Dott. Luisa MERATI
Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica,
allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI),
diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico
Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande
Esiste tutta una serie di considerazioni
fanno della pelle un’entità complessa dal
punto di vista psicosomatico:anatomo-fisiologiche, patologiche e cliniche un'entità complessa cliniche che fanno della pelle un'entità complessa dal punto di vista psicosomatico:
etologiche, psicologiche, psicodinamiche,
• quale superficie avvolgente tutto il corpo, la
pelle è contemporaneamente organo di separazione/confine da quanto è
fuori di noi e struttura di comunicazione/relazione con il mondo
esterno;
• la pelle appare sede
preferenziale di mutamenti somatici correlati a “contenuti” soggettivi
di tipo psicologico: rossore, pallore, perspirazione, piloerezione,
sensazioni parestesiche (formicolii), prurito e varie affezioni
patologiche cutanee (iperidrosi, disidrosi, eritrosi, edemi, orticaria,
ecc).
Per la psicologia moderna, in particolare per
quella ad orientamento psicodinamico, il contatto “cute della madre-cute
del neonato” (“fase simbiotica”) è fondamentale fattore determinante
per lo sviluppo psichico del bambino e quindi per le dinamiche emotivo –
affettivo – cognitive e per la costruzione dello “schema” e
dell’“immagine” del corpo e quindi della personalità del soggetto.
Il neonato riceve i primi messaggi di rassicurazione e gratificazione attraverso il tatto
ma anche attraverso sensazioni olfattive e di caldo, di freddo, di
umidità, di struttura, di pressione, tutte indispensabili per tracciare
il confine tra il sé e il non sé fino al compimento del processo di
separazione/individuazione.
La
pelle con le sue funzioni di sacco che contiene il “bene” (“cure materne
e bagno di dolci parole”), è barriera contro il male esterno e le
aggressioni (dagli esseri viventi, dagli oggetti, dagli estranei in
genere), mezzo di scambio e relazione, analogamente alle mucose e alla
bocca. Se tutto questo funziona in modo soddisfacente, si ha una
soddisfacente strutturazione della personalità.
La
pelle protegge, in quanto esamina, filtra e, se necessario, attenua,
modula non solo gli stimoli esterni, ma anche quelli interni,
trattandoli né più né meno come se fossero esterni (inclusi gli impulsi
repressi).
La pelle è un’importante struttura esogena,
connessa con la freudiana “fase orale” dello sviluppo e perfino allo
stimolo del dolore, anch’esso sorgente di piacere erogeno cutaneo. In
questo caso il legame tra sensorialità ed erotismo diviene importante,
talvolta molto più importante degli stessi stimoli visivi o uditivi.
La pelle e il sistema nervoso derivano dallo stesso foglietto embrionario chiamato “ectoderma”.
Dice Panconesi che l’acme del “desiderabile” è dato dal ricongiungimento dei due fratelli ectodermici, brain and skin, cervello e pelle, da cui scaturiscono tutte quelle sensazioni date dal contatto della propria con l’altrui pelle.
La
pelle appare quindi indispensabile per tracciare il confine tra il sé e
il non-sé, tra il corpo e l’ambiente. Rappresenta un organo di
“periferia”, un organo limite.
Il
tatto, che è l’organo di senso legato alla pelle, è diverso dagli altri
sensi perché implica sempre la presenza, congiunta e inseparabile, del
corpo che si tocca e del nostro corpo con il quale tocchiamo. Nonostante
sia un senso legato alla superficie del corpo, contrariamente alla
vista e all’udito, il tatto ci fa sentire le cose all’”interno” di noi
stessi.
Il tatto, infatti, ha la sua massima espressione
nelle mani, le strutture del nostro corpo più periferiche,
effettivamente, c’è un modo di toccare che è affettivo, comunicativo,
carezzevole, che conforta e dà gioia e trasmette ai corpi coinvolti
emozioni benefiche e gioia.
Importanza della manipolazione nello sviluppo dell’animale e dell’uomo
Il ruolo vitale dell’attivazione della pelle
nell’animale, in particolare nei mammiferi, è stato sottolineato dagli
etologi. L’atto di leccare il neonato da parte della madre è stato
rilevato nella maggior parte dei mammiferi, in particolare nel gatto e
nel topo.
Ritenuto all’inizio una funzione igienica, l’atto
di leccare serve innanzitutto alla sopravvivenza del neonato e allo
sviluppo di alcune funzioni (di eliminazione, per esempio). Inoltre i
piccoli mammiferi si strofinano e si aggrappano al corpo della madre,
dei compagni di gioco e di altri animali familiari.
Questo bisogno fondamentale di prossimità corporea
in certi animali ha spinto alcuni ricercatori (Eibl-Eibesfeldt, 1984) a
proporre una classificazione degli animali in “solitari” e “gregari” e
questi ultimi in “animali della distanza” come i babbuini e i macachi, e
“animali del contatto” come gli scimpanzé che abbracciano, afferrano la
mano e stringono alcuni loro consanguinei.
Gli scimpanzé, i gorilla e molti altri primati
tenuti isolati in cattività deperiscono, tranne nel caso in cui la
persona che se ne prende cura offra loro il contatto e la sicurezza di
cui hanno bisogno giocando con loro, grattandoli e accarezzandoli. Il
contatto corporeo ha conseguenze calmanti. Si sa inoltre che, negli
“animali del contatto”, le cure sociali della pulizia reciproca sono
molto diffuse e rappresentano una connotazione amichevole.
Levine mostra in un suo studio come gli animali che
sono stati stimolati e che sono stati “manipolati” si sviluppano più
rapidamente degli altri.
Inoltre questo autore sostiene che molte delle differenze che sono state rilevate e considerate come
costituzionali negli animali da laboratorio e che si era voluto
attribuire a temperamenti diversi, dipendono invece più semplicemente
dal fatto che questi animali siano stati coccolati o no durante i primi
momenti di vita.
C’è molta somiglianza tra quanto succede fra gli
animali e quanto si verifica nell’uomo durante il suo sviluppo da
embrione – feto a neonato, bimbo, adulto.
Durante la gravidanza il bambino risponde alle
minime pressioni provenienti dal mondo esterno. Quando una donna incinta
è distesa le è possibile prendere l’utero in mano come una palla e
prendere contatto con il bambino. Basta la leggera pressione di un dito a
rappresentare un richiamo, e subito il bambino reagisce e si muove.
Il comportamento di attaccamento postnatale si
prepara dunque molto prima della nascita ed è bene notare che la madre,
il padre, la coppia sono notevolmente modificati dal contatto precoce
con il feto. Secondo Veldman “l’affermazione esistenziale per essere
efficace deve essere avviata e proseguita per tutto il periodo dello
sviluppo intrauterino, per poi essere confermata nei primi momenti di
esistenza postnatale”.
L’affermazione tattile-affettiva sarebbe infatti un
bisogno vitale primario assolutamente necessario allo sviluppo della
vita affettiva.
In utero, che la madre palpi o meno il bambino, la
superficie cutanea riceve numerosi messaggi che organizzano un certo
ritmo in funzione di quello materno.
Quando si avvicina il parto le pareti uterine si
avvicinano e le contrazioni sono più frequenti. Con il processo del
parto le fonti di sollecitazione della superficie cutanea si
moltiplicano e si intensificano.
I gesti che seguiranno la nascita assumono invece
un’altra dimensione, quando per la prima volta il bambino è visibile,
vestito della sua sola pelle.
Inizia un altro modo di comunicare. L’abbraccio
materno, per quanto ricco e completo, non può coprire tutta la
superficie del corpo, né permanere ininterrotto giorno e notte. Ma, al
suo posto, la madre offre carezze e parole.
La pelle del bambino è oggetto di cure materne
regolari e attente. Esiste una vasta gamma di contatti con la pelle del
bambino: carezze, sfregamenti, pressioni, palpazioni, piccoli pizzicotti
ripetuti, contatti per via aerea (il fiato diretto al viso o al corpo
del bambino), contatto con le labbra, baci, leccaggio (gli animali
leccano volentieri i bambini che accettano volentieri questo contatto).
Le carezze, le manipolazioni
erotizzano il corpo del bambino, mentre anche la madre riceve apporti
sensuali. È così che nascono le premesse del dialogo e della mutualità.
Il desiderio del bambino di rannicchiarsi contro
l’adulto può corrispondere al bisogno di un involucro e di protezione.
Inoltre, dato che i movimenti involontari del neonato sono per lui in
certi casi delle tempeste incontrollabili, il bambino necessita
all’inizio di essere “contenuto” fisicamente dall’ambiente.
Non è semplicemente partendo da qui che si può
affrontare il problema dell’abbandono e delle carenze infantili con
tutte le patologie che ne conseguono, ma bisogna sottolineare
l’importanza da attribuire, nel bambino, alle manipolazioni e al
contatto amorevole, al bagno tiepido, alle carezze sul viso, al cullare
ritmico tra le braccia materne.
È evidente che, in rapporto a cattive vicende di
relazione che un individuo può subire in età formativa (soprattutto in
rapporto con le figure primarie) e che vedono la pelle come uno scenario
di realizzazione di un difettoso scambio intersoggettivo, si possono
manifestare, in età adulta, turbe psicopatologiche di diverso contenuto e
gravità, dalle nevrosi alle psicosi, alle malattie psicosomatiche .
Il tatto e il contatto: le diverse scuole di psicoterapia
Per primo Sigmund Freud ha sottolineato l’importanza del ruolo delle sensazioni cutanee nella formazione dell’Io.
Secondo Anna Freud (1936) “all’inizio
dell’esistenza il fatto di essere accarezzati, stretti e calmati da un
contatto cutaneo aiuta il bambino ad edificare un’immagine del corpo e
un io corporeo sano, aumenta gli investimenti di amore su se stessi e
allo stesso tempo favorisce lo sviluppo dell’amore oggettuale,
cementando i legami tra madre e bambino”.
Con Winnicott la teoria psicoanalitica si sposta dal seno e dall’oralità, per occuparsi del contatto corporeo, dell’holding (contenimento) e della madre sufficientemente buona: ”è importante soprattutto che la madre tenga fisicamente il bambino, il che corrisponde ad una forma di amore”. Questo autore si riferisce ad una madre che esiste, ama il figlio in modo fisico, garantendogli contatto, calore corporeo e cutaneo, movimenti o tranquillità a seconda dei suoi bisogni.
Ashley Montagu (1979) insiste sull’importanza della
pelle in quanto organo determinante nello sviluppo del comportamento
umano: per tatto intende il contatto soddisfacente, che può avvenire con
le carezze, le coccole, gli abbracci, l’aggrapparsi. Il piacere tattile
soddisfacente nella prima infanzia svolge un ruolo fondamentale nello
sviluppo ulteriore dell’individuo. Il bambino ha bisogno di apprendere
sulla solida base del tatto cosa significhino l’intimità, la prossimità,
la distanza e il distacco.
J.P. Sartre (1943) magistralmente asserisce: “La carezza non è un semplice sfiorare, è formare”.
BibliografiaPanconesi E. Lo stress le emozioni la pelle, Masson 1990.Pancheri P. Trattato di medicina psicosomatica, USES 1984.Bassi R. Introduzione alla dermatologia psicosomatica, Piccin 1977.Cofrancesco E, Merati L. Reiki il tocco che cura, Riza Scienze 2002.
etologiche, psicologiche, psicodinamiche,
La
pelle con le sue funzioni di sacco che contiene il “bene” (“cure materne
e bagno di dolci parole”), è barriera contro il male esterno e le
aggressioni (dagli esseri viventi, dagli oggetti, dagli estranei in
genere), mezzo di scambio e relazione, analogamente alle mucose e alla
bocca. Se tutto questo funziona in modo soddisfacente, si ha una
soddisfacente strutturazione della personalità.
La
pelle protegge, in quanto esamina, filtra e, se necessario, attenua,
modula non solo gli stimoli esterni, ma anche quelli interni,
trattandoli né più né meno come se fossero esterni (inclusi gli impulsi
repressi).
La pelle è un’importante struttura esogena,
connessa con la freudiana “fase orale” dello sviluppo e perfino allo
stimolo del dolore, anch’esso sorgente di piacere erogeno cutaneo. In
questo caso il legame tra sensorialità ed erotismo diviene importante,
talvolta molto più importante degli stessi stimoli visivi o uditivi.
La pelle e il sistema nervoso derivano dallo stesso foglietto embrionario chiamato “ectoderma”.
Dice Panconesi che l’acme del “desiderabile” è dato dal ricongiungimento dei due fratelli ectodermici, brain and skin, cervello e pelle, da cui scaturiscono tutte quelle sensazioni date dal contatto della propria con l’altrui pelle.
La
pelle appare quindi indispensabile per tracciare il confine tra il sé e
il non-sé, tra il corpo e l’ambiente. Rappresenta un organo di
“periferia”, un organo limite.
Il
tatto, che è l’organo di senso legato alla pelle, è diverso dagli altri
sensi perché implica sempre la presenza, congiunta e inseparabile, del
corpo che si tocca e del nostro corpo con il quale tocchiamo. Nonostante
sia un senso legato alla superficie del corpo, contrariamente alla
vista e all’udito, il tatto ci fa sentire le cose all’”interno” di noi
stessi.
Il tatto, infatti, ha la sua massima espressione
nelle mani, le strutture del nostro corpo più periferiche,
effettivamente, c’è un modo di toccare che è affettivo, comunicativo,
carezzevole, che conforta e dà gioia e trasmette ai corpi coinvolti
emozioni benefiche e gioia.
Importanza della manipolazione nello sviluppo dell’animale e dell’uomo
Il ruolo vitale dell’attivazione della pelle
nell’animale, in particolare nei mammiferi, è stato sottolineato dagli
etologi. L’atto di leccare il neonato da parte della madre è stato
rilevato nella maggior parte dei mammiferi, in particolare nel gatto e
nel topo.
Ritenuto all’inizio una funzione igienica, l’atto
di leccare serve innanzitutto alla sopravvivenza del neonato e allo
sviluppo di alcune funzioni (di eliminazione, per esempio). Inoltre i
piccoli mammiferi si strofinano e si aggrappano al corpo della madre,
dei compagni di gioco e di altri animali familiari.
Questo bisogno fondamentale di prossimità corporea
in certi animali ha spinto alcuni ricercatori (Eibl-Eibesfeldt, 1984) a
proporre una classificazione degli animali in “solitari” e “gregari” e
questi ultimi in “animali della distanza” come i babbuini e i macachi, e
“animali del contatto” come gli scimpanzé che abbracciano, afferrano la
mano e stringono alcuni loro consanguinei.
Gli scimpanzé, i gorilla e molti altri primati
tenuti isolati in cattività deperiscono, tranne nel caso in cui la
persona che se ne prende cura offra loro il contatto e la sicurezza di
cui hanno bisogno giocando con loro, grattandoli e accarezzandoli. Il
contatto corporeo ha conseguenze calmanti. Si sa inoltre che, negli
“animali del contatto”, le cure sociali della pulizia reciproca sono
molto diffuse e rappresentano una connotazione amichevole.
Levine mostra in un suo studio come gli animali che
sono stati stimolati e che sono stati “manipolati” si sviluppano più
rapidamente degli altri.
Inoltre questo autore sostiene che molte delle differenze che sono state rilevate e considerate come
costituzionali negli animali da laboratorio e che si era voluto
attribuire a temperamenti diversi, dipendono invece più semplicemente
dal fatto che questi animali siano stati coccolati o no durante i primi
momenti di vita.
C’è molta somiglianza tra quanto succede fra gli
animali e quanto si verifica nell’uomo durante il suo sviluppo da
embrione – feto a neonato, bimbo, adulto.
Durante la gravidanza il bambino risponde alle
minime pressioni provenienti dal mondo esterno. Quando una donna incinta
è distesa le è possibile prendere l’utero in mano come una palla e
prendere contatto con il bambino. Basta la leggera pressione di un dito a
rappresentare un richiamo, e subito il bambino reagisce e si muove.
Il comportamento di attaccamento postnatale si
prepara dunque molto prima della nascita ed è bene notare che la madre,
il padre, la coppia sono notevolmente modificati dal contatto precoce
con il feto. Secondo Veldman “l’affermazione esistenziale per essere
efficace deve essere avviata e proseguita per tutto il periodo dello
sviluppo intrauterino, per poi essere confermata nei primi momenti di
esistenza postnatale”.
L’affermazione tattile-affettiva sarebbe infatti un
bisogno vitale primario assolutamente necessario allo sviluppo della
vita affettiva.
In utero, che la madre palpi o meno il bambino, la
superficie cutanea riceve numerosi messaggi che organizzano un certo
ritmo in funzione di quello materno.
Quando si avvicina il parto le pareti uterine si
avvicinano e le contrazioni sono più frequenti. Con il processo del
parto le fonti di sollecitazione della superficie cutanea si
moltiplicano e si intensificano.
I gesti che seguiranno la nascita assumono invece
un’altra dimensione, quando per la prima volta il bambino è visibile,
vestito della sua sola pelle.
Inizia un altro modo di comunicare. L’abbraccio
materno, per quanto ricco e completo, non può coprire tutta la
superficie del corpo, né permanere ininterrotto giorno e notte. Ma, al
suo posto, la madre offre carezze e parole.
La pelle del bambino è oggetto di cure materne
regolari e attente. Esiste una vasta gamma di contatti con la pelle del
bambino: carezze, sfregamenti, pressioni, palpazioni, piccoli pizzicotti
ripetuti, contatti per via aerea (il fiato diretto al viso o al corpo
del bambino), contatto con le labbra, baci, leccaggio (gli animali
leccano volentieri i bambini che accettano volentieri questo contatto).
Le carezze, le manipolazioni
erotizzano il corpo del bambino, mentre anche la madre riceve apporti
sensuali. È così che nascono le premesse del dialogo e della mutualità.
Il desiderio del bambino di rannicchiarsi contro
l’adulto può corrispondere al bisogno di un involucro e di protezione.
Inoltre, dato che i movimenti involontari del neonato sono per lui in
certi casi delle tempeste incontrollabili, il bambino necessita
all’inizio di essere “contenuto” fisicamente dall’ambiente.
Non è semplicemente partendo da qui che si può
affrontare il problema dell’abbandono e delle carenze infantili con
tutte le patologie che ne conseguono, ma bisogna sottolineare
l’importanza da attribuire, nel bambino, alle manipolazioni e al
contatto amorevole, al bagno tiepido, alle carezze sul viso, al cullare
ritmico tra le braccia materne.
È evidente che, in rapporto a cattive vicende di
relazione che un individuo può subire in età formativa (soprattutto in
rapporto con le figure primarie) e che vedono la pelle come uno scenario
di realizzazione di un difettoso scambio intersoggettivo, si possono
manifestare, in età adulta, turbe psicopatologiche di diverso contenuto e
gravità, dalle nevrosi alle psicosi, alle malattie psicosomatiche .
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