difficoltà digestive ed intestinali o, ancora più tardi, diventando confuso
sulla definizione dei propri sentimenti.
l’infanzia della
personalità iper empatica e creativaLa
capacità empatica se non viene adeguatamente riconosciuta crea sempre
notevoli difficoltà, soprattutto durante l’infanzia.
I
bambini iper empatici hanno bisogno di genitori capaci di aiutarli a capire
come funziona l’empatia. Genitori che li aiutino a distinguere le proprie
emozioni da quelle che sperimentano come proprie, ma che, viceversa,
appartengono agli altri.
Infatti sentire in sé come se fossero propri, i sentimenti degli altri, fa
si che sia difficile distinguere con chiarezza i propri stati d’animo e di
conseguenza i propri bisogni, soprattutto per un bambino piccolo.
Si
creano così delle trappole psicologiche.
Vediamo un esempio:
la
maestra di Roberto, Ada, arriva a scuola agitata e nervosa perché durante il
tragitto ha litigato con suo marito. Mentre spiega la lezione, pensa che
vorrebbe separarsi e si sente sempre più in collera e nervosa.
Ada
ama il suo lavoro e vuole molto bene agli alunni. La sua etica professionale
le impone di essere gentile e amorevole anche quando non è nelle condizioni
emotive migliori, perché i bambini non hanno colpe e non devono subire le
conseguenze dei suoi personali stati d’animo!
Così
Ada nasconde il suo malumore e si sforza di apparire calma e amorevole come
sempre.
Ma,
ahimè, nessun sentimento può essere nascosto ad un bambino iper empatico…
Il
piccolo Roberto, di 6 anni ½, si avvicina tutto orgoglioso per mostrarle un
disegno che ha fatto a casa apposta per lei.
Ada fa
del suo meglio per ammirarlo e lodarlo adeguatamente, ma Roberto durante
quello scambio non riesce a sentirsi bene, nonostante stia ricevendo parole
di elogio… al contrario, inspiegabilmente, la maestra lo rende sempre più
agitato e nervoso.
Roberto torna al banco e, senza motivi apparenti, comincia a provocare il
suo compagno sino a scatenare un vero e proprio litigio a colpi di righello.
A
questo punto la maestra si innervosisce (ma non era già nervosa ?) e
interviene severamente a separare i due bambini, scaricando così una parte
del suo personale nervosismo.
Il piccolo Roberto, per
punizione solo nel banco, piange in silenzio e non capisce cosa gli sia
successo. Aveva lavorato tutto il pomeriggio di ieri a quel disegno perché
voleva piacere alla maestra e farla contenta… e invece è riuscito solamente
a renderla furiosa!!!
Quello
che Roberto non può comprendere è che proprio diventando cattivo
è riuscito perfettamente nel suo intento di far felice la maestra. Perché
Ada, con una parte di sé censurata e rimossa, è stata contenta di potersi
arrabbiare. Urlare contro qualcuno era proprio quello di cui aveva bisogno
in quel momento!
Roberto è un bambino iper empatico e sente istintivamente i bisogni degli
altri insieme ai propri, li avverte in sé come se fossero i suoi e si
comporta di conseguenza.
Senza
rendersene conto cerca un modo per soddisfarli entrambi. Non sa
distinguerli perché per un iper empatico i bisogni degli altri sono come i
propri!
Questi
bambini amano con una intensità maggiore e per loro diventa realtà: “ama il
tuo prossimo come te stesso”.
Sono
bambini capaci di provare sentimenti molto intensi e, per questo, vanno
seguiti ed aiutati durante l’infanzia in modo che da adulti possano
manifestare senza paura la loro grande capacità di amare.
Perché
l’amore è la ragione per cui tutti viviamo e perché l’amore ci rende
vulnerabili e senza protezione quando viene frainteso o non compreso.
I
bambini iper empatici sono capaci di grandi gesti d’amore, gesti talmente
grandi da non essere facilmente capiti…
Nell’esempio,
il
grande amore che Roberto nutre verso la maestra lo spinge a sacrificarsi per
lei, fino al punto di diventare cattivo e buscarsi una punizione, pur di
aiutarla a liberarsi del suo malumore!
E’ la
maestra che si sente agitata e nervosa per la litigata avuta col marito, ma
il bambino sente in sé stesso proprio quei sentimenti e mosso dal bisogno di
far felice la maestra finisce per fare la cosa più giusta per lei, farla
sfogare e permetterle per un momento di non essere “buona ed amorevole”, ma
arrabbiata!
Ada ha
bisogno di urlare… e Roberto glielo consente!
Glielo
consente perché la ama.
E la ama fino al punto di
rendersi cattivo.
Fino a
diventare sgradevole per lei.
Fino a
farsi punire…
Così
ama un iper empatico.
Senza
riserve.
Come
sé stesso.
E se
nessuno glielo spiega si comporta istintivamente nel modo giusto, ma questo,
spesso, appare sbagliato!
Come fa la maestra a
immaginare che Roberto sente dentro di sé i sentimenti che lei stessa si sta
sforzando di non sentire?
Eppure…
nessun
sentimento può essere nascosto ad un iper empatico!
Egli
sente dentro.
Roberto desiderava ardentemente far contenta la sua maestra e per
accontentarla ha sacrificato il suo desiderio di piacerle.
Per
poterle piacere, infatti, avrebbe dovuto farla contenta.
Per
farla contenta doveva permetterle di sfogare quel malumore che la tormentava
e che lei faticosamente cercava di nascondere.
Perché
Ada potesse sfogarsi occorreva un colpevole… qualcuno contro cui urlare.
Adesso
Roberto si sente confuso, colpevole e cattivo.
Soltanto l’intervento di un adulto capace di riconoscere la sua iper empatia
potrebbe aiutarlo a star meglio con se stesso.
Vediamo come:
Ada si
avvicina al bambino, lo consola… e poi lo ringrazia!
“Grazie Roberto, non so proprio come tu abbia fatto a capirlo, ma stamattina
mi sentivo molto nervosa e avevo bisogno di arrabbiarmi.
Adesso
mi sento meglio… però mi dispiace che voi due abbiate litigato e che tu sia
così triste.”
Rivolta alla classe:
“Bambini, non vi capita mai di aver voglia di arrabbiarvi con qualcuno ? …e
cosa fate quando vi succede?” ecc..
L’iper
empatia è una grande capacità di amare, è un bellissimo talento ma, come
tutti i talenti, va curato e coltivato.
Solo
grazie all’intervento di un adulto capace di comprendere sé stesso e le
proprie emozioni, e in grado di condividere queste emozioni con gli altri
senza vergognarsene, Roberto potrà imparare a capirsi e a vivere con
pienezza la propria capacità di amare.
Senza
confondersi.
Senza
colpevolizzarsi.
Senza
vergognarsi di sé stesso.
Ma
soprattutto, potrà permettersi di scegliere se e quando diventare la
stampella emotiva di un altro.
Carla Sale Musio
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